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martedì 11 dicembre 2007

L’omosessualità è una scelta di libertà.

(GayAP) Se l’omosessualità è un orientamento sessuale, viverla è sicuramente una scelta (di libertà). Nascere o diventare gay non è essenziale, anzi porsi la domanda perché si è omosessuali è inutile e dannosa. La cosa più importante è vivere la propria condizione naturalmente e in modo sano. La condizione omosessuale è intrinsecamente una scelta di libertà basta lasciarla vivere. L’essere omosessuale permette all’uomo e alla donna di rifiutare per forza di cose un modello precostituito che s’incarna nella famiglia eterosessuale formata da un padre, una madre, dei figli e dove regna la sopraffazione ed il maschilismo.

Oggi assistiamo al fallimento di questo istituto che non si esprime tanto dal numero di divorzi o separazioni ma piuttosto dal numero di violenze sulle donne e sui bambini tra le mura domestiche, o alla diffusa usanza di avere relazioni extraconiugali, per la maggior parte maschili, più o meno palesate. La condizione omosessuale se vissuta da subito permette di rifiutare questo modello. L’alternativa non è un altro modello già preconfezionato anzi è tutta da costruire. Per alcuni la battaglia delle unioni civili è vista come un cercare di adottare il modello eterosessuale di famiglia e per questo da rifiutare, tuttavia nessuno può conoscere quale sarebbe il suo reale sviluppo sulle coppie omosessuali ma più di tutto sulle coppie eterosessuali. Il riconoscimento dei diritti della comunità glbt è una battaglia di civiltà che non necessariamente può portare ad un progresso se non è accompagnata da una reale crescita sociale e culturale degli omosessuali. L’istituto familiare stile “Mulino Bianco” che non è mai esistito, tuttavia ce l’hanno propinato come reale o meglio come modello a cui aspirare (ma impossibile da raggiungere), nella realtà applicato ad una giovane coppia di città, entrambi con un lavoro precario, si risolve in una famiglia ricattata ed esasperata dalle condizioni economiche difficili (affitto della casa o mutuo, aumento del costo della vita, figli a carico) e con un amore partito con la A maiuscola ed evoluto in una mal celata sopportazione la cui unica soluzione è la separazione o le continue scappatelle o nella peggiore delle ipotesi la violenza a carico della donna o dei figli.

Tutto questo può succedere alle coppie omosessuali? La risposta può anche non essere si, se la comunità riesce a porsi criticamente e non in modo passivo a scelte di lotta politica finora non metabolizzate da nessuno. Se l’istituto dei PACS in Francia o del matrimonio omosessuale in Spagna ha visto una bassa partecipazione dei gay e delle lesbiche il motivo è che la battaglia progressista di alcuni non è coincisa con una altrettanta battaglia culturale nella comunità. Sappiamo benissimo che una famiglia formata da due uomini o due donne può essere inserita nel tessuto economico liberista senza difficoltà con o senza DICO, l’unica differenza è che regolamentare una tale famiglia significa proporre modelli familiari alternativi al modello cattolico ed islamico, all’interno dei quali si esercita il potere dell’uomo sulla donna, e quindi iniziare a scardinare tale meccanismo ingiusto. Le unioni civili possono permettere alle donne eterosessuali di avere un rapporto familiare che può essere scisso con più facilità e permettere agli omosessuali di avvalersi di diritti civili che renderebbero la loro vita più facile.

Non è un caso che il maggior nemico è il Vaticano, proprio perché riconoscere la famiglia omosessuale significa riconoscere una facoltà di vivere liberamente senza regole precostituite e riconoscere le unioni civili tra eterosessuali significa affievolire il maschilismo su cui anche il sistema religioso si basa (cattolico o islamico che sia). L’essere omosessuali è una grande opportunità di vivere una vita libera e lontano da ruoli e catene precostituite, ora tocca a noi saper creare un modello alternativo capace di realizzare rapporti umani non basati sulla sopraffazione ed il potere.

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