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sabato 26 aprile 2008

La sauna-bordello di Torino. Intervista al proprietario Mario Lo Marco

"Dov'è il reato? Ci si incontrava tra vecchi amici".

(Massimo Numa - La Stampa) Mario Lo Marco, 70 anni (in foto), è il titolare della sauna-gay «Antares». L’ha aperta nel 1981 dietro suggerimento - dice - «di un funzionario di polizia». Per evitare guai e controlli. Adesso è triste. Immobile dinanzi al portone, guarda gli agenti al lavoro e si lascia andare a un lungo amarcord.


Signor Mario, che cosa è successo?
«Non riesco a capire proprio perchè l’hanno chiusa, la sauna. Come potevo sapere che i ragazzi si prostituivano? Pensi che nei giorni scorsi ne ho cacciati quattro, tutti romeni. Un cliente mi aveva avvisato: “Mario, quelli chiedono soldi...”. Li ho buttati fuori».

Senta, ma davvero ha una clientela d’alto bordo, come si mormora?
«Certamente sì. Al momento del controllo, davvero spettacolare, c’erano almeno quaranta agenti, avevo in casa due vescovi, uno di Como o forse di Lugano, avvocati, medici, un preside, professori. Eh, gente a posto, molti sposati. Vengono da anni, alcuni sono diventati amici. Intendiamoci: io sono etero, eterosessuale».

Imbarazzante...
«Tanto imbarazzante. Le persone si sono sentite colpite ingiustamente, nessuno ha commesso reati. E non è detto che si venga in sauna per fare qualcosa di trasgressivo. Si incontrano gli amici, si decide che cosa fare dopo, in un ambiente sicuro e tranquillo. Trent’anni di lavoro, mai un problema. Fino a quando, proprio qui fuori, ho avuto una discussione con un pezzo grosso. Lui insultava i pensionati che vanno nel market: “Non è vero che sono poveri, hanno tutti il telefonino in tasca!”, sbraitava. L’ho messo a terra con poche parole. Se n’è andato furibondo. Ed eccoci qui».

Un po’ di storia?
«Siamo stati i primi in Italia. “Antares” è nato proprio come una sauna club solo per gay. Una rivoluzione, ci hanno copiato tutti. Si pagano otto euro per l’ingresso, dieci nei festivi e si assicura il servizio. La regola è la massima discrezione e il rispetto».

Torniamo ai clienti illustri? Vero o falso?
«Vero, vero. Ricordo tre notissimi volti della televisione e del cinema, due purtroppo scomparsi. Poi un attore famoso, specialista di western all’italiana. Un grandissimo attore di teatro, ora ultraottuagenario, un re del palcoscenico».

I nomi?
«Li dico ma non li scrivete. Per piacere. Dunque X, Y, Z. Lo scrittore gay, super noto, molto provocatore, il professore universitario, gentilissimo. Il presidente di una squadra di serie A, una persona squisita che non c’è più. Sacerdoti, come il parroco di S., don I., mi sembra».

Tanto per non far torto a nessuno, visto che ha citato quasi tutte le categorie professionali. E i magistrati?
«Due. Venivano con l’auto blu. L’autista restava fuori. Eh, quanti poliziotti e carabinieri sono passati di qui. E giornalisti, anche...».

Insomma, un successone...
«Rovinato da questa assurda operazione. Ma perchè, poi? Certo, qualche vicino ce l’aveva con noi, per partito preso. Sono deciso a combattere, per riaprire al più presto. Mi accusano di essere diventato milionario. Figuriamoci...».
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