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mercoledì 2 gennaio 2008

Russo Spena, di Rifondazione: dal Quirinale avrei voluto un richiamo alla laicità dello Stato. D'Alema, adesione all'appello di Ratzinger.

Ma nell'Unione scoppia la polemica. Bindi con il Pontefice, no di Boselli

(Gianna Fregonara - Il Corriere della Sera) Se per Benedetto XVI la famiglia è la «principale agenzia di pace», per Massimo D'Alema la famiglia è innanzitutto «insostituibile». Così scrive il ministro degli Esteri nel rituale messaggio di auguri al segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone: «Esprimo profonda e sentita adesione» al discorso del Papa in occasione della Giornata della pace. Un tema, quello della famiglia scelto dal Pontefice per il messaggio pastorale per il 2008, «particolarmente propizio», secondo D'Alema.
L'elogio della famiglia da parte del vicepremier non è una novità. Proprio qualche settimana fa, intervenendo in una scuola romana, D'Alema aveva parlato del matrimonio, rispondendo ad una domanda sui gay: «Non sono favorevole al matrimonio tra omosessuali — ma lo Stato deve riconoscere loro diritti civili e sociali — perché il matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento della famiglia, per la Costituzione.
E, per la maggioranza degli italiani, è pure un sacramento».
Le parole del vicepremier e soprattutto la sua «adesione» all'insostituibilità della famiglia come «principale agenzia di pace», in un tempo in cui «la globalizzazione ha pervaso la società», fanno discutere la maggioranza. Se Rosy Bindi, ministro cattolico della Famiglia, non può che essere entusiasta delle parole del Pontefice, che considera un «messaggio aperto alla speranza e alla vita, una verità alla portata di tutti», perplesso è il socialista Enrico Boselli: «È vero che la famiglia è il nucleo fondamentale della società, ma la famiglia è cambiata in questi anni e non è solo quella fondata sul matrimonio: in Italia ci sono un milione di famiglie fondate non sul matrimonio ma sul rispetto e sull'amore». Insomma: «Quello che vale per il Vaticano non può valere per uno Stato laico». E proprio a questo proposito al leader socialista non è piaciuto il fatto che nel discorso di Capodanno, «molto positivo e bello», il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non abbia fatto «un accenno deciso di difesa dello Stato laico dall'offensiva integralista».
Anche Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato, si sarebbe aspettato un richiamo più forte sia da Napolitano che da D'Alema sulla laicità dello Stato: «D'Alema avrebbe dovuto nel suo messaggio tener conto anche del fatto che i cattolici democratici in Italia sono laici». Quanto all'elogio della famiglia, nulla da dire: «Non è più — spiega Russo Spena — questione di negare il ruolo della famiglia come è avvenuto in passato».
Piacciono invece sia a Marina Sereni, vicecapogruppo del Pd alla Camera, che a Peppino Caldarola le parole di D'Alema: «La famiglia non è solo un tema religioso. È giusto promuoverla come luogo della solidarietà e della crescita sociale — argomenta Sereni —. Il punto è che non bisogna mettere in discussione i diritti individuali. Quando si parla di famiglia, si intende il modo di stare insieme degli italiani, matrimoni o no. Non siamo troppo sospettosi sulle parole». Altro discorso invece sarà la capacità del Parlamento «di legiferare e tutelare anche altri tipi di convivenza». «Ma in questo contesto non c'entra, siamo su un altro livello — insiste Caldarola —. Ed è evidente a tutti che non c'è parita concettuale tra famiglia e altri modelli di convivenza. Non possiamo accettare che una minoranza laicista pretenda di imporre il suo modello alla maggioranza degli italiani». Parole che fanno sussultare il radicale Guido Viale, che invece accusa il Papa di aver «chiamato la famiglia alla guerra, stabilendo un collegamento improprio con la pace per negare i diritti», intesi quelli di chi non si vuol sposare o dei gay. «Ormai la politica italiana si è clericalizzata — attacca infatti Franco Grillini, presidente onorario dell'Arcigay —. L'Italia è un Paese clericale senza religione, succube del Vaticano, da Napolitano in giù».

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