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mercoledì 30 gennaio 2008

Teatro. «India»: Storie di uomini e dei tra mito e realtà al civico di Spezia.

(Genovapress) Debutta mercoledì 30 gennaio (in replica anche giovedì 31) al Teatro Civico di La Spezia, "India", lo spettacolo di e con Mara Baronti: si tratta di una novità italiana prodotta dal Teatro Stabile di Genova, in collaborazione con il teatro Mercadante di Napoli, per la regia di Alfonso Santagata: in scena, al fianco della Baronti, Cristina Alioto e Patrizia Belardi che ne accompagnano la narrazione con canti, movimenti, percussioni e fiati. Le scene, i costumi e le immagini sono firmate da Beatrice Meoni, la fonica da Francesco Menconi e le luci da Sandro Sussi. Musiche a cura di Chiara Cipolli, Davide Ferrari, Cristina Alioto e Francesco Menconi.

Spettacolo che porta in scena diversi livelli di teatralità (narrazione, musica, danza, canto e immagini video), India racconta un popolo e la sua cultura, intrecciando la millenaria tradizione dei Miti orientali («che rinvia alle cicliche interferenze del sovrumano nel mondo temporale»), con improvvise aperture alla realtà contemporanea e alla Storia («i cui accadimenti sono come la sabbia mossa dal vento»). Accade così che i grandi poemi indiani (dal Mahabaratha al Kalika Purana, al Ramajana), dialoghino costantemente con un presente magmatico e una società in veloce processo di trasformazione, lasciando emergere un suggestivo mondo in cui gli uomini e gli Dei convivono nelle contraddizioni della vita quotidiana.

«L’India è il paese dove gli Dei esistono ancora: concreti, reali, oggi», è stato scritto. E non si tratta solo di un modo di dire, sottolinea Mara Baronti. «Fin dalla prima volta che arriva in India, oggi come ieri, un viaggiatore non disattento percepisce che il significato che qui si dà alla vita è davvero diverso da quello occidentale: dagli indiani, anche da quelli immersi nella più indicibile povertà, la vita è sempre vista come un gioco, come qualcosa che va e viene, passa e ritorna. L’India è tutto e il contrario di tutto: il sublime e la sporcizia, la ricchezza culturale e l’indigenza più estrema. Per questo, credo che faccia bene andare ogni tanto da quelle parti. Con un viaggio, con una buona lettura, anche con uno spettacolo come il nostro».

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