(Il Corriere della Sera) Il vicedirettore, don Marco Baresi, 38 anni, è stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile che hanno eseguito un ordine di custodia cautelare emesso dal gip del Tribunale di Brescia. Le accuse per il sacerdote sono di violenza sessuale aggravata ai danni di un minore di 14 anni e detenzione di materiale pedopornografico.
Nato a Chiari il 4 febbraio 1969, ordinato a Brescia l11 giugno 1994 proviene dalla parrocchia di Chiari. E' vicario parrocchiale a San Zano Naviglio (1994-1999) e vicerettore in Seminario dal 1999.
La diocesi per ora non commenta le presunte accuse di violenza sessuale su un minore. "Non abbiamo ancora letto le motivazioni dell'arresto", spiega il responsabile dell'ufficio diocesano per le comunicazioni, don Adriano Bianchi, "stiamo verificando cosa è successo".
IL COMMENTO DELLA CHIESA - Il vescovo di Brescia, Lucio Monari, e il vicario generale, monsignor Francesco Beschi commentano ufficialmente il provvedimento di custodia cautelare eseguito oggi dalla squadra mobile: "L'arresto di don Marco Baresi, è forte e doloroso. La notizia che abbiamo appreso - scrivono i prelati in una nota- ci addolora profondamente. Don Marco Baresi è un sacerdote conosciuto e stimato da moltissime persone".
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Ho cercato in rete dichiarazioni o testimonianze da parte di alcuni sacerdoti che a Brescia hanno fatto tanto rumore ogni qualvolta un religioso è stato sfiorato dal sospetto di pedofilia, ma questa volta il silenzio è assoluto. Noto che, come sempre, la persona arrestata viene descritta come insospettabile e che, per la sua figura istituzionale, non si lesinano elogi. Come sempre. Non dovremmo più stupirci se, nel campo degli abusi sui minori, le persone sospettate siano "insospettabili", perchè se fossero state "sospettabili", qualcuno se ne sarebbe accorto in tempo. Perchè non si riesce a capire che chi abusa dei minori può non avere l'aspetto trucido del delinquente abituale, può non mostrare a tutti il volto del male, ma magari indossare la maschera del maestro di dottrina o di vita, di scuola o di nuoto, dell'allenatore di calcio o dell'amico di famiglia, dello zio premuroso, del nonno affezionato. No, lo stupore è sempre totale. E poi, naturalmente, seguono le frasi di rito: "Bisogna capire", "Bisogna approfondire","Non sappiamo ancora nulla delle accuse", "Comunque siamo vicini a tutti".
C'è una cosa che mi stupisce in tutti questi casi di pedofilia che avvengono nell'ambito di una comunità (scuole, chiese, circoli sportivi): nessuno si è mai accorto di niente. E da questo assunto parte, in genere, la linea difensiva degli indagati. "Se nessuno ha visto-non può essere successo". Ovviamente, il mio è un discorso in generale. Non conosco il caso del vicerettore, le agenzie parlano anche di materiale pedopornografico, oltre che di abusi. Un'altra agenzia riporta che gli inquirenti starebbero indagando per capire se ci sono altre vittime, oltre al quattordicenne. Tutto questo si vedrà in seguito. Quello che non vorrei sentire, per una volta, dai giornali è questa frase:"E se poi risulterà innocente, dopo essere finito su tutti i giornali, chi lo risarcirà?". Mi piacerebbe, invece, sentire parole di preoccupazione per il futuro della presunta vittima. Una detenzione ha sempre un termine, gli abusi ed i suoi effetti devastanti, un termine potrebbero non averlo mai.
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Le manette su un pezzo di cielo.
(Cardinale Ersilio Tonini - Libero- Affari) L’arresto di un sacerdote è sempre traumatico. Come tutti gli arresti, certo: ma anche e soprattutto per quel senso di tradimento che si prova nel vedere una persona come il prete portato via tra due carabinieri o poliziotti. Perché, laicizzata o meno quest’epoca che sia, alla figura del religioso attribuiamo qualcosa di importante. È come se queste persone, in virtù di una chiamata venuta da Qualcuno così lontano e così vicino, fossero al di là dell’uomo comune. Le sentiamo, per certi versi, più vicine a Dio. E vederle in manette è come assistere alla caduta di un pezzo di Cielo. Almeno, per chi ci crede. Per chi non ci crede è uno spettacolo desolante. Di preti in manette ne abbiamo visti pochi. Il vicedirettore del Seminario di Brescia è forse il primo ad essere ritratto in questo modo. Se le accuse contro di lui, di violenza sessuale su un ragazzino di appena 14 anni, fossero vere, ci sarebbe poco altro da aggiungere. Sarebbe venuto meno qualcosa di sacro che spinge tutti a vedere nel prete una figura per nulla losca e pronta a farsi in quattro per tutti. Se ad abusare di un bambino è un sacerdote incaricato di amare come un padre quei ragazzi che liberamente hanno scelto di abbracciare Cristo e il suo messaggio, incluse le dure parole su chi “scandalizza i bambini” (“Meglio sarebbe per lui che non fosse mai nato”), allora è ancora più grave. Perché viziare una giovane pianta, con una crescita fisica, psichica e spirituale in formazione con l’abuso sessuale è qualcosa che non ammette giustificazioni. Domani quel bimbo abusato potrebbe diventare, a sua volta, un prete che abusa di altri bambini. Ma se il sacerdote fosse invece innocente, sarebbe l’ennesimo colpo – involontario? – all’immagine ed alla missione della Chiesa. Perché dopo i flash dei fotografi e l’Alfa Romeo che puntualmente schizza via a sirene spiegate, subentra il silenzio della presunta macchia. Che però, se si è innocenti, non sempre scompare con lo stesso clamore con cui si è manifestata. Non è la prima volta che sacerdoti accusati di abusi sessuali poi rivelatisi inesistenti abbiano scelto di suicidarsi per la vergogna. La Chiesa cattolica ha il coraggio di affrontare la piaga degli abusi sessuali da parte del proprio clero. Non ha prigioni, ma norme di diritto canonico da applicare. Per il resto, in Italia oggi i vescovi attendono sempre il giudizio della magistratura per poi procedere all’irrogazione di eventuali pene canoniche.
Parlando con Affari, il cardinale Ersilio Tonini è stato chiaro: se affido mio figlio ad un sacerdote, devo poterlo fare nella massima sicurezza. E parlando dei preti che abusano di bambini, aveva detto: sono figli di una pietà empia. Non si possono consacrare delle persone nella speranza che tanto un giorno riusciranno a modificare appetiti sessuali o tendenze di vario genere. Non si possono usare finte tolleranze con chi violenta un bambino. Peggio ancora se dentro, da prete, porta una promessa di gioia e non il sozzo della violenza.
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