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martedì 4 dicembre 2007

Sesso sicuro sul web? Una società apposita certificherà ogni sei mesi la salute sessuale dei suoi iscritti con il "Safe Sex Passport".

(Zeusnews - Foto di Ye Liew) Nessuno sa bene quante persone si affidino ormai al web per incontrare partner sessuali, magari per la sola durata di un weekend; ma devono essere tantissime almeno negli USA, visto che è stata lanciata una serissima iniziativa commerciale volta a certificare l'assenza di malattie sessualmente trasmissibili (MST) per incontri occasionali.

La SSP Bioanalitics propone infatti agli avventurosi navigatori un vero e proprio documento che certifichi, con validità semestrale, che il titolare è sano - quanto meno per quel che riguarda le possibili infezioni a trasmissione sessuale.

Il documento, dal costo di 75 dollari a semestre, verrà rilasciato in formato tale da poter essere esposto nei siti dedicati agli incontri, ovviamente preceduto da specifiche analisi di laboratorio su HIV, sifilide, herpes genitale e via discorrendo.

I testi di laboratorio pare costino circa 200 dollari e dovranno ovviamente essere rinnovati in occorrenza del rinnovo della validità del documento; per evitare contraffazioni, l'internauta potrà autorizzare gli eventuali futuri partner ad accedere alle proprie analisi. Cliccando sul link del certificato virtuale permetterà - previa digitazione di un codice alfanumerico da parte del titolare dei dati medici - la verifica della congruità dei dati stessi.

Per estenderne il più possibile l'utilizzo, il database dovrebbe anche essere consultabile via Sms e linea telefonica fissa presso la Bioanalitics, che per il momento prevede di offrire i popri servizi soltanto negli Stati Uniti; ma è da credere che l'iniziativa troverà consensi, adesioni e cloni un po' dappertutto, tranne ovviamente le nazioni più sessuofobe per cultura e tradizione religiosa.

D'altra parte l'iniziativa parte dalla constatazione che gran parte degli ammalati (stimata in circa l'80% dei casi) non osa confidare il proprio stato al partner sessuale, e l'adozione di una forma generalizzata di documentazione potrebbe contribuire in modo determinante alla responsabilizzazione in questo campo.

I detrattori invece temono che la riduzione di un importante rischio per la salute non valga i danni provocati da una "disinvolta" sessualità, facilitata, magari senza adeguate protezioni, anche a chi normalmente se ne astiene o per motivi etici o per il solo timore delle possibile conseguenze.

Senza voler entrare in un campo riservato alla medicina o alla sociologia, tuttavia il lasso di tempo intercorrente tra un esame e l'altro e il costo (circa 270 euro rapportati all'anno) potrebbe scoraggiare quella parte della popolazione che più ne avrebbe bisogno; d'altro canto sarebbe augurabile che la prassi diventasse di routine anche da noi, anche previo pagamento di un ticket ragionevole.

In questo caso i dati rimarrebbero stoccati presso il Servizio Sanitario Nazionale, che del resto già li possiede, e resterebbero al di fuori da un sempre possibile sfruttamento da parte dei circuiti commerciali - anche leciti - legati per esempio alla proposta di farmaci o a cure specifiche.

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