(Queerblog) Valeriano Elfodiluce (ndr già questo nome la dice lunga) ha tracciato un convincente identikit dell’icona gay in un articolo su gay.it affermando che, per assurgere a tale oneroso ruolo, la donna di spettacolo deve rispettare i seguenti parametri:
1) Il look, che deve essere camp (nel senso di eccessivo e ostentato), trasgressivo, ambiguo, sessualmente carico o perlomeno audace;
2) Una vita privata difficile, costellata da difficoltà, traversie, amori sfortunati e magari qualche tragedia;
3) La riprovazione e la condanna da parte della società perbenista;
4) Canzoni (o altre performances artistiche) che possono essere interpretate anche in chiave omosessuale;
5) Vicinanza affettiva ed effettiva a persone omosessuali (siano essi fratelli, amici, colleghi o persino “mariti”);
6) Un’esplicita presa di posizione a favore della causa omosessuale.
Considerato che bastano tre parametri per diventare icona, praticamente qualsiasi baraccona sufficientemente cretina può essere accolta dal pubblico gay come degna rappresentante delle sue identificazioni. Tra i sei parametri, infatti, non si menziona affatto la dotazione di talento o d’intelligenza, qualità del tutto irrilevanti. Ma entriamo nello specifico.
Le icone più grandi, ovviamente, rispondono a tutti e sei i parametri, o almeno ci si avvicinano: prendiamo ad esempio Madonna (forse si salva dal punto 2, se si trascurano un divorzio e la mamma morta prematuramente) e Mina (non credo che il punto 6 valga per lei, ma non sono un esperto minomane). In più, va detto, non si può certo dire che la prima sia stupida né che la seconda non abbia talento.
Per il resto basta davvero poco. A vestirsi da strappona (per i non romani, dicesi “strappona” una donna conciata in maniera appariscente e tendenzialmente volgare, anche detta “rizzacazzi”) son capaci tutte. Ad avere una vita sfigata non ci vuole granché, soprattutto se per sfiga si intende il non riuscire a trovare uno straccio di uomo che sopporti l’aspirante icona. La società perbenista si scandalizza anche per un’ascella mal depilata, quindi figuriamoci. Tutte le canzoni di questo mondo possono essere interpretate in chiave omosessuale, basta un po’ di fantasia e di tendenziosità. Gli amici gay per le donne di spettacolo sono come il dentifricio per lo spazzolino da denti. Sposare la causa omosessuale è spesso l’unico modo per vendere dischi, dato che gli etero non spenderebbero un euro per certa roba.
Per saperne di più e per scoprire l’ultima icona nazionalpopolare in ordine di tempo, andate a vedere questo blog. Intanto noi proviamo qualche possibile incrocio di tre dei suddetti parametri: i punti 1 + 4 + 6 fanno Paola e Chiara. La somma 1 + 2 + 3 fa Dalida. 1 + 2 + 5 fa Kylie Minogue. 1 + 3 + 4 fa la Carrà. Volete provare altre combinazioni?
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Ndr. Concordiamo nella critica con Queerblog, sempre arguto e critico. E ci poniamo una domanda: quindi altri personaggi non facenti parte del cosidetto mondo dello spettacolo non sono organici al rosario composto da "icone gay"? E quindi, tanto per citarne solo uno e cioè Beckham, un calciatore, uno sportivo, ora fa schifo ai gay?
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