(Cristiana Alicata) Come lesbica, la candidatura di Rutelli preoccupa me e molta parte della web community gay romana. La sua, sarebbe una candidatura di contrapposizione a Gianfranco Fini: a un pezzo grosso come Fini il centro sinistra contrappone un pezzo grosso, ben radicato a Roma, dimenticando che molto voto romano è voto di opinione, non di interesse lobbistico come avviene nei centri abitati più piccoli. L’elettorato è intangibile, inafferrabile. Si cerca di intrappolarlo in sindacati, associazioni, interessi, ma i romani, forse più di ogni altri, sfuggono a questa energia politica centripeto-definitoria.Nelle ultime 4 tornate i candidati a sindaco avevano una forte connotazione progressista: Rutelli stesso sfilò ad un gay pride, non strinse la mano a papa Woityla (oggi qualcosa di impensabile) e poi folgorato sulla via della premiership ritirò il patrocinio alla più grande manifestazione omosessuale che la storia italiana ricordi, che vide sfilare molta Italia accanto agli amici, ai figli, ai fratelli omosessuali.
Come donna e come giovane mi chiedo: possibile che in 20 anni di governo il centro sinistra non abbia fatto crescere delle competenze, magari tra i giovani? Magari, dio ce ne scampi, una donna? Possibile che il sindaco di Roma debba essere un personaggio mediatico e non semplicemente un cittadino o una cittadina che sappia confrontarsi con l’amministrazione del comune. Ingenua?
Negli USA un giovane senatore rischia di diventare presidente degli Stati Uniti.
Di recente Ivan Scalfarotto, durante un incontro in un nascente circolo del PD ha detto: in Italia scegliamo continuamente l’esperienza, presi da un conservatorismo ideologico che ci priva dell’innovazione, dell’entusiasmo, della speranza. Persino i giovani e le donne che prendono posto nei luoghi del potere sono cooptati e scelti per la loro adesione ad un progetto esistente.
Per me Rutelli rappresenta il vecchio: non solo politicamente, ma per la sua storia personale passata dalla contestazione giovanile alla scoperta della fede. Blair ha rivelato la sua fede quando si è fatto da parte. In Italia siamo costretti ad osservare questi ex-sessantottini che rinnegano non solo i metodi della loro gioventù, ma anche i pensieri, anche i sogni. E’ come osservare la morte del Paese nei percorsi di questi leader che governano da quarant’anni secondo un percorso a ritroso e non di innovazione.
Persino Fini, candidato a cui Rutelli potrebbe contrapporsi nella carica di sindaco, ha ammesso che il ’68 ha rappresentato una conquista di diritti per le minoranze, conquiste che oggi, quegli stessi leader, da D’Alema a Ferrara, da Rutelli ad altri, rinnegano ridiscutendo la 194, riproponendo un modello di famiglia che se esiste, non è più l’unico modello.Intanto gli altri paesi europei ci superano. Ci superano per coraggio, osano, sperimentano, parlano con la gente e l’ascoltano. Non con le corporazioni. Con la gente comune.Può Roma sognare un giovane sindaco o una sindachessa? Qualcun che abbia a cuore tutti i romani, che non faccia sentire nessuno di serie B, che sia davvero laico? Fino ad ora i romani hanno votato per due sindaci che incarnavano questi sogni.
O dobbiamo vedere riproposta la sfida di 17 anni fa? Ma non vi fa paura? 17 anni fa!!!!
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