Ma la fumantina Bindi non è la sola ad essersi scagliata contro l’accordo trovato la settimana scorsa tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni sulla legge elettorale, ovvero il cosiddetto Veltronellum: anche i piccoli partitini, per ragioni diverse dalla Bindi, si sono scatenati. Anche perché ne va della loro stessa sopravvivenza. Tanto che nel Transatlantico di Montecitorio gira una battuta fulminante: “Beh, è normale, se tu vuoi fare una legge anti-frammentazione, i frammenti poi si incazzano”.
E se la Lega ha attaccato il Popolo delle Libertà, per bocca del suo leader Umberto Bossi, che ha rispolverato un “me ne frego” di altri tempi, il vero problema sta nel centro sinistra: che è infarcito di piccoli partiti, che potrebbero decidere in qualsiasi momento di far cadere il governo. Minaccia che non si è lasciato sfuggire Clemente Mastella, che è stato il primo a lanciare il suo “solito” ultimatum, dicendosi pronto a non votare la Finanziaria. Ma i Socialisti di Enrico Boselli la pensano alla stessa maniera e i Verdi suggeriscono caldamente a Veltroni di “non mangiare la polpetta avvelenata di Berlusconi”.
I problemi, però, per i due partiti giganti non vengono solo dai “nanetti”. Anche all’interno del Pd le voci non sono univoche. Oltre alla Bindi, intervistato dal Corriere della Sera il vicepremier, Francesco Rutelli, ha messo mani avanti spiegando di non fidarsi troppo di Berlusconi come interlocutore sulla riforma elettorale: “A luglio – ha detto Rutelli - Berlusconi - mi disse di essere favorevole al sistema tedesco. A settembre si dichiarò totalmente contrario. Una settimana fa ha detto nuovamente di sì. Oggi pare abbia cambiato idea di nuovo”.
Ancora più duro il ministro della Difesa, Arturo Parisi: “Da Veltroni c’è stato un voltafaccia che pagheremo caro”. L’uomo più vicino a Prodi ha spiegato la minaccia che ci attende se passa questo sistema elettorale: “I governi devono essere fatti di fronte agli elettori. Mentre il sistema di cui si sta discutendo in questi giorni ci riporterebbe invece a fare i governi in Parlamento e a disfarli in Parlamento”.
Bindi, pur non disdegnando il dialogo sulle riforme: “è una cosa buona, ma bisogna farlo nella chiarezza dei principi che ci guidano e a partire dai nostri alleati”, motiva a Panorama.it tutte le ragioni dello scontento dei prodiani. Che ieri sera si sono riuniti in gran segreto: “Abbiamo criticato il porcellum perché ha espropriato i cittadini del potere di scelta ora rischiamo, con il modello tedesco corretto a cui si sta lavorando, che questo potere resti saldamente nelle mani dei partiti più grandi. Per noi è una la smentita del percorso fatto con l’Ulivo e degli obiettivi che deve perseguire il Pd”.
L’ex sfidante di Veltroni vuole costruire il Pd all’insegna del bipolarismo: “Voglio un partito” ha concluso la ministra della Famiglia “che rafforza il bipolarismo a vocazione maggioritaria ma che non pratica l’autosufficienza ed anzi lavora a rafforzare la responsabilità di governo di tutto il centrosinistra”.
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