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mercoledì 2 gennaio 2008

Rifugiati iraniani: Teheran prepara una trappola all’Europa. Tra i rifugiati anche gli omosessuali.

(Miriam Bolaffi - Secondo protocollo) E’ una vera e propria trappola quella che sta preparando l’Iran per “costringere” i paesi occidentali a estradare i dissidenti iraniani residenti all’estero. Con un discorso pronunciato ad un convegno che vedeva presenti i più alti funzionari della polizia iraniana, dei servizi segreti e dell’Interpol iraniana il Ministro degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, ha chiesto all’Europa maggiore collaborazione contro il crimine organizzato.

Fin qui niente da ridire specie se si parla di lotta al traffico di stupefacenti che in Iran prospera rigoglioso specie nelle zone di confine con l’Afghanistan, se non che Mottaki ha incluso nel crimine organizzato tutte le organizzazioni di resistenza iraniane, i rifugiati politici, i retinenti alla leva obbligatoria e tutte quelle persone che per vari motivi sono ricercati in Iran, comprese quindi le persone ricercate per “reati morali” quali l’omosessualità etc. etc.

Il Ministro degli Esteri Iraniano ha chiesto all’Europa una maggiore collaborazione nell’individuare i ricercati ed estradizioni più veloci verso l’Iran. Secondo Mottaki infatti i paesi europei, fuorviati dalle “menzogne” delle organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani e dalle falsità della Resistenza Iraniana, non collaborano sufficientemente con le autorità iraniane rimandando le estradizioni verso l’Iran di persone “colpevoli di gravi reati contro l’ordine pubblico e contro la morale”.

Al Ministro degli Esteri ha fatto eco il comandante in capo della polizia iraniana, il generale Ahmadi Moqaddam, il quale nel confermare le parole di Mottaki ha ribadito la scarsa collaborazione delle “Organizzazioni Internazionali”, con chiaro riferimento all’Onu e all’Unione Europea, nella lotta al crimine portata avanti dalle forze di polizia iraniana, ricordando che dette forze non fanno altro che far rispettare le leggi della Repubblica iraniana e che il rifiuto di una estradizione è “una palese intromissione negli affari interni iraniani”.

Con questa importante presa di posizione l’Iran cerca di imporre le proprie leggi interne alla Comunità Internazionale, ventilando l’ipotesi che il rifiuto di una richiesta di estradizione avanzata da Teheran altro non sia che una intromissione negli affari interni e nella legislazione iraniana. Mottaki ha promesso quindi che parlerà con le cancellerie europee per ottenere quanto richiesto sottolineando che “qualsiasi intromissione negli affari interni iraniani” comporterà ritorsioni di tipo commerciale verso quei paesi che non si piegheranno alle leggi iraniane.

Ancora una volta quindi l’Iran mette sul tappeto i propri giacimenti di petrolio per costringere l’Europa a piegarsi ai suoi voleri. Ci auguriamo che l’Europa non ceda a questi ricatti e che anzi inserisca al più presto i rifugiati dall’Iran tra coloro che hanno diritto all’asilo politico, in applicazione della Carta Europea dei Diritti Umani. Non c’è affare che possa comprare il diritto.

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