È una raccolta di reportage sul crimine e sul costume della città di New York già pubblicati su riviste americane. Il primo – quello che ha ispirato Scott – vede Frank Lucas, re nero della droga di Harlem negli anni ‘70, raccontare la propria ascesa e caduta.
Attratto più dalla vita criminale (e segnatamente dal gusto di fregare la polizia) che dai vantaggi economici, Lucas ha condotto sempre una vita di gran lusso e potere politico-sociale. La sua fortuna fu il traffico di droga, reso fiorente dalla propria straordinaria capacità di nascondere gli stupefacenti in posti impensati. La sua trovata più celebre: occultare la droga nelle bare dei caduti del Vietnam.
Tuttavia Lucas tiene a precisare di non aver mai nascosto droga negli orifizi dei cadaveri dei militari americani di ritorno dalla guerra. Quella è solo un’invenzione della propaganda poliziesca. La verità – sempre secondo Lucas – è che lui nascondeva la droga in tasche segrete e doppi fondi delle bare, senza mai mettere le mani addosso ai morti.
Fu l’attività investigativa del detective Richie Roberts a portarlo infine in galera, dove Lucas sconta attualmente una condanna a settant’anni di reclusione.
Il secondo reportage di “American Gangster” - quello che nel film non vedrete mai, come tutti gli altri - riguarda una specie di fumeria clandestina di sigari cubani (vietati in USA per via dell’embargo).
La terza è la storia di padre Zlatko Sudac, prete cattolico con stimmate che i medici del Gemelli di Roma hanno dichiarato “di origine non umana”. Considerato in via non ufficiale portavoce dell’ala destra della chiesa cattolica in Croazia, Sudac tiene seminari molto affollati a New York e dipinge in maniera particolarmente apprezzabile.
Il quarto articolo parla di una scalcinata proiezione di uno scalcinato film horror indipendente intitolato “Dead Roses”, cui l’autore del libro ha assistito insieme al regista e ad altri - pochi - membri della troupe.
Il quinto reportage è un excursus sulla vita di Charles B. Rangel, deputato democratico di Harlem, grande gaffeur ma al tempo stesso anziano politico onesto e senza peli sulla lingua (famoso il suo paragone tra George W. Bush e il membro del KKK Bull Connor, a cui rispose con toni duri Dick Chaney su Fox News).
Seguono altri reportage sul regista underground Mark Zero, sui misteri di Chinatown, sulla celebre quattordicesima strada, sulle tesi cospirazioniste sull’undici settembre, sulla più accreditata prostituta d’America etc.
Chi ama leggere in lingua inglese apprezzerà “American Gangster” come un volume piacevole e divertente. Non un true crime né tantomeno un thriller, ma un libro – alla Corrado Augias – dedicato ai misteri e alle curiosità di quella enorme metropoli che è New York.
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