(Panorama) La regina d’Inghilterra scopre in tarda età la passione per i libri. Determinanti: la scoperta di un pulmino-biblioteca che circola intorno a Buckingham Palace e l’incontro con Norman, giovane sguattero nelle cucine di Palazzo e bibliofilo accanito. Le conseguenze saranno enormi (la sopresa più grande è nell’ultima riga del romanzo).
Alan Bennett descrive la nuova vita de La sovrana lettrice (Adelphi) (qui le prime cinque pagine in .pdf) con l’humor già noto a chi ha letto Nudi e crudi o La cerimonia del massaggio. Ma la trama contiene altre sorprese. Alle prese con le pagine di Proust e Philip Roth, Elisabetta II spiega episodio dopo episodio che cos’è la lettura, e lancia candide domande aperte. Perché mai - si chiede - lei che aveva girato il mondo, adesso era attratta dai libri, che del mondo sono solo un riflesso? Da cosa nasce l’attrattiva per i libri? Quanto conta l’anonimato del lettore nel condividere una storia? I temi sarebbero degni di un trattato di filosofia, ma nel romanzo vanno in scena lievemente, in siparietti tra la sovrana e un (mai citato) Tony Blair; nelle invidie tra gli acidi valletti di corte; nei ricevimenti formali che costringono i protagonisti a reprimere l’istinto e a recitare come fossero personaggi di una finzione. Compresa Elisabetta II, che appunta: “È possibile che mi stia trasformando in un essere umano”. Che ciò sia possibile, lo dimostra il finale.
E se per Bennett i libri ci rendono più umani, per Corrado Augias ci rendono anche “migliori, più allegri e più liberi”: così recita il sottotitolo del suo ultimo lavoro, Leggere (Mondadori). I temi che scomoda Augias sembrano usciti proprio dalle elucubrazioni della Sovrana. Così gli abbiamo girato alcune domande del personaggio di Bennett. Ad esempio: c’è egoismo nella lettura? “Può esserci, certo” dice Augias “perché la lettura va messa nel novero dei piaceri solitari. Ma nel leggere c’è anche il piacere di partecipare, ognuno con la propria visione della storia, alla comunità dei leggenti”.
Nel libro di Bennett, la regina si domanda come mai la normalità diventi così speciale se raccontata in un romanzo. “Ciò succede” spiega Augias “perché le vicende quotidiane, se messe in mano a un buon scrittore, diventano esemplari. Solo per fare un esempio, c’è un libro di Ian McEwan, Chesil Beach, che racconta la prima notte di nozze di due giovani sposi. Come spunto narrativo si tratta di un momento davvero ordinario, perché in quell’occasione succedono, più o meno per tutti, sempre le stesse cose. Eppure l’autore riesce a trasformare quel momento di normalità in un romanzo appassionante. E mette in scena un mondo intero di sentimenti, angosce, speranze, insicurezze… Naturalmente” precisa “un fatto ordinario può diventare speciale non perché raccontato in un libro, ma perché affidato alla penna di un abile scrittore”. E il ruolo del lettore qual è? La lettura è un’attività passiva? “No, la lettura non è mai passiva” commenta Augias “perché è il modo privilegiato di stimolare la nostra fantasia, grazie alla quale possiamo completare ciò che sta sulla pagina. Chi legge diventa partecipe dell’opera: ne diventa il comproprietario”. Augias così va dritto al sodo. E rende semplice un problema complesso già proposto da Denis Diderot, che nel suo Jaques il Fatalista faceva domandare a un suo personaggio: “Ma chi sarà il padrone? Lo scrittore o il lettore?”. Nel volume lo scrittore e giornalista non si sottrae dall’argomentare, come già aveva fatto Alberto Manguel in un saggio purtroppo non più disponibile in libreria: Una storia della lettura, “un testo”, commenta lo stesso Augias “che ha aperto la strada al genere dell’interpretazione della lettura”.
Ripercorrendo la propria biografia di lettore, Augias scandaglia i meccanismi che ci portano a godere della pagina scritta. Per dire infine come la lettura di un libro sia un piacere insostituibile dagli altri media, web compreso.
Le prime cinque pagine de La sovrana lettrice, in .pdf
Nessun commento:
Posta un commento