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sabato 2 febbraio 2008

La Candelora e la Festa dei "femminielli".

(Parole non dette) La Solennità della Presentazione del Signore, si celebra 40 giorni dopo la festività del Natale del Signore. Conosciuta anche come "Festa delle Luci", ebbe origine a Gerusalemme intorno al IV sec., con il nome di "Ipapante" ("Incontro"), dove veniva celebrata con grande solennità. Nel VI sec., Papa Sergio I ne fece tradurre i testi liturgici in latino e la fece celebrare anche nella Chiesa d'Occidente, dove in Francia venne arricchita di significato con una solenne benedizione di candele e processione. In Occidente, questa festività, pian piano si trasformò in "Festa della Purificazione di Maria"; va dato atto alla Chiesa Cattolica di averne ripristinato il nome originale nel 1960 e con questo il suo autentico significato. Questa "Festa delle Luci" è senz'altro la festività di riferimento della prima parte del Tempo Ordinario, e seconda come importanza solo alla solennità della Trasfigurazione del Signore. Ma la festività della "Presentazione del Signore" oltre che "Festa delle Luci", viene anche chiamata "III° Natale" o "Piccolo Natale", questo perché se nel "I° Natale" (25 dicembre), Cristo si è rivelato ai poveri e ai "marginali" in genere nella figura del pastori, se nel "II° Natale" (Epifania) si è manifestato ai popoli del mondo nella figura dei Magi, nel "III° Natale si è manifestato ai credenti. Nel "III° Natale" inoltre la situazione si capovolge:non sono più: poveri, pastori, magi che vanno dal Signore, ma è lui che nelle braccia dei suoi genitori va a "incontrare" credenti e sacerdoti nel tempio. I credenti, spesso impastoiati se non ingannati dalle loro tradizioni, morali, presunzioni e discipline di ogni genere, spesso si trovano nell'incapacità di "vedere", di "trovare" Dio, se Dio non va da loro, non si manifesta al loro cuore. Dio, inoltre, non disdegna di manifestarsi ai credenti, nei luoghi che i credenti hanno riservato alla preghiera, nella sua più sublime e stupefacente Epifania: quella nell'umanità di un fragile bambino.

La denominazione di "Candelora" data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui parla Egeria: "Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima" (Itinerarium 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio).

La Festa dei "femminielli"
Ogni anno, il 2 febbraio, in occasione della Candelora, tutti i femminielli da Napoli (soprattutto dai Quartieri Spagnoli) si ritrovano sul sagrato di Montevergine a intonare canti di ringraziamenti alla Madonna Schiavona (di cui si conserva un mirabile ritratto all'interno della Chiesa) con i ritmi della "Tammurriata". La Tammurriata, come scrivono Patrizia Gorgoni e Gianni Rollin nel libro "Tammuriata" è un "ballo", un canto, un suono, una delle maggiori espressioni musicali e sociali della tradizione folcloristica campana. Essa si è sempre realizzata, sin da tempi remoti, e continua a realizzarsi in tutta la sua solare estemporaneità, ad opera del popolo, nelle campagne di provincia, Il fenomeno della tammurriata è legato soprattutto a momenti ritualizzati della collettività e con più precisione alla sacralità devozionale rivolta alle tante Madonne campane e a Sant'Anna
Ma perché i femminielli dovrebbero cantare lodi alla Madonna Schiavona? Secondo una leggenda che si tramanda da secoli, la festa dei "femminielli" sarebbe ancora più antica della costruzione del Santuario stesso e risalirebbe addirittura al 1256, quando due omosessuali furono cacciati dalle mura cittadine per atti considerati osceni e portati sul monte Partenio per lasciarli morire in una giornata d'inverno. Invece il miracolo si compì, e oltre al sole che squarciò le tenebre i due potettero anche accoppiarsi secondo le leggi di natura. I "femminielli" da anni si recano il 2 febbraio per ringraziare la Madonna per il miracolo compiuto, in una tammurriata di sincretismo religioso tra sacro e profano accettata da tutta la comunità che vi partecipa di vero cuore.

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