Un rischio che espone il regime a critiche inattese o un’azzeccata mossa propagandista, per costruirsi una reputazione up-to-date tra le giovani generazioni ? Entrambi le cose, a osservare come lo staff ha gestito il blog in questo primo anno di vita. Dopo diversi mesi di abbandono, di recente Ahmadinejad ha preso a postare più di frequente. Ammettendo anche di leggere tutti i commenti, sia quelli più critici che quelli di incoraggiamento. E in parte il risultato è centrato: molti messaggi di ammirazione provengono proprio da utenti occidentali. Colby Brown dagli Stati Uniti scrive: “Dio benedica l’Iran. Bush e Israele non sono sicuri per l’Iran”. “Congratulazioni per il discorso alla Columbia University. Spero che l’Iran riesca ad ottenere il nucleare”, scrive un altro americano all’indomani della visita alla storica università di New York.
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Olli Hämäläinen, di origine finlandese, ci va giù pesante: “Sono un tuo grande fan. Ammiro il tuo lavoro come politico. Io e i miei amici siamo d’accordo con le tue opinioni e pensieri, soprattutto a proposito di Israele”. La redazione sostiene di non censurare nemmeno i commenti più critici (”Come ci si sente ad essere il Presidente più odiato del mondo?” chiede un inglese) e di odio. Del tipo: “Muori lentamente”; “Sei un essere umano terribile e deprecabile”. Molti iraniani fanno esercizio di libera espressione: “Sono uno dei 50 milioni di iraniani che non ti hanno votato”; “Invece di tutti questi viaggi in provincia senza senso, la falsa propaganda di stato in Tv e le tante notizie irreali, non potresti calarti di più nel cuore della società?”. Certo, in un paese in cui l’accesso a Internet è imbrigliato e controllato, questa presunta apertura online sa un po’ di beffa e di propaganda. Al momento del lancio, Keivan Mehrgan, un blogger di Teheran, ha parlato di semplice operazione pubblicitaria: “Ahmadinejad non ha avuto mai a che fare con Internet. Tra l’altro ha sempre detto peste e corna di giornalisti e Internet prima di diventare presidente”.
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