(Davide Carlucci - La Repubblica) La morte di Maurizio Oldani rimane un mistero. L´omosessualità non c´entra nulla. E non è neppure certo che sia stato assassinato. Il pubblico ministero Alessandra Dolci, infatti, ha chiesto l´archiviazione del fascicolo sull´omicidio del commercialista - dirigente della Margherita e tra i fondatori, a Milano, del Partito democratico - trovato agonizzante, in una pozza di sangue, all´alba del 3 giugno in via Porta Tenaglia, nel centro della città. Le indagini non hanno dato risultati utili e l´esito della perizia potrebbe essere compatibile anche con uno scenario diverso dall´aggressione, persino con un urto dovuto a un malore. L´avvocato, Ivana Maffei, si riserva di presentare opposizione all´archiviazione, chiedendo indagini più approfondite. E secondo il fratello, Massimo Oldani, «non si può morire così per un malore, è più probabile che si sia trattato di una rapina». «Così, alla fine, mio fratello è stato ucciso due volte - accusa Oldani - e sul suo conto sono circolate tante calunnie ma non è arrivata la verità sulla sua fine. La sua vicenda, a differenza di altri delitti, come quello di Garlasco, è caduta nel silenzio. E anche nel mondo politico nel quale si stava impegnando così tanto, a Milano, molti, anche se non tutti, sembrano aver dimenticato». Di sicuro, però, non si può dare la colpa alla polizia, che oltre a sentire decine di testimoni, ha controllato i telefonini di più di 3mila persone che sono passati nei dintorni di via Porta Tenaglia quando Oldani stava morendo.
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