... vicende di uomini, donne e gay del nostro tempo, che come noi fanno i conti ciascuno col proprio scacco, con ciò che rimanendo irrisolto e incompreso di ogni esistenza..
(Mario Fortunato - L'Espresso) I racconti rappresentano un genere negletto dall'odierna editoria. Il motivo si sa: vendono poco. Con questa scusa, se ne pubblicano di rado un po' dappertutto. Anche se luminosi esempi come Alice Munro stanno poi a testimoniare che i lettori di ogni dove non badano ai generi ma, come ovvio, ai risultati. Non vorrei però farla troppo lunga, quando invece mi preme consigliare subito 'Il crepuscolo degli antieroi', superba raccolta dell'americana Deborah Eisenberg (Alet, traduzione di Federica Aceto, pp. 219, e 15).
Non mette conto di riassumere qui le sei storie raggruppate nel libro: riassumere un racconto in fondo è come voler spiegare una barzelletta. Si tratta di vicende di uomini, donne e gay del nostro tempo, che come noi fanno i conti ciascuno col proprio scacco, con ciò che rimanendo irrisolto e incompreso di ogni esistenza finisce col divenirne lo stigma, l'emblema urticante e ineludibile. Detta così, sembrerebbe però l'ennesima prova di medio livello di una nipotina di Raymond Carver. Errore. Con tutto il rispetto per i minimalisti americani, nei racconti della Eisenberg (nata a Chicago nel 1945) circola tutt'altra aria. Per esempio un'ironia secca e dolorosa che casomai la imparenta a una grandissima del settore, come Katherine Mansfield. È infatti a lei che si pensa per il perfetto equilibrio di una lingua che è misurata e esatta ma allo stesso tempo piena d'aria, e di una luminosità che fa pensare a certi cieli atlantici, altissimi e freschi anche in estate.
Confesso che non conoscevo la Eisenberg prima di questo libro. La sua scoperta, devo dire, ripaga di tanti brutti testi, letti di recente. Anche se ammetto che il titolo, 'Il crepuscolo degli antieroi', lo trovo un po' brutto e direi respingente, le sue pagine sono di memorabile bellezza. E davvero mi piacerebbe che, smentendo la pigrizia bottegaia di tanta editoria non solo nostrana, il lettore italiano ne decretasse il successo anche commerciale, godendone appieno nel tempo dilatato e complice delle vacanze estive.
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