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martedì 11 dicembre 2007

La tv italiana gli spot, l'Europa... e le sanzioni.

Come gia’ accaduto con la mancata approvazione entro l’anno in corso del Ddl Gentiloni per il riordino del sistema radiotelevisivo, l’ Ue sta per aprire una nuova procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per l’eccessivo numero di spot pubblicitari proposti sulle nostre tv. Secondo Martin Seylmar, portavoce del commissario Ue alle Tlc: “Il numero degli spot e’ inaccettabile” In particolare le televisioni italiane vengono accusate di non rispettare il il tetto dei 12 minuti di pubblicita’ trasmessa ogni ora e la distanza temporale di 20 minuti tra un blocco pubblicitario e l’altro.
In piu’ c’e’ il problema delle telepromozioni che non vengono calcolate nei tetti pubblicitari e degli spot che promuovono le trasmissioni di ogni singola rete, che in Italia non sono considerati pubblicita’. In poche parole, secondo l’Ue la nostra tv annega in un mare di pubblicita’, ma pare non preoccuparsene. Ancora una volta l’Italia si conferma a livello legislativo una sorta di Cenerentola fra gli stati sovrani europei. In tutti questi anni i Governi che si sono susseguiti hanno legiferato in tutti i campi creando un sistema giuridico fra i piu’ voluminosi, ma si sono mostrati incapaci di far rispettare le stesse leggi a cui avevano dato vita e in alcuni casi, come quello dell’ambito radio tv, promulgando dei ddl lacunosi e di non facile interpretazione permettendo ai soggetti interessati di fare il bello e il cattivo tempo senza il rischio di sanzioni che ora pero’ stanno arrivando, ma a scapito nostro. Per procedura d’infrazione s’intende che l’Italia sara’ tenuta a pagare una multa salata stimabile in centinaia di milioni di euro per ogni giorno di ritardo che si accumulera’ fino all’avvenuta approvazione dei necessari provvedimenti richiesti dal Parlamento europeo.

E’ facile dedurre come tutti questi soldi andranno a peggiorare la gia’ precaria situazione dei conti pubblici, comportando ulteriori aggravi per le tasse dei cittadini, e poco ci consola la notizia che anche la Spagna e’ nel mirino dell’Unione Europea per gli stessi motivi contestati all’Italia. «La Commissione europea da parecchi anni insiste che le regole televisive sulla pubblicità vengano fermamente rispettate in ogni Stato membro», ha concluso il portavoce Seylmar. Riuscira’ l’Italia nel difficile compito di far rispettare le leggi europee?

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