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martedì 11 dicembre 2007

Ahmadinejad 2.0: adesso parla al mondo anche dal suo blog.

Teheran, Mahmoud Ahmadinejad. Alle spalle Kohomeini, fondatore dell'Iran teocratixo

(Panorama) “Una grande vittoria”. Così Mahmoud Ahmadinejad ha definito il recente rapporto (qui in formato pdf) con cui i servizi segreti americani hanno fatto dietrofront sul dossier atomico: l’Iran ha sospeso il suo programma nucleare dal 2003 (il che ha procurato non pochi imbarazzi a George W. Bush). “È stato l’ultimo colpo a coloro che con falsi slogan e pretesti hanno creato per alcuni anni un’atmosfera di minacce, tensioni e preoccupazioni” ha spiegato Ahmadinejad in un messaggio televisivo trasmesso a reti unificate. Ma da un anno a questa parte il leader ultraconservatore iraniano non sembra volersi accontentare soltanto dei fin troppo allineati media televisivi nazionali. E ha iniziato a lanciarsi anche nella comunicazione online. Non solo attraverso le ingessate e agiografiche pagine istituzionali, ma anche attraverso un blog personale. Ovvero il massimo dell’apertura e del confronto aperto con i cittadini. Almeno in teoria. Tutti i contenuti sono tradotti in quattro lingue (inglese, francese, arabo, persiano) per favorire il dialogo con gli utenti di tutto il mondo.

Un rischio che espone il regime a critiche inattese o un’azzeccata mossa propagandista, per costruirsi una reputazione up-to-date tra le giovani generazioni ? Entrambi le cose, a osservare come lo staff ha gestito il blog in questo primo anno di vita. Dopo diversi mesi di abbandono, di recente Ahmadinejad ha preso a postare più di frequente. Ammettendo anche di leggere tutti i commenti, sia quelli più critici che quelli di incoraggiamento. E in parte il risultato è centrato: molti messaggi di ammirazione provengono proprio da utenti occidentali. Colby Brown dagli Stati Uniti scrive: “Dio benedica l’Iran. Bush e Israele non sono sicuri per l’Iran”. “Congratulazioni per il discorso alla Columbia University. Spero che l’Iran riesca ad ottenere il nucleare”, scrive un altro americano all’indomani della visita alla storica università di New York.
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Olli Hämäläinen, di origine finlandese, ci va giù pesante: “Sono un tuo grande fan. Ammiro il tuo lavoro come politico. Io e i miei amici siamo d’accordo con le tue opinioni e pensieri, soprattutto a proposito di Israele”. La redazione sostiene di non censurare nemmeno i commenti più critici (”Come ci si sente ad essere il Presidente più odiato del mondo?” chiede un inglese) e di odio. Del tipo: “Muori lentamente”; “Sei un essere umano terribile e deprecabile”. Molti iraniani fanno esercizio di libera espressione: “Sono uno dei 50 milioni di iraniani che non ti hanno votato”; “Invece di tutti questi viaggi in provincia senza senso, la falsa propaganda di stato in Tv e le tante notizie irreali, non potresti calarti di più nel cuore della società?”. Certo, in un paese in cui l’accesso a Internet è imbrigliato e controllato, questa presunta apertura online sa un po’ di beffa e di propaganda. Al momento del lancio, Keivan Mehrgan, un blogger di Teheran, ha parlato di semplice operazione pubblicitaria: “Ahmadinejad non ha avuto mai a che fare con Internet. Tra l’altro ha sempre detto peste e corna di giornalisti e Internet prima di diventare presidente”.

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