banda http://blografando.splinder.com

lunedì 12 novembre 2007

Italians di Beppe Severgnini: "Sono un omosessuale dichiarato".

Caro Beppe e cari Italians,
ho appena finito di leggere la lettera di Andrea Ribelli («Nascere omosessuali», 30 ottobre) e mi sento anch'io di dire la mia. Premetto che sono per la maggior parte d'accordo con quanto dice. Non si sceglie di essere omosessuali, semmai si sceglie di non nasconderlo più, o come si suole dire, di accettarsi. Come credo la stragrande maggioranza degli omosessuali in Italia e nel mondo ho fatto anch'io il mio percorso di accettazione, ma non sono qui per tediarvi con questa storia. Quello che mi ha colpito della lettera di Ribelli è quando dice «la maggior parte [degli omosessuali] lavora seriamente con onestà», come se volesse invece dire che i «gay», cioè gioiosi e allegramente effeminati, non lo facciano.
Ebbene, io sono un omosessuale dichiarato. Tutti, sia in Italia che qui a Londra, lo sanno. Vado ogni anno al Gay Pride, anzi a volte sia a quello di Londra che a quello di Brighton. Sulla mia scrivania ho la bandiera arcobaleno (simbolo internazionale della comunità Lgbt) e la foto di Kylie Minogue (icona gay). Sono quindi gioioso e a volte allegramente effeminato. Non per questo non lavoro seriamente e con onestà. Sono rispettato e stimato per quello che faccio, e spesso colleghi mi chiedono consigli data la mia esperienza in certi campi. Il problema vero sembra essere, come al solito, che la gente in generale, e gli omosessuali in particolare, vengono giudicati non per quello che fanno, ma per "come" lo fanno: se "appari" gay non va bene, ma se ti conformi agli standard del "macho eterosessuale" allora tutto ok. Sono forse stato fortunato io ad aver incontrato colleghi, capi e persone in generale con una visione più aperta? O non è invece che con la mia professionalità li ho fatto capire che alla fin fine essere omosessuale o eterosessule (o bisessuale o transgender se proprio vogliamo essere precisi) non incide?

Giulio Troccoli, giulio.troccoli@uk.linedata.com

---
La lettera di Andrea Ribelli.

Nascere omosessuali

Caro Beppe, cari Italians,
sono un ragazzo di 20 anni, che studia scienze politiche a Padova, a cui piace viaggiare, leggere, uscire con gli amici, che, se può, consulta il giornale tutti i giorni. Si direbbe che io sia un ragazzo «normale», credo con la testa sulle spalle. Ma se vi dicessi che sono anche omosessuale la vostra opinione su di me cambierebbe? Ho paura che un po’ di atavico ribrezzo per il «diverso» si scatenerebbe anche dentro di voi, nonostante mi dimostriate ogni giorno tramite questo forum di essere persone serie e di mente aperta. E' proprio per questo motivo che ho deciso di intervenire, di dire la mia. Sento la necessità di mettere le cose in chiaro, di smentire luoghi comuni, di zittire voci ignoranti e mosse dal solo pregiudizio.
Tanto per cominciare vorrei specificare una volta per tutte che io NON ho deciso di essere omosessuale, ma semplicemente sono nato così e non ci posso fare niente. Secondo: gli omosessuali non sono tutti «gay», cioè gioiosi e allegramente effeminati, non tutti vanno ai gay pride. Anzi, la maggior parte lavora seriamente con onestà, ma con molti più problemi rispetto agli eterosessuali a causa di medievali discriminazioni. In più vorrei ricordare che un adolescente che un bel giorno prende consapevolezza del proprio orientamento omosessuale deve sopportare notevoli problemi di tipo sociale e che non di rado portano a meditare sul suicidio. Anche perché da questo punto di vista la religione non ti aiuta, anzi ti fa sentire a pieno titolo un cittadino onorario dell'inferno. Infine mi piacerebbe far capire a certa gente che gli omosessuali non sono affatto schifosi maiali pervertiti, ma solo persone che, così come gli etero, seguono la propria natura e che nei rapporti sessuali hanno a che fare solo con persone consenzienti.
Con la presente spero, come ripeto, di aver chiarito le idee riguardo all'omosessualità sperando di non sentire più un parlamentare della Repubblica italiana (Luca Volontè, Udc) che attacca un progetto regionale per combattere l'omofobia con queste parole: «Si cerca di far credere che le pulsioni omosessuali siano una caratteristica innata, mentre invece è un atto fuorviante e vergognoso sotto il profilo scientifico (!) e sociale». La fuga dei cervelli dall'Italia dunque non è più un problema, abbiamo l'autorevole scienziato Volontè a illuminarci. Poveri noi.

Andrea Ribelli , doctorandreas@hotmail.com
---
Dalla rubrica "Italians" tenuta da Beppe Severgnini sul Corriere della Sera.

Sphere: Related Content

Nessun commento: