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martedì 4 dicembre 2007

Regione Campania: sì alle unioni familiari, no alle coppie di fatto. I gay: «Occasione persa».

Nocera (Prc): passo in avanti. Diodato (An): violati i valori cattolici.

L'articolo 9 dello Statuto rimanda alla Costituzione per le unioni diverse dal matrimonio. Non passa la parola «coppie di fatto».

(Il Corriere del Mezzogiorno) «Unioni familiari» ma non «di fatto». Nel testo finale dell'articolo 9 dello statuto regionale, in via di approvazione, resta il riferimento alle unioni non sancite dal matrimonio e il rimando agli articoli 3, 29 e 30 della Costituzione italiana. Ma la parola «coppie di fatto» che avrebbe, come si dice, tagliato la testa al toro circa l'orientamento della costituzione regionale, non c'è. E l'emendamento che intendeva far passare passare la parola «coppie di fatto» è stato poi ritirato. Il Consiglio ha poi approvato, con voto favorevole della maggioranza, del centrodestra e l’astensione dell' Udeur e e dell'Italia dei Valori. Il capogruppo Prc Vito Nocera (foto a fianco) parla di «grande passo in avanti democratico» per la Campania «grazie anche al combinato disposto con l'articolo sui beni comuni». Il collega di partito Gerardo Rosania nell’annunciarne il ritiro dell'emendamento ha spiegato che «la tutela delle unioni familiari e delle coppie non eterosessuali è un problema che la politica deve porsi, ma non intendiamo creare altri elementi di conflitto ideologico nella maggioranza». Tutti contenti? Non proprio: la soluzione trovata in Consiglio riprende la formulazione contenuta nel testo dello statuto non approvato nella scorsa legislatura e adesso, con li sì, il peso della faccenda (spinosissima) contemplata dall'articolo 9 dello Statuto viene di fatto scaricato sulla Carta costituzionale italiana. Che pur sancendo l'«uguaglianza» non si esprime sulle coppie di fatto, etero o omosessuali che siano.

«I-KEN» - Il presidente dell'associazione gay napoletana «I-Ken», Carlo Cremona, punta il dito contro l'ambiguità e «l'occasione ancora una volta persa dalle nostre istituzioni, stavolta a livello locale, dopo i flop a livello nazionale, per far propria una battaglia per l'affermazione di diritti civili». «Il testo suona volutamente ambiguo - continua - Risultato: la politica resta distante e confusa rispetto ai problemi dei cittadini, non solo omosessuali».

TESTO DEFINITIVO - L'articolo 9 dello Statuto campano risulta, pertanto, così composto: «La Regione Campania promuove tutte le iniziative e le misure utili per il riconoscimento e il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio e alle unioni familiari nel rispetto dei principi dettati dagli articoli 3, 29 e 30 della Costituzione» ossia uguaglianza tra i cittadini senza distinzione di sesso (articolo 3), ma anche il riconoscimento dei diritti della famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio» (articolo 29) e il diritto dovere di sostenere i figli anche se nati fuori dal matrimonio (articolo 30).

LE REAZIONI - Fallito in mattinata l’ultimo tentativo di trovare un’intesa nella maggioranza, e bocciati gli ultimi tentativi dell’Udeur e del centrodestra di sopprimere la parola «unioni familiari», alla fine si è trovata una convergenza tra maggioranza e opposizione sugli emendamenti del capogruppo della Margherita Mario Sena e di An che ne rimandano la disciplina alla Costituzione. Udeur e Idv si sono comunque astenuti. Non è stato ammesso al voto dell’aula, perchè non ha ottenuto le firme necessarie, invece, un subemendamento dell’Udeur e dell’Italia dei Valori, «tendente a confermare - ha spiegato Fernando Errico, capogruppo dell’Udeur - il riconoscimento della famiglia fondata sul matrimonio e, contemporaneamente, a riconoscere i diritti individuali delle persone, senza distinzione di genere e di orientamento sessuale». «Il centro politico di questa assemblea ha abdicato ai propri valori di difesa della vita - ha polemizzato Pietro Diodato di An foto a fianco) - della famiglia e dei valori cattolici, in genere». «Il riferimento nello Statuto alle radici cristiane - ha replicato per i Ds Pietro Ciarlo - contiene anche il sentimento religioso, che è un principio talmente serio che non può essere strumentalizzato a fini politici». Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale della Campania, Cosimo Sibilia, da par suo, parla di «una soluzione all’italiana, che contrasta con quanto precedentemente asserito in fatto di valori e radici cristiane, resa possibile da una vasta area di moderati che non ha avuto il coraggio di portare fino in fondo una posizione univoca e, soprattutto nel pieno e assoluto rispetto dell’articolo 29 della nostra Costituzione».

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