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venerdì 9 novembre 2007

Divorzio, un diritto scritto nella Bibbia.

Un teologo evangelico ribalta l’interpretazione dei passi che proibiscono la separazione dei coniugi.

(La Stampa) Il divorzio è proibito dalla Bibbia? Non secondo i cristiani evangelici: anzi, il Libro dei libri lo permetterebbe esplicitamente, proprio con i due passi di Matteo che finora sono stati considerati alla base dell’inscindibilità del matrimonio.

A proporre l’inedita interpretazione è il reverendo David Instone-Brewer, autore di uno studio pubblicato nel numero scorso di Christianity Today, popolare mensile evangelico: Instone-Brewer si è concentrato in particolare sul passo in cui i farisei chiedono a Cristo se per un uomo non sia lecito divorziare dalla moglie in alcun caso e ha proposto un’interpretazione alternativa proprio di queste ultime parole. Ne deriva una traduzione in cui l’espressione potrebbe indicare non tanto che il divorzio non è permesso in nessuna circostanza, ma che non è legittimo il divorzio “per una causa qualsiasi”: Cristo non avrebbe inteso negare il divorzio, quanto esprimersi contro l’abbandono del coniuge senza valide ragioni. Il teologo avrebbe anche individuato sia nel Vecchio, sia nel Nuovo Testamento almeno quattro casi in cui il divorzio è ammesso: commettere adulterio, trascurare il coniuge dal punto di vista emotivo e sessuale, abbandonarlo o sottoporlo a violenze fisiche e psicologiche danno al marito o alla moglie il diritto di chiedere l’annullamento del vincolo matrimoniale.

Le convinzioni millenarie dei cattolici, che almeno formalmente rifiutano il divorzio, si baserebbero quindi su un’errata interpretazione, ma le tesi di Instone-Brewer hanno catalizzato l’attenzione e fatto discutere anche per le possibili implicazioni politiche: tre dei più importanti candidati repubblicani alle presidenziali - Giuliani, Thompson e McCain - sono divorziati e i repubblicani negli ultimi decenni hanno spesso fatto affidamento sui voti della comunità evangelica.

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