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martedì 9 ottobre 2007

Reversibilità per i conviventi gay chiesta dall'avvocato generale della Corte europea di giustizia.

Effetto Domino Assicurato. Anche Nell'italia Sospesa Tra Dico E Cus.
Woody Allen fa giurisprudenza: Mitica battuta del regista tra gli atti della Corte di giustizia Ue.

(Italia Oggi) A parlare di sesso, è matematico, ci scappa la battuta. Se poi è di Woody Allen si va sul sicuro e si fa un figurone. Risata garantita. Lo sanno bene quattro amici al bar, i ragazzini sul muretto della scuola e anche l'avvocato generale della corte di giustizia della Comunità europea, lo spagnolo Dàmaso Ruiz Jarabo Colomer che del regista newyorkese è sicuramente un fan sfegatato. Al punto che ha piazzato una mitica battuta di Woody Allen, passata alla storia, tra citazioni, direttive, sentenze e articoli di legge allegati alla domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte di Lussemburgo sulla possibilità di una pensione di reversibilità al superstite di una coppia omosessuale. Insomma, si parla di sesso e di discriminazioni, di omosessuali e convivenze e per confutare la sua tesi («l'inserimento nel trattato del diritto al rispetto per l'orientamento sessuale assume un maggior rilievo in riferimento alla constatazione che non tutti gli stati membri ripudiano questo tipo di discriminazione») non trova nulla di più efficace che citare: «Ci sono persone omosessuali, persone eterosessuali e persone che non sono affatto interessate al sesso e diventano avvocati», battuta tratta dal film Amore e guerra (Love and death) del 1975. All'avvocato sicuramente non interessano le arringhe dei colleghi sotto le lenzuola, piuttosto sostenere che «sebbene il sarcasmo intenda palesare la difficoltà che il diritto incontra nel regolare l'effettività, il mondo giuridico può condizionarla con intensità variabile».

Insomma, anche Woody Allen è buono per la causa. E la causa è seria. I fatti partono da una domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla corte suprema amministrativa di Monaco di Baviera. Alla base c'è una controversia nata a seguito del mancato riconoscimento di una pensione al superstite di una coppia omosessuale. In pratica il 17 febbraio di due anni fa tale Tadao Maruko, dopo la morte del suo compagno avvenuta il 12 gennaio, chiede una pensione vedovile che però la corte suprema amministrativa di Monaco nega poiché «lo statuto non tutelava tali prestazioni di reversibilità per i contraenti di unioni civili registrate». In pratica, per la corte bavarese «l'interpretazione dei termini vedovo, vedova, marito e moglie non può essere estesa alle unioni civile registrate, riservate a coloro che non possono contrarre matrimonio». Di qui l'azione giudiziaria. Il caso finisce nelle mani dell'avvocato generale, lo spagnolo Colomer. Che dopo una valanga di citazioni, tra le quali anche la famosa battuta di Woody Allen, suggerisce alla Corte di giustizia di risolvere le questioni pregiudiziali giunte da Monaco dichiarando che «una pensione di reversibilità del tipo di quella richiesta, rientra nel campo di applicazione della direttiva 2000/78/Ce che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, senza costituire un pagamento effettuato da un regime statale di previdenza sociale o da un regime assimilabile». Non solo. Dice, infatti, l'avvocato generale che «rifiutare la pensione perché non è stato contratto matrimonio, riservato alle persone di sesso diverso, quando è stata formalizzata un'unione con effetti sostanzialmente identici fra persone dello stesso sesso, presuppone una discriminazione indiretta fondata sulle tendenze sessuali, contraria alla direttiva 200/78, e spetta al giudice nazionale verificare se la posizione giuridica dei coniugi sia simile a quella dei componenti delle unioni civili registrate».

Adesso non resta che attendere la decisione della corte di giustizia Ue che potrebbe avere effetti comunque sui quei paesi che hanno dato riconoscimento pubblico alle convivenze sessuali. Difficile, ma possibile l'effetto domino anche in altri paesi. Come l'Italia che perde la testa tra Pacs, Dico e Cus.

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