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sabato 27 ottobre 2007

Le memorie di Zeffirelli: Gesù di Nazareth e un tè col Papa.

Il regista Zeffirelli racconta i retroscena del film “Gesù di Nazareth”.
Papa Paolo VI lo volle ringraziare personalmente


(Zenit.org) Questo giovedì il Maestro Franco Zeffirelli, ospite d'onore all'inaugurazione ufficiale del nuovo anno accademico della Pontificia Università Lateranense di Roma, ha raccontato alcuni retroscena del film “Gesù di Nazareth” (1977), il suo più alto capolavoro in quanto a intensità poetica.

Tra le tante sue opere come regista – sono almeno 20 i film che portano la sua firma, – il Gesù di Nazareth, il cui copione venne buttato giù in sole quattro settimane dallo scrittore cattolico Anthony Burgess, è infatti quella in cui in modo più mirabile seppe coniugare fede, storia e tecnica cinematografica.
Per la sua bravura, in seguito venne scelto per trasmettere le immagini dell'apertura del Grande Giubileo del 2000.
Zeffirelli, che da subito si è schernito definendosi “un artigiano e non un filosofo o un artista”, ha rivelato di essersi accorto nel corso della sua carriera dell'“arma che avevo in mano e di come poteva essere decisiva per la vita di migliaia di persone tanto nel bene come nel male”.
“Quando hai la possibilità di ristorare l'animo della gente che soffre e allargare i suoi orizzonti di speranza senti una responsabilità eccessiva per il povero uomo che sei”, ha confessato.
A questo proposito, il regista fiorentino ha raccontato di aver ricevuto ininterrottamente, dall'uscita della sua pellicola, lettere di ringraziamento o di partecipazione da parte di miriadi di persone in ogni angolo del mondo, che erano state toccate profondamente e molto spesso avevano abbracciato la vita religosa dopo aver visto il suo “Gesù di Nazareth”.

“Io ho solamente fatto quel che si poteva fare da cristiano quale sono fin nelle profonde viscere dello spirito”, ha detto il regista che, ai tempi del collegio nel Convento di San Marco a Firenze, ebbe come suo istitutore Giorgio La Pira.
“Tutto attorno a questo film è come se avesse avuto il vento nelle vele”, ha poi esclamato richiamando alla mente un episodio in particolare, quando cioè Elisabeth Taylor, che doveva vestire i panni di Maria Maddalena, si ammalò gravemente e venne sostituita fortuitamente da Anne Bancroft, che accettò un compenso minore a quelli cui era normalmente abituata, facendo anche risparmiare la produzione.
Il regista ha poi ricordato il ruolo di monsignor Pietro Rossano, già Rettore della Pontificia Università Lateranense, come consulente durante la preparazione del film girato in Marocco e, soprattutto, la figura di Papa Paolo VI, che ebbe la possibilità di conoscere molto bene agli inizi degli anni '50.

Infatti attorno alla Convento di San Marco, dove si era andato formando un gruppo di giovani cristiani universitari vicini all'Azione Cattolica, il Cardinale Montini, allora Arcivescovo di Milano, passava ogni tanto per trascorrere – così diceva – “le ore più felici” della sua giornata.
Un volta, ha ricordato il regista, il Cardinale, venuto a sapere della sua vocazione per il teatro, gli disse ironicamente: “Un tempo ti avrebbero impedito di essere seppellito in terra consacrata, ma adesso la Chiesa è cambiata, anzi ti accogliamo come uno strumento di diffusione di buone idee e di buona speranza”.
“Più tardi, una volta eletto, fu lui che portò avanti con la sua discreta rete di influenza il progetto del Gesù”, che stentava un po' a partire..
“Ma alla fine venne dato quest'ordine: Zeffirelli o nessuno”, ha affermato il regista fiorentino.

Incalzato dalle domande di tre studenti dell'Ateneo sulla sua esperienza di regista e sul suo rapporto con la figura di Gesù di Nazareth, Zeffirelli ha spiegato che la sua fede si è andata sempre più rinvigorendo con il tempo e i tanti “segnali prodigiosi” che ha potuto osservare.
Come in occasione dell'Eucaristia, durante la scena dell'Ultima Cena del film, quando l'atmosfera di silenzio assoluto e di densa spiritualità che si era creata all'interno, mentre fuori infuriava una tempesta di sabbia, veniva rotta dai singhiozzi dei suoi collaboratori.
“Voglio pensare che c'era una energia al di fuori di noi che veniva evocata perché si ricreasse quel momento sublime. E infatti è uno dei momenti più belli e agghiaccianti del film”, ha detto.
“Avevamo il sospetto dell'intrusione di una forza suprema che ci guidava”, ha aggiunto e per questo “tutti quanti sapevamo che stavamo facendo qualcosa di molto importante”.

“Curiosamente la troupe, la sera dopo il lavoro, doveva esplodere ballando e divertendosi, facendo ogni sorta di cose pagane per difendersi da questo assedio che ti prendeva alla gola”, ha raccontato.
“In seguito, quando Paolo VI nel 1977 mi ricevette in udienza privata dopo aver visto il film – ha concluso Zeffirelli – mi ringraziò e mi chiese che cosa la Chiesa poteva fare per me. Gli risposi: 'Vorrei che quest'opera arrivasse anche in Russia'”.
“Lui mi guardò e mi mi rispose profeticamente: ‘Abbia fede, presto sul Cremlino sventoleranno le bandiere della Madonna al posto di quelle rosse”.
L'8 dicembre del 1991, giorno della Festa dell‘Immacolata Concezione, la bandiera rossa con la falce e il martello che aveva sventolato per decenni sul Cremlino, venne rimpiazzata con la bandiera della Federazione Russa.

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