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martedì 11 dicembre 2007

È tutto Merkel quello che luccica.

Angela Merkel
(Walter Rahue- Panorama) Per un attimo Angela Merkel dimentica la sua proverbiale modestia e con un orgoglio quasi sfrontato dichiara ai deputati del Bundestag: «La große Koalition ha fatto i suoi compiti, eccome se non li ha fatti». Per dimostrarlo il cancelliere non ha bisogno di fare lunghi discorsi, ma al dibattito parlamentare per l’approvazione del prossimo bilancio, giovedì scorso a Berlino, ha tirato fuori dalla cartella un foglio di appunti colmo di dati, statistiche e numeri.

In appena 2 anni di cancellierato il numero dei disoccupati è sceso in Germania da 5,2 a 3,3 milioni, il disavanzo pubblico è rientrato nuovamente al di sotto del 3 per cento ed entro il 2011 verrà azzerato per la prima volta dal 1967.
L’economia è cresciuta nel 2006 del 2,9 per cento, quest’anno del 2,4 e l’anno prossimo dovrebbe avanzare nuovamente del 2 per cento. Lo stato è tornato a investire nel futuro, devolvendo il 3 per cento del bilancio alla ricerca e alle università e gli scienziati tedeschi hanno ripagato in anticipo aggiudicandosi i Nobel di quest’anno per la chimica e la fisica, le stesse materie nelle quali Merkel si laureò nel 1978 all’Università di Lipsia.
Nei prossimi anni il governo metterà a disposizione delle famiglie 2 milioni di nuovi posti in asili nido, entro il 2020 la Germania ridurrà del 40 per cento le sue emissioni di anidride carbonica e coprirà il 20 per cento del suo fabbisogno energetico con fonti rinnovabili.
La grande coalizione si è distinta anche per misure coraggiose e poco popolari, come l’aumento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni e dell’iva dal 16 al 19 per cento, l’incremento della tassa sugli interessi bancari e sui guadagni in borsa, portata al 25 per cento, o l’abrogazione degli incentivi per pendolari e acquirenti di immobili. Ciononostante, a metà legislatura è ancora «tutto Merkel ciò che luccica», visto che solo il cancelliere vola nei sondaggi.
L’ultima indagine dell’istituto Forsa per conto della rete tv Rtl e del settimanale Stern indica come il 67 per cento dei tedeschi si dichiara soddisfatto per «l’ottimo» lavoro svolto da Merkel nei suoi primi due anni di guida del governo, mentre solo il 38 per cento si dichiara soddisfatto del lavoro dell’Unione cristiano-democratica (Cdu), il partito del cancelliere. Per la ragazza venuta dall’Est, che solo con la caduta del Muro di Berlino ha scoperto il suo istinto per il potere, il problema non è da poco. Per vincere le prossime elezioni del 2009 la Cdu dovrà superare il tetto del 40 per cento. Solo così potrà evitare una rivolta dei patriarchi conservatori del partito contro la sua svolta moderata e pragmatica, e soprattutto scongiurare altri 4 anni di matrimonio forzato con la Spd.
Ma il prossimo traguardo è tutto privato. Dopo 2 anni per Angela Merkel sta per arrivare il momento di riposarsi. «Sono contenta che Natale sia alle porte» ha confessato con insolita naturalezza a Stern. «Andrò sulle Alpi, farò sci di fondo, qualche passeggiata sulla neve con mio marito Joachim Sauer e cucinerò un’oca».
Difficile immaginarsi la politica più potente d’Europa alle prese con fornelli, pentole e decorazioni per l’albero. Ma potere e popolarità non sembrano avere dato alla testa ad Angela Merkel, che al contrario di altri suoi colleghi è sempre rimasta con i piedi per terra. A Berlino si può ancora incontrare il cancelliere fare la spesa con il carrello (e le guardie del corpo) nel supermercato vicino al suo piccolo appartamento, nel vicolo Am Kupfergraben di fronte all’Isola dei Musei.
Pettegolezzi e paparazzi non trovano spazio nella sobria e laboriosa «Merkel-Republik». La concessione più trasgressiva all’estetica metropolitana è il nuovo (ma già collaudato) look curato dal parrucchiere di grido berlinese Udo Walz.
La meta turistica più esotica scelta da cancelliere e consorte per le ferie è Ischia, l’appuntamento più mondano dell’anno quello della prima del festival wagneriano di Bayreuth, dove il cancelliere ha osato indossare un abito da sera leggermente scollato. Quanto basta per conquistare la simpatia di un’attrice cosmopolita come Cate Blanchett, che recentemente ha confessato di «adorare» Merkel per via della sua politica estera e del suo impegno a favore dei diritti umani e dell’ambiente.
Doti che mandano in tripudio anche l’opposizione francese frustrata da Nicolas Sarkozy, che pur di vendere un paio di centrali nucleari e un centinaio di nuovi Airbus al regime cinese tergiversa sui problemi in materia di democrazia, diritti civili, rispetto dell’ambiente e del copyright.
Angela Merkel, invece, a settembre ha voluto ricevere di persona nel Palazzo della cancelleria il Dalai Lama, mandando su tutte le furie il governo cinese, che è ancora irritato con lei, ma in fondo ha imparato a rispettarla. Come Vladimir Putin, grande amico di tanti statisti occidentali ma trattato con aperto scetticismo dal cancelliere. Al contrario del predecessore socialdemocratico Gerhard Schröder e dell’ex ministro degli Esteri pacifista Joschka Fischer, nella sua visita a Mosca Merkel non ha frequentato solo i saloni del Cremlino, è andata in un freddo appartamento di periferia per incontrare dissidenti e oppositori di Putin.
La vera forza di Angela Merkel sta proprio nel suo modo disinvolto ma risoluto, cordiale ma duro di fare politica estera e di rivendicare per la Germania un ruolo sempre più decisivo a livello internazionale.
In politica interna invece è ancora un po’ debole, intenta com’è a tenere insieme Cdu e Spd. Il suo stile appare sommario, le sue convinzioni provvisorie, le sue scelte opportunistiche. Forse attende solo il momento giusto per sbarazzarsi dell’alleato socialdemocratico, come ha insinuato di recente Der Spiegel, un tempo tra i più fervidi sostenitori di Merkel. Ma oggi, con la poltrona del direttore vacante, il settimanale è indeciso se abbracciare di nuovo la sinistra, orfana di un vero candidato per la cancelleria.
Merkel, pur fra tanti successi e riconoscimenti, deve ancora dimostrare di saper vincere davvero un’elezione. Nel 2005 ha battuto Gerhard Schröder solo per una manciata di voti.
In attesa del prossimo test elettorale, che si svolgerà (se la coalizione tiene) nel 2009, resta il voto in tre regioni (Assia, Amburgo, Bassa Sassonia) dove una sconfitta per i conservatori potrebbe per la prima volta scalfire il mito Merkel.
Soltanto il settimanale News-week ha finora osato definire «in declino» la stella di Angela. E questo forse solo perché era entrato in possesso di una foto che ritraeva il cancelliere insolitamente melanconica mentre guardava fuori dal finestrino di un aereo. Magari stava solo pensando all’oca da fare al forno per Natale.

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