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mercoledì 6 febbraio 2008

Aids. Anche se circoinciso per il partner il sesso non è sicuro.

La circoncisione riduce negli uomini il rischio di infezione da Hiv, ma non la probabilità che la partner venga contagiata.

(Maurizio Molinari - La Stampa) La notizia ha fatto discutere e sperare l’intero mondo scientifico: la circoncisione è in grado di abbattere del 50-60% la probabilità che un uomo contragga il virus dell’Hiv. Il numero di studi a conferma di questa ipotesi si è moltiplicato, ma la pratica potenzialmente salva-vita per gli uomini non dà gli stessi benefici alle loro partner: per le donne il rischio di essere contagiata non diminuisce. Anzi: se la coppia non segue le indicazioni mediche ricevute e riprende ad avere rapporti sessuali prima che la ferita si sia perfettamente rimarginata - processo che richiede circa un mese -, cresce la probabilità che si sviluppino infezioni che facilitano la trasmissione dell’Hiv in caso di rapporti a rischio. La pratica della circoncisione è in questo senso più a rischio se l’uomo è già affetto da Hiv.

Sono questi i risultati del primo studio sugli effetti della circoncisione maschile sulla salute femminile, condotto dalla John Hopkin University di Baltimora e dalla Makerere University di Kampala, in Uganda, e presentato durante la 15esima conferenza sulle malattie da retrovirus, gruppo di cui fa parte l’Aids. Lo studio ha preso in esame un campione di uomini e donne troppo basso perché la ricerca abbia per ora una vera valenza scientifica, ma comincia a fornire i dati su cui si potranno sviluppare studi successivi e attira comunque l’attenzione su una pratica, quella della circoncisione, che pur non essendo la panacea per tutti i mali, ha dato finora risultati così interessanti nella prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale da spingere l’Organizzazione mondiale della sanità a investire in modo massiccio in campagne di propaganda della pratica.

Un gruppo di ricercatori francesi ha stimato l’anno scorso che circoncidere tre quarti della popolazione maschile in 14 paesi dell’Africa, il continente più colpito dall’Aids, potrebbe evitare la morte di 3 milioni di persone e porterebbe ad un risparmio di 3,9 miliardi di dollari nel settore sanitario nei prossimi 20 anni.

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