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mercoledì 6 febbraio 2008

Omaggio cinematografico ai "Femminielli" di Napoli per documentarne la storia.

"CERASELLA: OVVERO ESTINZIONE DELLA FEMMINIELLA"
Un video-documento commissionato dal professor Paolo Valerio.

(Giovanni Valentino - La Repubblica, edizione di Napoli) Le femminelle non vanno con le femminelle, invece i gay vanno con i gay. Basta intendere già questa differenza per intuire il senso antropologico di "Cerasella: ovvero estinzione della femminella". Un video-documento commissionato dal professor Paolo Valerio, docente di Psicologia clinica alla Federico II, al regista partenopeo Massimo Andrei, autore di "Mater natura", film vincitore di tre premi al Festival di Venezia di due anni fa.

La ricerca di Andrei - che verrà proiettata sabato alle 20 al Grenoble per il festival ‘O Curt e che non è destinata al mercato - non indugia né sulla valenza sociologica dell´argomento né su quella spietata della cronaca, ma risale il tema a partire dal 1500, quando per la prima volta Gian Battista della Porta nomina in un suo studio la femminella. Che non è un travestito. «Geneticamente maschile, con atteggiamenti, movenze e bisogni tipicamente femminili - racconta Massimo Andrei - la femminella è altra cosa dal transessuale e dal gay occidentale. Napoli, dopo il terremoto del 1980, ha radicalmente cambiato, perso, i suoi connotati geografici e sociali. Quella che era la comunità di quartiere è stata spappolata dalla "metropolitanizzazione", assumendo la forma di collettività, e le femminelle hanno smarrito l´habitat nel quale erano perfettamente integrate. Estinguendosi, perché via via è cresciuta la categoria del gay, talvolta ricco, affermato, potente: fa l´architetto, il designer, l´avvocato, mentre la femminella al massimo lavorava a mo´ di colf, tirava di tombola, faceva la spesa per le famiglie del rione. Certo, ce n´era anche qualcuna che istruiva i ragazzi al sesso, perché erano costretti a rispettare la verginità delle loro promesse spose. È evidente - prosegue Andrei - che con la mutazione della città il carattere e lo stile delle femminelle è finito. Nessuna più trova degno appartenere al vissuto che Patroni Griffi in "Scende giù da Toledo" e Curzio Malaparte ne "La pelle" hanno descritto a fondo. Ma anche la cinematografia è stata attenta al caso, dal genere popolare con Mario Merola ("I figli") a quello più esteta di Mario Martone ("Morte di un matematico napoletano")».

Specchio dell´addio al femminiello (espressione corretta anch´essa), e quindi a persone come ‘a russulella, Mina, Ciro ‘a campagnola, Michelino ‘e Resina - tutti intervistati da Andrei - è Manuela Miano, alias Cerasella, che al tempo delle riprese si chiamava ancora Emanuele. Maggiorenne, di Secondigliano, ha deciso di non diventare «‘na pazza femmenella, ma di essere trans. Con le tette». Del resto lo dice la storia, da Hermes e Afrodite a certi pastori di San Gregorio Armeno, dal libro "Nel paese della camorra" di Abele De Blasio a "La gatta cenerentola" di Roberto De Simone: le femminelle detengono stravaganze che sono associate a poteri magici e rituali, e spesso devono subire punizioni ufficiali. Una su tutte, nel Novecento, fu il confino a Ustica in pieno regime fascista.
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Vedi anche: La Candelora e la Festa dei "femminielli".

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