E un dossier segreto rivela come una cupola con docenti e politici si spartiva cattedre e concorsi nell’ateneo di Bari.
(L'Espresso) È un «mosaico, una tessera che va ad incastrarsi con l'altra, perché là non esiste una persona indipendente... tutti quanti fanno parte di un ingranaggio perverso, tutti! Voglio essere molto buono, il 30 per cento delle persone che si sono laureate nell'ultimo decennio non sarebbero più laureate». Ecco che cos'è stata per anni l'Università di Bari (nella foto), e in particolare la facoltà di Economia, secondo Massimo Del Vecchio, 46 anni, professore o, meglio, "cultore della materia" a Matematica.
Per la Procura di Bari Del Vecchio è la tesserina magica nel sistema della compravendita degli esami universitari. Una rete organizzata a cellule: gli studenti avvicinano i bidelli, i bidelli avvicinano chi di dovere e l'esame si supera. C'è un tariffario, si arriva fino a 2 mila euro. Ci sono i filmati che dimostrano i passaggi di denaro da una mano all'altra, due mazzette prese in flagrante. Ci sono anche le intercettazioni che raccontano favori sessuali. Centinaia di pagine che hanno spinto il sostituto procuratore Francesca Pirrelli a chiedere e ottenere l'arresto di sei persone: due dipendenti dell'università, due bidelli e due professori, uno dei quali è appunto Del Vecchio. Altri quattro docenti rischiano l'interdizione, compresa la presidente del corso di laurea. El'inchiesta potrebbe presto allargarsi ancora. Da qualche giorno, sotto gli occhi del comandante provinciale dei carabinieri, Gianfranco Cavallo, c'è un particolare in più.
La tessera che chiuderebbe il mosaico: al momento dell'arresto a casa di Del Vecchio sono state trovate una dozzina di pagine, scritte in corsivo, fitte di nomi e cognomi, episodi, riferimenti, intrecci, nuove rivelazioni. Un memoriale - che ora viene valutato dagli uomini del tenente Michele Cataneo - che svelerebbe tutti i segreti della facoltà e dell'università, dove una cupola gestirebbe le elezioni del preside, del rettore e i concorsi universitari. Ci sono nomi di alcuni tra i più noti professori della città e quello di un parlamentare del Pdl. Appunti che non sorprendono, perché confermano il quadro delle registrazioni telefoniche. Nelle quali Del Vecchio spiegava: «Qui ci sono tre-quattro famiglie importanti: non è che loro determinano soltanto il nuovo preside, ma determinano chi si deve mettere alle cattedre. Perché al preside dicono: "Noi abbiamo la possibilità di farti preside, però dopo che ti abbiamo fatto preside tu...". Alla prossima tornata sono ancora più forte di prima e dirò a un altro preside: "Vedi che se non vengo io, tu non vieni nominato". Allora tu verrai da me e mi dirai: "Cosa vuoi da me?". Due parenti falli entrare... Così il mio potere aumenterà sempre». Al professore i carabinieri hanno sequestrato «copioso materiale cartaceo» con numeri di telefono «abbinati a giovani donne», nonché «voluminoso dossier fotografico dall'esplicito contenuto erotico, ritraente giovani donne, molte delle quali verosimilmente studentesse ». Il docente era proprio al telefono con una studentessa, il 12 aprile 2006.
Del Vecchio: «Tu, ti devi aprire, ti devi aprire proprio... perché se ti apri a metà poi... ti metti in una situazione di tranquillità locale, perché se vedo che tu anziché aprirti ti copri, mi copro anche io... Se non ti sbottoni... io non ti posso fare niente».
Studentessa: «Professore, se lei mi dice ho la soluzione al tuo problema, io domani stesso sto qua... Io, professore, le sto dimi viene in mente».
Del Vecchio: «Io non intendevo sbottonati in senso figurato, io intendo in un altro senso...».
Studentessa: «Io, professore domani le porto i soldi». Del Vecchio: «Non intendevo nemmeno in senso economico... Va bè andiamo avanti».
Secondo Del Vecchio però il baratto sessuale non è un'abitudine isolata alla facoltà di Economia e Commercio. Lo fanno i professori ma anche i bidelli. Parla per cognizione di causa perché in tanti si rivolgevano poi a lui per fare superare l'esame di matematica. Così racconta a un amico.
Del Vecchio: «Nicola (ndr, un bidello) si è fatto le studentesse greche in facoltà nell'Aula magna».
Amico: «Davvero?».
Del Vecchio: «Sì, nell'aula magna dove si riuniscono per decidere... là non ci sono nemmeno le finestre, capito?... Una ragazza di Bitonto era stata con Nicola che voleva alcuni giochetti... orali. Questa si è rifiutata e ha detto, giochiamo in questo modo... Io l'ho saputo perché questa doveva fare matematica, Nicola su matematica non poteva fare niente».
Amico: «Era cosa vostra».
Anche l'11 gennaio 2006 Del Vecchio parla con una studentessa. E allude - scrivono i carabinieri - a «rapporti sessuali intrattenuti tra studentesse, docenti e addetti alle aule allo scopo di superare gli esami».
Del Vecchio: «Tu, non ti devi spaventare, perché certe cose esistono a Bari... Io te lo dico sapendo che sei una persona che rimane qua...». E indica i nomi di alcuni docenti, non indagati. Poi prosegue: «Lui se li porta in quell'albergo; proprio ti posso dire anche il numero della stanza dove va, perché là è amico del proprietario... Una volta fu sgamato dalla moglie, si separarono pure... Poi si fanno anche i bidelli le ragazze. I bidelli non belli, quelli proprio che una dice: "Madonna, neanche se stessi in punto di morte..."».
Il 21 gennaio, invece, sempre Del Vecchio «illustra alla candidata le modalità di superamento dell'esame di inglese mediante il versamento di una mazzetta di 1.500 euro ». Ma come al solito il discorso cade anche sul sesso:
Del Vecchio: «Se puoi essere interessata dopo all'inglese, l'altro te lo posso far fare con molto poco... Per tutte e due le lingue... 1.500 euro». Poi ride. E spiega come funziona nelle altre facoltà.
Del Vecchio: «A Giurisprudenza non solo si comprano, ma bisogna vedere anche con quale metodo si comprano: se in euro o in natura. Io là conosco ragazze che si vendono proprio. Oh Dio, stanno anche a Economia... Hanno una storia con il professore che fa diritto ed è una storia che si chiude dopo la verbalizzazione sul libretto, poi hanno una storia con quell'altro... Ti dico che sono molto belle queste si vogliono solo... divertire. Cose che succedono anche da noi ma a Giurisprudenza, succede ancora di più perché il numero di cultori della materia è maggiore...».
La ragazza non sembra stupirsi. Laconica infatti commenta: «Sì, è logico». Accanto alla compravendita degli esami c'è quella delle tesi. C'è il caso per esempio di «una tesi procurata da Vincenzo Milillo (il bidello al centro dell'inchiesta, ndr) e approntata dal docente Giorgio Cusatelli», in cambio di un assegno da 2.500 euro. «Il professore - si rassicurano al telefono gli indagati - ha detto che se la vedeva tutta lui... Nicola si deve mettere d'accordo con il professore... Si segnasse tutto quello che gli dice, è il professore che sta dirigendo tutto... La tesi si fa allo scanner, non c'è bisogno di scriverla due volte. Viene nel computer, già. Si va sopra e si cambiano solo le frasi dove ha cambiato quello... e se no dobbiamo scrivere tutto di nuovo. E che siamo, fessi?». No, fessi no. Ma almeno riconoscenti: «Avevo appuntamento con il professor Cusatelli gli ho portato il vino, dieci litri di vino proprio buono».
Nell'inchiesta emerge poi una fitta rete di raccomandazioni su alcuni esami, al centro della quale si troverebbe il professore ordinario di Diritto del Lavoro, Antonio De Feo. Presidente del Circolo tennis, De Feo è un uomo di fiducia del parlamentare della Cdl ed ex governatore pugliese, Raffaele Fitto: il docente anni fa è stato arrestato con l'accusa di aver favorito un amico e parente dell'onorevole nella vendita di una società di cui era curatore fallimentare.
Fitto viene più volte nominato da De Feo anche in questa inchiesta. Il professore si premura per esempio con la sua segretaria di preparare «una cartellina dei raccomandati... perché poi farò una lettera se appoggiano Fitto». Il 15 febbraio del 2005 lo chiama invece il capo di gabinetto dell'allora governatore pugliese, Mario De Donatis che gli aveva chiesto una raccomandazione per una studentessa.
De Donatis: «L'ha fatta?».
De Feo: «Già fatta... già fatta...».
De Donatis: «Quanto?».
De Feo: «Io mi scrivo tutti ricordati...».
De Donatis: «Dammi un giorno del mese... ».
De Feo: «Un giorno del mese vuoi tu... (ride)... Aspetta, aspetta un attimo, sto facendomi dare il verbale.... Giorno trenta!».
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