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mercoledì 3 ottobre 2007

Veltroni e i Cus.

«CUS, e cioè contratto delle unioni solidali, è una scelta che consente di riconoscere che esistono, seppur in maniera differente dalla famiglia tradizionale prevista dalla Costituzione».

(Liberocanto blog) È quanto ha dichiarato il sindaco di Roma Walter Veltroni, ospite della trasmissione Le invasioni barbariche, a proposito del riconoscimento delle unioni civili, aggiungendo che si tratta di diritti ragionevoli anche «per le coppie omosessuali» (ansa).
Dopo le dichiarazioni del suo comitato elettorale che avevano immediatamente provocato l'aspra e decisa reazione del Circolo Mario Mieli e fatto tanto indignare moltissimi nel movimento glbt e tra le coscienze democratiche del nostro Paese, da molte parti si era detto che quelle non rispecchiavano il pensiero del primo cittadino di Roma ed erano da considerarsi semmai uno scivolone di qualche suo inesperto collaboratore. Si diceva che il candidato al PD si era molto arrabbiato per questa polemica e sarebbe presto intervenuto per chiarire in maniera più completa e autentica la sua posizione sulle questioni sollevate dal movimento e in particolare dal comunicato del Mario Mieli che chiedeva risposte chiare ai candidati. (Iniziativa per altro lanciata in maniera ancora più ampia ed estesa, con l'idea di coinvolgere direttamente parte della base del movimento che anima centinaia di blog in tutta Italia, dall'aggregatore GayToday e che proprio in queste ore vede concludersi la prima fase "istruttoria" per procede con l'invio di domande chiare e circostanziate ai candidati del PD e, credo, a tutto il mondo politico italiano, essendo sicuramente questioni attuali e aperte con cui tutti devono necessariamente confrontarsi).
In realtà sono seguite diverse settimane di silenzio imbarazzato, nessuna smentita ufficiale per quelle dichiarazioni, che provenendo dal'ufficio di Veltroni sono da considerarsi quindi pienamente condivise dal Sindaco di Roma tanto da attirare finalmente anche l'attenzione dei media più attenti come il tg di la7, che ieri ha dedicato alla questione un servizio o TeleRomaPraitano (presidente del Circolo Mario Mieli). 56 che stasera ha ospitato Rossana
Stamane finalmente ecco queste dichiarazioni che di certo non ci soddisfano più delle precedenti e ci lasciano sempre più perplessi sulle reali intenzioni e sulla buona fede di mister Veltroni.
Diritti ragionevoli? famiglia tradizionale prevista dalla Costituzione?

Prendiamo atto che Il Partito Democratico si avvia ad attestarsi su questi punti al livello della destra europea, cioè a dire anni luce dalle richieste del movimento glbt e soprattutto dalla realtà dei fatti. Nelle sue superficiali e rapide dichiarazioni manca qualsiasi reale comprensione del fenomeno, qualsiasi "visione" prospettica, non si affronta la questione centrale dell'uguaglianza e della dignità di tutti i cittadini e tutte le cittadine di questo Paese e si scambia il problema con una banale disputa sindacale in cui si può trattare se la pensione arriva dopo 9 o 12 anni e in quale sede va stipulato l'accordo tra le parti.
Forse non risulta chiaro a Veltroni, peraltro in buona compagnia sia nel Partito Democratico che in tutta la classe politica italiana in generale, che non si tratta di conciliare due interessi contrastanti, ma di prendere posizione su una questione di principio, di eguaglianza e di pari diritti. Anche perché francamente non si capisce quali siano gli interessi in conflitto, dal momento in cui di fronte a chiare richieste di civiltà mosse dal movimento glbt e non solo si contrappone una posizione di netta opposizione e contrarietà da parte delle gerarchie cattoliche e religiose e dei bigotti moralisti di ogni risma. Una opposizione che non vine argomentata in nessun modo razionale e che fa appello soltanto a ideologia, teologia e anche a mistificazioni vere e proprie. Una opposizione che mira a confermare una discriminazione presente in Italia e, persino a rinforzarla diffondendo un messaggio violentemente omofobico.
Io propongo sempre un paragone con il movimento delle suffragette femministe: cosa avrebbero pensato se invece che concedere loro il voto in condizioni di parità con gli uomini le donne si fossero viste arrivare la proposta: "va bene potete anche votare ma il vostro voto va pesato un quarto di quello degli uomini, oppure ma voi eleggerete una rappresentate al parlamento con funzione consultiva"? Credo che si sarebbero sentite ancora più umiliate e insultate che di fronte a un rifiuto netto. Sarebbe stato come "pesare" la loro rilevanza politica un quarto o un quinto o un millesimo di quello degli uomini, sarebbero state proposte oltraggiose e inaccettabili.

Penso che il movimento italiano sia giunto a questa stessa maturità. Non vogliamo più contentini e false concessioni. Non vogliamo concessioni, vogliamo diritti, che è ben diverso! e fondamentalmente vogliamo che sia riconosciuta la nostra piena cittadinanza e la nostra uguaglianza... Tutto il resto viene giù logicamente e a cascata.

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