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giovedì 5 giugno 2008

Roma. L'Assessore Croppi dichiara che si deve ripensare il diritto di famiglia per gay ed eterosessuali.

L’esponente della giunta di centrodestra: non si può chiedere l’adeguamento dei diritti degli uni ai diritti degli altri.
(Adele Cambria - L'Unità) «Credo che bisogna ripensare il diritto di famiglia, piuttosto che chiedere l'adeguamento dei diritti degli uni a quelli degli altri». Lo dice Umberto Croppi, il nuovo Assessore alla Cultura in Campidoglio, e basta sostituire ai due termini generici da lui pudicamente usati- "uni" e "altri"- le parole giuste, " gay" ed "etero", perché la frase abbia un chiaro significato: non esiste già più un unico modello di famiglia, anche se lui, come conservatore, lo preferirebbe..

«E quindi, Assessore - gli chiede la giovane collega dell'Ansa- lei proporrebbe un diritto di famiglia che tenesse conto anche della condizione omosessuale?» Ed io incalzo: «Del resto, Luce Irigaray sostiene da anni la necessità di un diritto materno…»

Questi discorsi, e potrà sembrare strano, si tenevano ieri pomeriggio nella Sala del Carroccio del Campidoglio, dove si svolgeva l'incontro richiesto alla nuova amministrazione capitolina dal Di' Gay Project, l'associazione gay presieduta da Imma Battaglia. L'interlocutore istituzionale designato dal Sindaco era l'Assessore alla Cultura capitolino, ma c'erano anche l'Assessore alla Cultura della Provincia di Roma, Cecilia d'Elia, la neodeputata del Pd Paola Concia- «Mi spiace di essere l'unica omosessuale dichiarata in Parlamento» - e poi Benedetto Della Vedova,(«La questione gay sarà la prova del nove per il centrodestra»), lo storico Domenico Rizzo, il sociologo Luca Trampolin, lo scrittore gay Domenico Scalise, il giornalista e conduttore del Tg1 Stefano Campagna, invitato dalla "moderatrice" Maria Giovanna Maglie a dire la sua "sull'omofobia Rai".

Avrebbe potuto essere un dibattito come tanti, se non fosse che era nato dalla forte volontà dell'associazione presieduta da Imma Battaglia di «non stare fermi cinque anni in posizione di stallo». «Mo', per dirla alla napoletana - esclama a un certo punto la simpatica Imma- io sempre omosessuale resto, che vinca la destra o la sinistra!» Si poteva rischiare il discorso qualunquista, ma non è successo: salvo, forse, una overdose di celebrazione della fine delle ideologie(Maria Giovanna Maglie), a cui ha replicato con civile fermezza Cecilia d'Elia.

L'iniziativa era partita da una lettera del Dì Gay Project indirizzata al sindaco Gianni Alemanno : e sottoscritta anche dall'Arcigay nazionale e da quello romano, mentre Arcilesbica sospendeva e quindi "espelleva" Francesca Grossi, presidente del Circolo romano dell'associazione, per aver firmato. Ma aldilà delle polemiche, la proposta è quella della «pratica della conoscenza e del dialogo, consapevoli che il rischio di una partita di ping-pong ideologico sia purtroppo dietro l'angolo».

Croppi, dal canto suo, riconosce che nel quadro generale di una società che evidenzia ancora oggi una componente di omofobia - Daniele Scalise ha citato i dati Ocse, secondo i quali ogni anno si suicidano in Italia 400 adolescenti, un terzo dei quali è vittima della 'vergogna' di scoprirsi gay - «non si può negare che i comportamenti del genere si mostrino con più forza nella destra».

Risposte concrete? Imma Battaglia incalza l'Assessore, annunciando che si proporrà in Consiglio Comunale una nuova richiesta per l'istituzione di un registro delle convivenze gay, Paola Concia lascia la Sala del Carroccio per un incontro con il Prefetto Mosca sulla concessione di Piazza San Giovanni al corteo del Gay Pride di sabato. Ma la missione fallisce, la parlamentare presenterà oggi stesso una interrogazione a Montecitorio. E L’assessore Croppi commenta: «Niente San Giovanni? Mi dispiace»

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