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martedì 19 febbraio 2008

Fashion italiano nel mondo: Ma siamo ancora il top? La Settimana della Moda a Milano e le polemiche.

Garzoni: "Bisogna fare sistema, ma nella moda non e' mai stato facile".

(News Italiapress) La polemica è scoppiata. Mentre impera Milano Moda Donna, dal 16 al 23 febbraio, il sistema si pone interrogativi importanti. Dolce & Gabbana, nelle persone di Stefano e Domenico, dalle pagine del Corriere della Sera, hanno invitato i colleghi a tirarsi fuori dal Calendario delle Sfilate e fare “sistema contro il sistema”. Una diatriba di vecchia data, quella tra D&G e la Camera Nazionale della Moda, che però porta questa volta a importanti riflessioni sul made in Italy italiano e sul suo posizionamento all’estero.

Un circo senza senso dove i grandi vengono sacrificati, i giovani non crescono e basta pagare per sfilare”. Un sunto nelle parole di Domenico e Stefano, punta di diamante del Made in Italy all’estero. Accuse pesanti e precise. Una polemica che parla di provincialismo, proprio quello che l’Italia, come ogni altro paese, del resto, non può più permettersi, in un sistema, per giunta, e in un settore, quello della moda, che da anni ormai ci rappresenta nel mondo assai più di “pizza e mandolino”.

La settimana della Moda è al suo culmine. Definire intense queste giornate, per addetti del settore, giornalisti e buyer, è un eufemismo. I numeri del calendario? 221 collezioni. Per 103 sfilate. Di 95 marchi. 47 griffe sfilano al Milano Fashion Center, sotto la diretta organizzazione della Camera della Moda. Le altre 48 in contemporanea, fanno parte del calendario ufficiale ma sfilano in location esterne alla Fiera. Last but not least, 8 sfilate doppie.

Si corre da una parte all’altra”, dice a News ITALIA PRESS Marina Garzoni, Fondatrice dell'Associazione "Moda e Tecnologia" e consulente di famosi marchi della moda. Milano non può permettersi di perdere la sua posizione di leadership. Moda vuol dire identità italiana nel mondo, vuol dire sviluppo. Vento di crisi? Con quali ricadute a livello di economia internazionale?

Milano, Parigi, Londra, New York e il sistema Francoforte/Colonia/Düsseldorf/Monaco sono i luoghi che, con Firenze, fanno parte del grande circuito internazionale delle manifestazioni organizzate di moda. Diversamente da Firenze, sono grandi città, realtà metropolitane nelle quali alcune delle funzioni del gioco della moda hanno un peso predominante rispetto ad altre: in tutte queste città però la moda è qualcosa di più di un ricco business ma contribuisce a definire il loro dinamismo, la loro apertura al mondo e la loro identità contemporanea.

La concitazione e gli appuntamenti a non finire sono la realtà degli investitori internazionali in questi giorni a Milano. “Il calendario è molto congestionato e non sense. A discapito di quella che invece è la vera creatività. Una critica del sistema non si può non fare, e le critiche sono uno stimolo a migliorare. Bisogna capire cosa vuol dire essere in calendario. Se sfilare vuol dire avere la possibilità di mostrare la propria collezione ai propri clienti, italiani e internazionali, ha senso. Se si vuole dare un carattere forte alla Settimana della Moda, bisogna fare una scelta e dare spazio ai giovani. I giovani, nell’attuale calendario, sono previsti nell’ultimo giorno. Quando non c’è più nessuno e i buyer, soprattutto stranieri, sono già andati via”, è il racconto di Marina Garzoni.

I buyer avrebbero forse bisogno di date diverse. Arrivano, e magari gli ordini li hanno già fatti. La sfilata al massimo è una conferma di qualche trend che non si è magari visto nello showroom”. La polemica di fondo – continua Marina Garzoni - che non viene compresa dal grande pubblico, e che è insita nelle parole di Dolce & Gabbana, è che “se Milano vuole stare al passo con le altre grandi capitali della moda, deve fare delle scelte”. Non si possono mettere in calendario più sfilate per linee di prodotto della stessa casa. Ci sono gli show room.

La moda è cambiata, e i modi di acquisto anche. L’Italia – Milano come voce della moda – sembra non averlo capito. “Il buyer non capisce assolutamente più nulla, in questo calendario”. Una delle strategie per rivedere il Made in Italy nel fashion, sarebbe probabilmente rivedere alcune strutture di funzionamento del sistema. La Camera della Moda fa 50 anni, e lo stare al passo con tempi che cambiano così rapidamente è difficile.

Togliamoci dalla testa – prosegue la Garzoni – che un buyer oggi può fare tutte e quattro le città della moda. Deve fare delle scelte. E deve venire a Milano perché è la Capitale dell’industria della Moda. Solo che potrebbe non essere più la Capitale della creatività, e questo è quello che a me fa più paura. C’è il rischio che si indebolisca l’attrattiva da parte dei buyer esteri”.

Tra le magiche quattro, dunque, a volte è Milano la meta sacrificata?Ancora oggi no, per fortuna. A parte alcuni investitori statunitensi, ma questo a causa del dollaro a 1.400”. Molti marchi della moda italiana sono andati, in effetti, a sfilare a New York: Alberta Ferretti, Ermenegildo Zegna, Diesel. “Si sono detti: preferisco andare io dai miei compratori americani”.

Quindi l’abbandono dei buyer stranieri è vicino?Non credo. E’ una minaccia che spesso avanzano, ma che poi non mettono in atto. Milano è ancora la Capitale della Moda. Ha troppi showroom, ed è una grande macchina organizzativa di fronte al pubblico internazionale che difficilmente può saltare”.

Ma un monito si rende necessario: “Il futuro si costruisce sul presente. E la gente è stanca di essere trattata così quando viene a Milano. Manca un’attenzione ai veri bisogni sia dei buyer che della stampa”. “Bisogna fare sistema – conclude Marina Garzoni – e fare sistema nella moda non è mai stato facile. In un sistema, poi, che è globale.

La griffe Violanti il 25 febbraio prossimo sarà a Mosca, per la sfilata della nuova collezione Autunno-Inverno 08/09. Una scelta chiara e precisa nei confronti del pubblico russo, uno dei più ambiti dalle griffe della moda italiana, una scelta che dichiara apertamente la vocazione internazionale del marchio e soddisfa la crescente richiesta di prodotti luxury da parte dei grandi buyer dell’est europeo.

Lo slancio dell’azienda ne ha consolidato la presenza nelle grandi piazze del fashion come Parigi, New York, Barcellona e adesso Mosca. “Mosca si sta ormai consolidando come una delle piazze mondiali della moda, almeno a livello di consumo anche se e' ancora un po' indietro per cio' che concerne tendenze e nuove proposte. I Grandi Magazzini (TSUM , GUM e LOTTE, in primo luogo) sono vetrine affermate delle più prestigiose marche internazionali, tra cui emergono in quantità e diffusione le principali italiane. Ma Mosca è anche un susseguirsi quasi ininterrotto, almeno nelle zone centrali, di negozi monomarca , un settore in cui l'Italia ha una predominanza assoluta, anche con marchi e linee nuove ancora poco conosciute ma in rapida affermazione”. Una situazione in slancio dinamico, spiega a News ITALIA PRESS Roberto Pelo, Direttore dell’ICE di Mosca.

Nel 2008 abbiamo in laboratorio la realizzazione di una 'Italian Fashion Week', un'intera settimana di sfilate e presentazioni solo 'Made in Italy'”. Che, almeno per il momento, sui buyer dell’est europeo sembrerebbe non doversi preoccupare. Spiega Pelo: “Calzature , pellicceria, una sezione di nuovi e giovani stilisti : un'intera settimana di offerta italiana che organizzeremo a settembre a cavallo di due manifestazioni classiche , la CPM che si tiene ad Expocentr e Moscow Fashion Expo, che si svolge a Crocus. Italian Fashion Week si svolge nell'ambito di un piu' vasto progetto, che riguarda la moda-abbigliamento e che prevede anche altri eventi (campagne promo-pubblicitarie, seminari, presentazioni di tendenze, ecc)”.

News ITALIA PRESS ha raggiunto anche Michele Giglio, buyer del Gruppo Giglio, 15 monomarca all’attivo, naturalmente a Milano per Milano Moda Donna. Che ben conosce il mondo e il punto di vista del mercato dall’estero. “E’ impensabile che la Camera della Moda sia così debole, non avendo né Armani, né Dolce&Gabbana, né Prada. I nostri stilisti dovrebbero capire che insieme si può fare di più”.

Ma qual è lo stato degli investimenti e della presenza dei buyer esteri? “Milano, che piaccia o non piaccia, è la capitale della moda nel mondo. La manodopera migliore al mondo è quella italiana. Un buyer non si lascia influenzare dalle polemiche di questi giorni, assolutamente no”.

Il buyer che fa gli interessi della sua azienda, deve per forza venire a Milano. Un buyer internazionale non può permettersi il lusso di non venire in Italia”, spiega Giglio.”Il cambio dollaro euro può aver in effetti fatto comprare meno. Ma se il buyer straniero vuole del lusso importante deve venire in Italia, e non farà caso al cambio”.

La polemica – ci tiene a sottolineare Giglio – l’hanno cominciata gli americani, l’ha cominciata Anna Wintour (Direttore di Vogue America, ndr), che è convinta di poterci massacrare. In realtà non è vero: noi siamo i più forti. Loro non sono nessuno nel vero senso della parola. Un buyer intelligente, da qualunque parte del mondo venga, non può fare a meno dell’Italia. Milano è la Capitale della moda nel mondo. Affine a Parigi per l’haute couture, ma la prima per prét-à-porter e prodotto”.
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Milano Fashion Week, Emporio Armani, Coll. A/I 08/09.

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2 commenti:

Stefano Wolf ha detto...

Sono Stefano Wolf, autore del blog
sugli eventi Vintage di qualità.
Concordo con le tue osservazioni e ti chiedo ok per ripubblicare il tuo post all'interno del mio spazio:
www.vintagevents.blogspot.com

Grazie e ciao
Wolf

Redazione ha detto...

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