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mercoledì 6 febbraio 2008

Corsera, Mannheimer sulla crisi: Italiani sempre più diffidenti verso la casta.

(Massimo Ciccarello - è Costiera) Gli italiani assistono a questi eventi con grande interesse, ma, al tempo stesso, con scoramento e forte preoccupazione. Infatti, malgrado la diffusa attenzione con cui viene seguito l'evolversi della crisi, si è accresciuto, ancora in queste ultime settimane, il senso di distacco della politica, l'idea che le trattative in corso riguardono prevalentemente i destini della “casta” e la distribuzione dei posti di potere, con scarso interesse per i problemi “veri” e quotidiani del Paese”.

Così Renato Mannheimer dalle colonne del Corriere della Sera illustra i risultati del suo sondaggio sulla percezione degli elettori in merito al futuro dell'Italia.

Anche gli Istituti di statistica, perciò, confermano dati alla mano, quanto si ascolta fra le bancarelle del mercato e i banconi del bar.

La caduta del governo Prodi, con il suo alto tasso di impopolarità, normalmente avrebbe dovuto far scattare il meccanismo di speranze e attese verso un cambiamento migliorativo.

Se ciò non è avvenuto, anzi sta accadendo esattamente il contrario, allora vuol dire che la politica “politicante” si è avvitata su se stessa in una spirale che rischia di portare la Nazione ancora più a fondo.


Dalla tolleranza bipartisan verso la sopravvivenza dell'amministrazione campana di Antonio Bassolino, alla ignavia bipartisan verso le inquietanti incrostazioni dell'amministrazione calabra di Agazio Loiero, fino alle stucchevoli diatribe sui meccanismi elettorali che tutto prendono in considerazione tranne la reale e generale necessità degli elettori ad esprimere il voto di preferenza, c'è una granitica volontà di ignorare la necessità di dare segnali palesi di cambiamento. Senza alcun atto che abbia un valore almeno simbolico, si allarga sempre più lo scollamento tra il Paese reale e la sua rappresentanza politica.

A questo punto diventa perfettamente inutile il dilemma fra andare a nuove elezioni subito o far sopravvivere la legislatura ancora per un po': perché per gli italiani tutto ciò diventa indifferente.

C'è una richiesta chiara di poter essere cittadini-elettori (quindi che decidono in ultima istanza sui loro rappresentanti) e non più elettori-ratificatori (che devono solo apporre un visto burocratico su liste predeterminate).

Ignorare questa domanda forte che parte dal basso non è solo da ottusi, perché priva i partiti delle loro radici popolari, ma è soprattutto da incoscienti.

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