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lunedì 12 novembre 2007

Mr. Bean: se dico ricchione vado in galera?

(Queerblog) “I ministri laburisti sono talmente occupati a fare delle leggi che impediscano alla gente di essere maleducata gli uni con gli altri, che rischiano di mettere a repentaglio il diritto di espressione”. Non la manda certo a dire il simpaticissimo Mr. Bean, alias Rowan Atkinson, l’attore inglese che ha dato vita al buffo personaggio del piccolo schermo.

Tra le righe di una lettera da lui inviata ad un quotidiano britannico, esprime preoccupazione per quanto sta accadendo tra i banchi del Parlamento inglese, impegnato in questi giorni nella discussione di una legge che prevede addirittura 7 anni di carcere per chi venga accusato di insulti a carattere discriminatorio nei confronti degli omosessuali.
Sette anni sembrano forse un’esagerazione, trattandosi comunque sempre di parole e non di coltellate (anche se si dice che una parola può ferire più di un coltello, mah, ditelo a chi se lo becca davvero), e soprattutto fa specie a noi italiani, abituati a vedere uscire stupratori e assassini dal carcere spesso dopo pochi anni.

Da ora in poi basterà quindi un semplice “ricchione” per far assaporare ai sudditi di Sua Maestà le gioie delle patrie galere?
Jack Straw, segretario alla giustizia assicura che quelle di Atkinson sono paure immotivate, dal momento che intende introdurre un emendamento per far sì che le espressioni verbali vengano perseguite sempre e solo qualora venga accertato l’intento offensivo.
Tuttavia il confine tra scherzo e offesa, lo sappiamo, non è sempre così netto. Lo si è visto recentemente nell’edizione inglese del Grande Fratello, dove proprio l’appellativo “ricchione” appioppato da una concorrente ad un coinquilino ha fatto molto discutere.
Atkinson, che ha fatto dello scherno, alle volte davvero perfido, la bandiera del suo personaggio, si duole del fatto che, se le cose continueranno così, non si potrà più nemmeno prendere in giro qualcuno per le sue orecchie. Esagerazioni…forse. O forse no.

Tuttavia noto che ultimamente in vari paesi europei (timidamente anche in Italia) pare stia andando di moda la protezione del gay ad ogni costo, sempre e comunque, come se fosse una specie protetta, con tanto di roboanti proclami su come l’amministrazione di turno sia sensibile ai temi dell’equità sociale. Mah…
Gli slogan in Toscana e, appunto nel Regno Unito, le polemiche trasversali agli schieramenti riguardo l’esclusione dei trans dalle cerimonie religiose…è davvero tutto necessario? La mentalità della gente si potrà cambiare a colpi di leggi, di iniziative clamorose, di proteste, di rumore? O forse non sarà che i governi ci tengono a cavalcare l’onda del politically correct, del gay-friendly, dell’apertura mentale, del progressismo e di tutto quanto possa andare bene per accattivarsi le simpatie di fasce sempre più ampie dell’elettorato?
Non si rischia di eccedere nel senso opposto, ingabbiando gli omosessuali ancor di più con l’etichetta di “bisognosi di leggi ad hoc”? Non basterebbe (e qui parlo per l’Italia) rispettare i principi basilari di uno stato laico (mi vien da ridere solo a scriverlo) che non dovrebbe discriminare nessuno?

--- Ndr. Questa notizia fa il paio con quella relativa alla censura mossa da Fabrizio Marrazzo dell'Arcigay a Giorgio Panariello. Ci prendiamo troppo sul serio?

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