Quando e chi le ha detto: “Sei tu la vicepresidente del nuovo governo”?
Erano passate 74 ore dalla nostra vittoria. Ricorderò per sempre anche i minuti di quel giorno. Il presidente mi chiama: batticuore. Vado nel suo studio. Sorride: “Sei tu il mio vice e anche il portavoce”. Ero paralizzata, ma mi son detta: “Caramba, dopo anni di politica ho incontrato il mio vero lavoro”.
Niente figli, niente matrimonio: è stata una rinuncia troppo dolorosa?
Non la sento così e non la vivo così. È stata una scelta che non ha tolto alcuna intensità a una vita fitta di amici, amori, viaggi e sogni avverati.
Dicono: Zapatero si preoccupa solo quando Fernandez si arrabbia. Vero?
Ma va, non ho bisogno di arrabbiarmi io. È che son dentro a una storia così forte che non mi risparmio nulla e non posso risparmiare troppo agli altri. Per vincere anche i campioni chiedono incoraggiamenti.
Nel passato governo le donne soprattutto hanno sofferto di fame di libertà.
Adesso mangiano molto. Siamo sempre di più. È un’equazione certa: più donne, più potere. Dopo la rivoluzione della legge di parità, c’è stata un’esplosione di femmine nelle elezioni municipali. Oggi sono 7 mila, tra sindaci e assessori. Zapatero dice che le donne sono il primo motore del cambiamento. Certo i germi del maschismo covano nella nostra cultura, ma moriranno.
Quattro parole per Zapatero.
Coraggiosissimo e intelligente. Talentuoso e unico nello stile umano.
Ha detto: “L’emozione più grande è stato il ritiro dall’Iraq”. La politica può essere anche emozione?
La politica è emozione perché è la vita stessa. Certo, ero emozionata quando tutti insieme abbiamo visto approvare leggi coraggiose come quelle della violenza di genere, dell’uguaglianza e della dipendenza, che davano a tutti la dignità del proprio destino. Non dovrebbero emozionare riforme che sono la tua carne e che segneranno il cambiamento sociale di molti paesi?
La legge sulle nozze omosessuali vi ha messo contro il Vaticano.
Parlerei di diversità di vedute. Rispettiamo fortemente la posizione della Chiesa. Ma il nostro governo ha promesso diritti anche a coloro che volevano riconosciuto il vincolo di un amore vero seppur diverso. Questa è una legge che non fa male a nessuno, ma toglie grandi sofferenze a molti. Del resto, la politica deve rendere i diritti umani una verità universale e migliorare la vita di tutti. Questa è la vera sfida della nuova Spagna e per me la vera ossessione.
Ce la farà Hillary Clinton a diventare presidente Usa?
L’hanno fatta morire cento volte. Ma lei cento volte è risorta. Ce la farà.
Perché invece i francesi hanno voluto Nicolas Sarkozy?
Bisogna chiederlo a loro.
Insomma, perché Ségolène Royal non ce l’ha fatta?
La risposta è in una profezia molto acuta della sua bella campagna elettorale: “Una donna all’Eliseo? Dovrebbe essere una vera rivoluzione”. Ségolène sapeva bene che la più recente rivoluzione francese risale a qualche anno fa. Ma non sparirà dalla scena. L’ho vista da poco: era bella e pugnace.
Quale donna passerà alla storia: Angela Merkel o Hillary Clinton, Margaret Thatcher o Benazir Bhutto?
Michelle Bachelet, presidente cilena. Il coraggio nella lotta ad Augusto Pinochet, la generosità del perdono, il suo genio politico sono già storia. Questa donna ha abbassato il livello di povertà del 23 per cento per la prima volta. Quando è venuta a Madrid l’ho accolta in un palazzo meraviglioso, ma ho invitato solo donne. Putiferio. È stata grande e spiritosissima. “Perché hai fatto un governo paritario pure tu?” le ho chiesto ironicamente. “Per trovarci già in coppia quando balliamo dopo il lavoro”.
Un desiderio?
Forgiare una vera cittadinanza mondiale. Siamo bombardati dalla tecnologia? Bombardiamo la terra di etica. Impariamo a navigare fra sogni e valori.
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