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giovedì 5 giugno 2008

Aids. 2007 la diffusione non diminuisce e sono in aumento i contagiati eterosessuali.

Sono 59.500 i casi di AIDS notificati in Italia dall'inizio dell'epidemia. E nel 2007 non si e' piu' registrata la tendenza al declino dell'incidenza della malattia che invece aveva caratterizzato l'ultimo decennio.
(Asca) Aggiustando per il ritardo della notifica, pero', questo numero sale a oltre 59.500. Sono i dati diffusi oggi da Gianni Rezza, direttore del reparto Epidemiologia del Dipartimento Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell'Istituto Superiore di Sanita'.

La Regione piu' colpita in assoluto risulta essere la Lombardia, ma nell'ultimo anno il tasso di incidenza piu' elevato e' quello del Lazio seguito da Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Liguria.

Nel 2007, le stime mostrano una sostanziale stabilita' nel numero di nuovi casi di AIDS rispetto all'anno precedente, segno che si e' arrestata la tendenza al declino dell'incidenza di malattia conclamata che aveva caratterizzato l'era della HAART (terapia antiretrovirale combinata). Cio' dipende dal mancato accesso precoce alla terapia (oltre il 60% dei nuovi casi non ha effettuato terapia prima della diagnosi di AIDS) e consegue a un ritardo nella esecuzione del test (oltre una persona su due scopre di essere sieropositiva al momento della diagnosi di AIDS o poco prima). La causa del ritardo risiede in una bassa percezione del rischio, soprattutto in persone che hanno acquisito l'infezione per via sessuale.

Se l'incidenza di nuovi casi di AIDS e' stabile, aumenta invece il numero totale delle persone con AIDS viventi, che sono oggi quasi 24.000. Tale effetto e' dovuto all'incremento della sopravvivenza dei malati a seguito dell'introduzione della terapia combinata con farmaci antiretrovirali..

Cambiano le caratteristiche delle persone con AIDS: aumenta l'eta', sia per gli uomini (43 anni) che per le donne (40 anni), diminuiscono i tossicodipendenti, aumentano gli stranieri (oltre il 20% dei casi segnalati nell'ultimo anno).

Diminuisce ulteriormente l'incidenza di casi di AIDS nei bambini: solo un nuovo caso pediatrico e' stato segnalato nel corso del 2007.

Oggi piu' di una persona su due scopre di essere sieropositiva al momento o poco prima della diagnosi di AIDS.

Accade sempre piu' di frequente che finche' non si manifestano i sintomi gravi della malattia non si sa di essere sieropositivi. Le caratteristiche delle persone infette o con AIDS sono cambiate rispetto all'inizio dell'epidemia: sono sempre meno i tossicodipendenti mentre aumentano le persone che prendono l'infezione per via sessuale. E il fenomeno riguarda adesso piu' gli eterosessuali che gli omosessuali. Aumenta anche l'eta' delle persone colpite che, per i casi di AIDS conclamato, ormai supera i 40 anni. Sono aumentati i cittadini stranieri colpiti dalla malattia: all'inizio dell'epidemia erano l'1% mentre ora siamo addirittura al 20% dei casi di AIDS e si arriva al 30% delle nuove diagnosi di infezione, quindi 1 persona su 4 fra i nuovi sieropositivi e' straniera. Questi i dati del nuovo rapporto epidemiologico dell'ISS presentati durante il convegno ''La ricerca italiana sfida l'HIV'' promosso da Fondazione MSD e Istituto Superiore di Sanita'.

''Purtroppo da circa tre anni stiamo assistendo ad una stabilizzazione dell'incidenza di nuovi casi di AIDS e i dati ci confermano la difficolta' di riuscire ad andare al di sotto di questa soglia - spiega Giovanni Rezza, Direttore del Reparto di Epidemiologia dell'Istituto Superiore di Sanita' (ISS) - sicuramente oggi rispetto al 1995 siamo ad un livello molto piu' basso, circa a meno della meta' dei nuovi casi per anno, ma questo dato e' ormai fermo da troppo tempo.

Questo e' dovuto al fatto che molte persone, piu' del 60% di quelle a cui oggi viene diagnosticato l'AIDS, non avevo fatto terapia antiretrovirale nella maggior parte dei casi perche' non sapevano di essere sieropositivi. Non credo che la gente non sia informata sul rischio della malattia - prosegue Rezza - ma spesso all'informazione non consegue necessariamente una percezione del rischio e neanche un'attitudine a comportamenti protetti. Inoltre oggi le campagne di informazione rispetto al passato sono molto meno visibili e il fatto di vedere meno ammalati, magari tra amici e parenti, non genera quella paura che serve da deterrente per comportamenti a rischio''.

Per quanto riguarda le nuove diagnosi di infezione da HIV, per le quali non esiste ancora un sistema di sorveglianza nazionale, i dati provenienti da alcune regioni e province italiane mostrano una sostanziale stabilizzazione che permette di stimare circa 4000 nuove infezioni l'anno nel nostro Paese (circa 11 infezioni ogni giorno).

''In conclusione - spiega Rezza - i dati in nostro possesso suggeriscono una sostanziale stabilizzazione dell'incidenza dell'AIDS e delle nuove infezioni da HIV.

Cio', congiuntamente all'aumento della sopravvivenza, comporta una tendenza all'aumento del serbatoio di infezione.

La bassa percezione del rischio della popolazione sessualmente attiva rende conto della necessita' di mettere a punto adeguati interventi di prevenzione''.

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