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mercoledì 3 ottobre 2007

Prostituzione in strada, per il Viminale non va proibita.

(Panorama) La soluzione ai problemi, sociali e di sicurezza, legati alla prostituzione non è la repressione. Alle lucciole non deve essere vietato di esercitare, neppure a quelle che lo fanno per strada. Si può semmai proibire l’amore a pagamento vicino a luoghi come scuole, chiese e ospedali. È una delle conclusioni dell’Osservatorio sulla prostituzione e sui delitti connessi istituito presso il ministero dell’Interno e presieduto dal sottosegretario Marcella Lucidi, che oggi ha esposto la sua relazione al ministro Amato. Sono stati quindi messi dei limiti ad alcune proposte dei vari sindaci, che andavano nella direzione dei divieti o della creazione di quartieri a luci rosse.

L’Osservatorio boccia le ricette estemporanee e locali. La soluzione è una “politica integrata”. Entro certi paletti: “La proibizione tout court della prostituzione”, si legge nella relazione finale, “spingerebbe il fenomeno verso la clandestinità rendendo il lavoro delle Forze di Polizia, delle istituzioni e delle associazioni ed enti di tutela più difficile nella lotta contro la criminalità a favore delle vittime di sfruttamento. Il rischio esiste anche col divieto assoluto di prostituzione in strada. Il ‘riflusso al chiuso’ coinvolgerebbe anche tante persone deboli, svantaggiate, relegate in spazi ‘invisibili’ e, pertanto, più isolate, ricattabili, insicure”. Una delle proposte è di escludere le lucciole dai luoghi sensibili, con multe ai trasgressori. Mentre se i problemi nascono coi residenti di alcune zone, la via da tentare è quella della mediazione. Senza però “giungere ad impedire surrettiziamente, in via assoluta, l’esercizio all’aperto della prostituzione né a pregiudicare l’incolumità o la dignità delle persone che esercitano l’attività di prostituzione”.

I membri dell’Osservatorio, cui hanno partecipato gli enti locali, le forze dell’ordine e le associazioni che si occupano di tutela delle vittime dello sfruttamento, hanno comunque raccolto l’appello dei Comuni a trovare nuovi strumenti per arginare il dilagare della prostituzione su strada, che negli ultimi mesi ha fatto crescere il disagio. In particolare i lavori di sono concentrati sul contrasto della prostituzione minorile (in aumento: 340 persone denunciate nel 2006 tra sfruttatori e clienti e 77 nei primi tre mesi del 2007) e della tratta delle donne straniere (a partire dal 2006 è in crescita il numero delle giovani cinesi).

Le conclusioni del ministero incassano anche l’approvazione del “sindacato” delle lucciole. Il Comitato per i diritti civili delle prostitute dichiara in un comunicato di condividerne la linea politica e di apprezzare che per la prima volta in un documento ufficiale del governo si affermi “l’ammissibilità della prostituzione, il rispetto delle scelte e soprattutto il rispetto verso le persone prostitute alle quali non si deve e non si vuole negare il diritto all’esistenza. Apprezziamo”, dicono le dirette interessate, “la sanzionabilità non generalizzata, ma solamente attuata dalle autorità in casi di difficile gestione del fenomeno. Infatti, se è pur vero che in casi di esasperato conflitto cittadino le autorità possono porre dei divieti alla prostituzione, è anche vero che in questo documento si afferma che i territori consentiti per l’esercizio della prostituzione devono essere garantiti dalle stesse amministrazioni”.

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