(Francesco Verderami - Corriere della Sera) Solo Confalonieri poteva permettersi di paragonare Berlusconi al capo dei bolscevichi. Ma se azzarda l'accostamento tra il Cavaliere e il fondatore dell'Unione Sovietica, è perché vuol dare l'idea che domenica a Milano si è verificato un evento storico, «mi ha fatto venire in mente anche Eltsin che parla ai moscoviti dalla torretta del carro armato, all'epoca del tentato golpe contro Gorbaciov... Insomma, quelle foto sono la dimostrazione che Berlusconi, oltre i contenuti, ha la potenza della fisicità». L'enfasi basta e avanza per capire quanto il presidente di Mediaset sia «entusiasta» della svolta decisa dal Cavaliere, «una mossa geniale e coraggiosa »: «Perché serviva davvero coraggio, e lui ha dimostrato di averlo».
Per un istante il senso del dovere lo frena, «visto il mio ruolo è preferibile che non parli di politica». Ma poi il vincolo dell'amicizia prevale e il capo del Biscione si offre. E ovviamente si schiera: «Un giorno il maestro Muti mi ha raccontato una bella frase del pianista Richter, secondo il quale un artista è unexpected.
Ecco, il lato artistico di Berlusconi è quello di essere sorprendente». Non c'è nemmeno il tempo di rammentargli che Sviatoslav Richter appartiene alla tradizione sovietica, perché Confalonieri è già oltre, «Berlusconi non è stato solo sorprendente, ha avuto anche tempismo. Volevano processarlo... Processarlo. Ed era chiaro quale fosse l'obiettivo». Metterlo da parte, togliergli il ruolo di leader, insomma, esautorarlo. «Lui invece, pam, ha scompaginato tutto. Chapeau».
È compiaciuto per il fatto che «la politica si evolve, anche se come presidente di Mediaset mi auguro che nel mio settore continui lo status quo». E la risata è un modo per mettere tra parentesi l'unico sconfinamento, e per troncare le voci che avrebbero voluto le tv di Berlusconi al centro di un'operazione mediatica contro il leader di An: «Il nostro comunicato era dovuto, perché non potevamo far accreditare l'idea di un complotto ai danni di Fini. Ed era una tiratina di orecchie a Striscia la notizia, salvaguardando però la libertà di espressione che da noi è sacra». Probabilmente anche quella vicenda ha contribuito alla mossa del Cavaliere, che è parsa come una seconda discesa in campo, dopo la famosa sortita di Casalecchio di Reno nel '93: «È diverso. Se possibile ancora più importante.
A quei tempi Berlusconi fu ridicolizzato: "Come si permette — gli dissero — di occuparsi di politica". Dopo un decennio non è più un outsider, tutti lo conoscono. Eppure anche stavolta è riuscito a sorprendere gli addetti ai lavori». Inutile chiedergli se e quanti errori ha commesso l'amico in questi anni, e soprattutto in questa fase, punteggiata da spallate mai realizzate: «Mi auguro che la scelta di Berlusconi produca una scossa nel Palazzo. Si decidano ad affrontare i problemi del Paese, che per riprendersi chiede di essere governato». Così invece di criticare il Cavaliere affonda il colpo contro Prodi.
Appassionato di musica com'è, spera che la politica cambi registro, «non usi più il tempo sincopato, piuttosto adotti certi brani di Chopin, in andante spianato »: «E quindi basta con i teatrini, basta con l'antiberlusconismo, basta con le esagerazioni e i ricatti». Non starà sponsorizzando un governo istituzionale? «Sui modi non tocca a me parlare. E comunque Silvio ha suonato il primo accordo musicale di una sinfonia ancora da scrivere. Ma certo, otto milioni di persone che partecipano a un evento democratico vorranno pur dire qualcosa, no? Quindi bisogna essere ragionevoli. Come nelle aziende chi possiede la maggioranza di azioni esprime la governance, così in politica chi ha i voti conta nei processi ».
La metafora rimanda ai difficili rapporti tra Berlusconi e i suoi (ex) alleati della Cdl. E sebbene il capo del Biscione non faccia riferimenti diretti, è chiaro cosa vuol dire quando sostiene che «uno può chiacchierare, poi arriva il momento del redde rationem». Significa che tra Berlusconi e Fini la storia è definitivamente chiusa? «Mai dire mai. In politica le porte sono sempre aperte. Pace agli uomini di buona volontà».
Oggi però è più facile che l'ex premier sieda al tavolo con Veltroni per parlare di riforme, evenienza che Confalonieri auspica, quasi sponsorizza: «Il segretario del Pd è un uomo ragionevole, e sono certo che Berlusconi con lui dialogherà, perché non c'è la storia di conflittualità che c'è con Prodi». Con Prodi è una storia di sfide sempre perse, che il Cavaliere vuole ribaltare, puntando di nuovo a Palazzo Chigi. «Chissà», risponde d'istinto l'amico di una vita: «Magari Silvio avrebbe più voglia di ritagliarsi un ruolo di king maker. Fare l'icona che sta lì, sul predellino dell'auto. Vedremo». Come vedremo...
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