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domenica 4 novembre 2007

Paolo Prodi con l'arcivescovo «Ha segnalato problemi reali».

(Corriere della Sera 3 novembre di Angela Frenda) Su una cosa, gli intellettuali bolognesi, concordano senza esitare: «La città è degradata». Con sfumature diverse. E anche, in alcuni casi, con qualche tono polemico verso il metodo usato per denunciare la situazione. Ma che monsignor Caffarra abbia colto nel segno nessuno riesce a negarlo. Semmai, è sulle cause che le strade si dividono.

Paolo Prodi, professore di Storia moderna a Bologna, è d'accordo con l'allarme lanciato dal cardinale, e ammette che anche lui, oramai, «percepisce il cambiamento. Basta pensare al problema dell'immigrazione. Si avverte forte la mancanza di una politica di integrazione: si fanno solo politiche di contenimento». E l'identità bolognese, «che c'è sempre stata, vive una crisi come tutte le identità collettive tradizionali ». La Bologna che rimpiange Paolo Prodi? «Quella di quando la sera si andava fuori con poche lire a mangiare in qualche osteria ». Ma attenzione: «Il rischio in agguato è di generalizzare innescando un improduttivo rimpallo delle responsabilità».
Luigi Pedrazzi, politologo cattolico tra i fondatori de il Mulino, fa notare che «la questione degrado riguarda tutto il mondo. Il problema, semmai, è che poiché Bologna ha conosciuto una dimensione popolare e antifascista dalla Resistenza in poi, le amministrazioni comuniste scoprirono l'importanza di un governo efficiente: così nacque "il mito di Bologna". Dalla fine degli anni '70, però, cominciarono a venir meno le illusioni. E adesso....il morale è davvero basso». Nota dolente, «l'immigrazione. Sia la Lega sia Cofferati hanno creato un clima di malessere. Questa amministrazione, più che il problema della tolleranza eccessiva, ha quello dell'inefficienza. Caffarra ha ragione, dunque, ma attenzione ai toni troppo apocalittici».
Gianfranco Pasquino, professore ordinario di Scienza politica a Bologna, rispetto alle dichiarazioni di Caffarra è invece più critico: «Forse — nota ironico — preannuncia il suo ingresso nelle primarie contro Cofferati? Certo, sui punti rilevanti ha ragione: oggi in città non si tratta di tolleranza ma purtroppo, e anche per colpa della Chiesa, di permissivismo. Il cambiamento è dovuto a condizioni esterne: Bologna è invecchiata senza saper dare accoglienza né a studenti né a immigrati. E la classe politica degli ultimi 15 anni si è dimostrata del tutto inadeguata».
Filippo Andreatta, professore di Scienza politica e Relazioni internazionali nell'ateneo bolognese, intravede «un problema di vocazione di Bologna rispetto alla modernità. Diciamo che, tra le altre cose, è venuta meno una specificità bolognese: la capacità di "bolognesizzare" i non bolognesi. Intesa come integrazione, prima di tutto. E poi — l'elezione di Veltroni ne è la prova — la nostra città non è più serbatoio per il rinnovamento della classe politica, che si è "riromanizzata" ». Condivide, dunque, Andreatta, il giudizio pessimistico di Caffarra, ma avverte: «Se è di tipo culturale è un contributo doveroso. Se invece è politico, attenzione, perché rischia di mettere in minoranza i cattolici e indebolire la Chiesa».
Paolo Pombeni, politologo e docente all'Università di Bologna, ammette che «sì, c'è stata un'eccessiva tolleranza, in questi anni. La città ora è sempre più sporca e degradata. Un esempio? Oggi il giardinetto della segreteria di Lettere è inondato di bottiglie rotte: venti anni fa non sarebbe successo. Per non parlare dei riti "innovativi" delle sedute di laurea, lancio di uova e così via. Cofferati però non c'entra. È una situazione scappata di mano a tutti. Non abbiamo voluto vedere la realtà. E dunque ben venga Caffarra, che con il suo monito ci invita a intervenire».
Infine anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini sposa le tesi del cardinale: «Sì, Bologna non è mai caduta così in basso: è lo specchio del degrado italiano. Biffi fu preveggente a lanciare l'allarme. La politica è latitante e la Chiesa svolge un'opera di supplenza: fa bene Caffarra a parlare, dunque. La giunta Cofferati? La sua instabilità è la spia di quel che accadrà di qui a poco a Roma» (nella foto il Papa con il Cardinale Caffarra).

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