Le reazioni. Incredulità nel mondo cattolico. L'amministratore del seminario: «Siamo sconvolti». Il rettore si trincera dietro il silenzio, ma tutti si dicono certi dell'innocenza di don Marco.
Era un silenzio inquieto quello che si respirava, ieri, in seminario. Non quello della preghiera o del raccoglimento. Piuttosto il silenzio di una tensione emotiva dovuta «al fulmine a ciel sereno» piombato tra la quiete di via Bollani, sul fondo del viale alberato. I primi sussurri, scarni, sono tutti dello stesso tono: non ci crediamo, è una cosa impensabile. Don Marco è una persona solare, dolce, disponibile, incapace di fare del male a qualcuno. Parole molto simili a quelle del Vescovo di Brescia Luciano Monari (nella foto) e del vicario generale mons Francesco Beschi: «La notizia che abbiamo appreso ci addolora profondamente» scrivono i presuli in una nota. «Don Marco Baresi è un sacerdote conosciuto e stimato da moltissime persone. Gli incarichi che gli sono stati affidati sono espressione e riconoscimento di una stima diffusa e avvalorata. Il grave tenore delle accuse deve essere attentamente valutato. Il dramma di chi è vittima di pedofili non può essere in alcun modo sottovalutato e tanto meno eluso a maggior ragione se coinvolge sacerdoti, ma la delicatezza della situazione di chi si trova accusato di una colpa tanto grave ed è innocente è pure di grande portata. Il provvedimento della magistratura è forte e doloroso. Confidiamo che si giunga il più rapidamente possibile a chiarire i fatti e le responsabilità. Manifestiamo la nostra vicinanza a don Baresi, alla sua famiglia e a tutto il Seminario e a tutte le persone coinvolte».
Il rettore del seminario, don Flavio Saleri si trincera, invece, dietro un «silenzio di dolore».
A parlare è l’amministratore della struttura, Mario Sberna.
«È stato un fulmine a ciel sereno», racconta. «Quando ho appreso quello che era accaduto, sono rimasto sconvolto per la non fondatezza della notizia. Don Marco è una persona sempre sorridente, cordiale e disponibile al dialogo, apprezzato come docente nel liceo in cui insegna. Davvero questa accusa è quanto di più lontano dal vero vi possa essere; non ci sono i presupposti per credervi. Per questo invito tutti a non crocifiggere nessuno prima del tempo perché poi, spesso, queste accuse sfociano in un nulla di fatto».
Poi, Sberna, si guarda attorno, lungo il perimetro del seminario eretto nel 1963 «grazie alla generosità dei bresciani e delle parrocchie» e spiega: «questo è un luogo di pace e generosità, dove un centinaio di seminaristi cercano la propria vocazione. Queste accuse non sono credibili. Ora spero solo che la gente non giudichi prima di riscontri oggettivi. Ma, dell’innocenza di don Marco, sono sicuro».
Lungo via Bollani è un via via di auto e persone a piedi. Ma è poca la voglia di parlare. Occhi bassi, vetture che sfrecciano veloci, qualche fastidio per la presenza dei giornalisti. C’è chi, venuto solo per consultare i libri della biblioteca, invita a unirsi «alla sofferenza della Chiesa». Altri sospettano di strane manovre per screditare i preti e ottenere qualche rimborso. «Per i soldi si fa di tutto». Ma, in chi lo conosceva bene, la certezza è una sola: è innocente. «È stata una persona che mi ha aiutato molto», racconta uno dei ragazzi di cui, anni fa, don Marco è stato padre spirituale in seminario (Baresi fa parte dell’equipe vocazionale, e proprio lo scorso ha guidato un incontro dedicato agli adolescenti).
«Era sempre disponibile quando avevo dubbi o problemi. Abbiamo passato intere serate a discutere, soli, lui ed io. E, nonostante tutte le potenziali occasioni - diciamo così - mai e poi mai ho avuto la benché minima sensazione di trovarmi in pericolo. Su altre persone del seminario giravano dicerie di ogni tipo; ma lui è l’ultimo degli insospettabili».
I fedeli di San Zeno: sono solo menzogne.
«Faccia da bravo ragazzo, sorridente, riflessivo». Così, al bar Piazzetta, nel centro di San Zeno ricordano don Marco. Proprio a San Zeno Naviglio ha fatto la sua prima esperienza da curato, in qualità di vicario parrocchiale tra il 1994, quando aveva 25 anni, e il 1999.
«Ritengo impossibili tutte queste accuse» commenta Marco Ferretti.
«Con don Marco sono stato animato e poi animatore all'oratorio. E’ un amico ed è il prete che mi ha sposato. Sulla sua onestà metterei entrambe le mani sul fuoco. Non posso che sostenerlo in questo momento difficile, anche come assessore ai servizi sociali».
All'oratorio bocche cucite. « La nostra risposta a questa menzogna è il silenzio », dice don Fabio. Qualcuno, però, è più diffidente. «Qualche giorno fa la stessa accusa è stata fatta per una persona che accompagnava i bambini della scuola calcio San Zeno. Anche lui era un insospettabile. Queste cose ti lasciano di stucco ma ti fanno anche pensare a chi lasci in mano i tuoi figli».
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Il rettore del seminario, don Flavio Saleri si trincera, invece, dietro un «silenzio di dolore».
A parlare è l’amministratore della struttura, Mario Sberna.
«È stato un fulmine a ciel sereno», racconta. «Quando ho appreso quello che era accaduto, sono rimasto sconvolto per la non fondatezza della notizia. Don Marco è una persona sempre sorridente, cordiale e disponibile al dialogo, apprezzato come docente nel liceo in cui insegna. Davvero questa accusa è quanto di più lontano dal vero vi possa essere; non ci sono i presupposti per credervi. Per questo invito tutti a non crocifiggere nessuno prima del tempo perché poi, spesso, queste accuse sfociano in un nulla di fatto».
Poi, Sberna, si guarda attorno, lungo il perimetro del seminario eretto nel 1963 «grazie alla generosità dei bresciani e delle parrocchie» e spiega: «questo è un luogo di pace e generosità, dove un centinaio di seminaristi cercano la propria vocazione. Queste accuse non sono credibili. Ora spero solo che la gente non giudichi prima di riscontri oggettivi. Ma, dell’innocenza di don Marco, sono sicuro».
Lungo via Bollani è un via via di auto e persone a piedi. Ma è poca la voglia di parlare. Occhi bassi, vetture che sfrecciano veloci, qualche fastidio per la presenza dei giornalisti. C’è chi, venuto solo per consultare i libri della biblioteca, invita a unirsi «alla sofferenza della Chiesa». Altri sospettano di strane manovre per screditare i preti e ottenere qualche rimborso. «Per i soldi si fa di tutto». Ma, in chi lo conosceva bene, la certezza è una sola: è innocente. «È stata una persona che mi ha aiutato molto», racconta uno dei ragazzi di cui, anni fa, don Marco è stato padre spirituale in seminario (Baresi fa parte dell’equipe vocazionale, e proprio lo scorso ha guidato un incontro dedicato agli adolescenti).
«Era sempre disponibile quando avevo dubbi o problemi. Abbiamo passato intere serate a discutere, soli, lui ed io. E, nonostante tutte le potenziali occasioni - diciamo così - mai e poi mai ho avuto la benché minima sensazione di trovarmi in pericolo. Su altre persone del seminario giravano dicerie di ogni tipo; ma lui è l’ultimo degli insospettabili».
I fedeli di San Zeno: sono solo menzogne.
«Faccia da bravo ragazzo, sorridente, riflessivo». Così, al bar Piazzetta, nel centro di San Zeno ricordano don Marco. Proprio a San Zeno Naviglio ha fatto la sua prima esperienza da curato, in qualità di vicario parrocchiale tra il 1994, quando aveva 25 anni, e il 1999.
«Ritengo impossibili tutte queste accuse» commenta Marco Ferretti.
«Con don Marco sono stato animato e poi animatore all'oratorio. E’ un amico ed è il prete che mi ha sposato. Sulla sua onestà metterei entrambe le mani sul fuoco. Non posso che sostenerlo in questo momento difficile, anche come assessore ai servizi sociali».
All'oratorio bocche cucite. « La nostra risposta a questa menzogna è il silenzio », dice don Fabio. Qualcuno, però, è più diffidente. «Qualche giorno fa la stessa accusa è stata fatta per una persona che accompagnava i bambini della scuola calcio San Zeno. Anche lui era un insospettabile. Queste cose ti lasciano di stucco ma ti fanno anche pensare a chi lasci in mano i tuoi figli».
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