banda http://blografando.splinder.com

martedì 4 dicembre 2007

Le donne di Sgarbi sfilano a Palazzo Reale. L'ennesima scontata polemica del professore.

Cinque secoli di arte al femminile nella mostra voluta dall´assessore. Che espone anche opere di sua proprietà e polemizza con i curatori.

(Chiara Gatti - La Repubblica - edizione di Milano) Figlie, mogli, amanti, sorelle e persino cugine. Tutte etichettate in base ai rapporti di parentela o dei legami affettivi con i maschi. C´è la figlia del grande artista, Marietta Robusti Tintoretto, cresciuta sotto l´ombra ingombrante del padre che le proibì di accettare un incarico alla corte di Filippo II di Spagna. C´è Berthe Morisot, allieva del cognato Manet che, pur apprezzandola come pittrice, la preferiva come modella. Camille Claudel, amante di Rodin. Benedetta Cappa, moglie futurista di Marinetti. Adriana Bisi Fabbri, cugina innamorata di Boccioni. E Frida Kahlo, compagna un po´ collerica (causa i continui tradimenti) del muralista messicano Diego Rivera. Donne, insomma, schiacciate da una definizione, ma che per le loro qualità di artiste meritano di essere ricordate all´infuori di ogni vincolo.
Ciò che vorrebbe dimostrare la mostra "L´arte delle donne" che inaugura stasera alle 18 a Palazzo Reale. Esibisce 250 opere firmate da un centinaio di signore attive fra il Rinascimento e il Surrealismo. Realizzata dal Comune con Artematica, voluta da Vittorio Sgarbi per celebrare l´anno europeo della pari opportunità, vedrà il 5 per cento degli incassi devoluto per la ricerca sul carcinoma della mammella coordinata dall´Istituto di Oncologia di Milano. La curatela, affidata a un comitato scientifico più numeroso di quello del Louvre, ha però già dovuto fare i conti con i gusti dell´assessore, che ha inserito anche opere della sua collezione privata e non si è proibito sortite repentine in fase di allestimento (in verità provvidenziali nella sezione del Seicento), suscitando un vespaio fra i curatori: «Non ha rispettato - dice Marco Vallora -le nostre scelte e l´idea di base del percorso». L´idea peraltro appare datata, considerando che scimmiotta una storica esposizione, «L´altra metà dell´avanguardia», curata a Palazzo Reale nel 1980 da Lea Vergine. Se allora l´operazione, come contributo inedito alla storia della creatività femminile, aveva un significato scientifico e politico, oggi ha tutta l´aria di una mossa piaciona che rischia di ricadere in quello stereotipo femminile dal quale per secoli le artiste hanno tentato di svincolarsi.
In un dovizia di nudi, bimbi che poppano e canestre di frutta emergono scelte tendenziose. Come nel caso di Lavinia Fontana, pittrice del Seicento bolognese conosciuta per le sue pale d´altare (prima donna in Vaticano) che qui è rappresentata da un ritratto di gentildonna. O Angelica Kauffmann, che nel Settecento abbracciò la pittura di storia dando punti ai colleghi uomini, presente invece con opere di carattere mitologico. Oppure Artemisia Gentileschi, famosa per la furia virile delle sue immagini pulp e di cui compaiono solo un paio di languide Cleopatre (una è di Sgarbi). Se è giustificata l´assenza di Louise Bourgeois - dato che la sua ricerca si allineò a quelle in corso dopo la metà del secolo - un po´ meno lo sono quelle di Dora Maar, Jeanne Hebuterne e dell´americana Georgia O´Keeffe, di cui si sente la mancanza al cospetto di presenze minori accalcate soprattutto alla fine del percorso.
Palazzo Reale, fino al 9 marzo, info 02.54915, catalogo Motta.

Sphere: Related Content

Nessun commento: