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sabato 27 ottobre 2007

Un Pd ermafrodita oggi a Milano: La rivoluzione rosa è servita, alle donne metà dell'assemblea.

Oggi a Milano si riunisce l'assemblea costituente del Partito democratico.
I 2.853 delegati eletti alle primarie divisi in egual misura tra maschi e femmine.
La parità è costata il posto al sindaco di Montalto che voleva aiutare alcuni stupratori.

(Filippo Ceccarelli - La Repubblica) Misteri della natura, mitologia della politica: e se fosse nato il partito ermafrodito? C'è poco da sorridere, sul serio. Si riunisce oggi un'assemblea costituente che risulta per la prima volta, a memoria di cronista attempato, per metà maschio e per metà femmina. Dei 2.853 delegati eletti alle primarie ce ne sono in eguale misura maschi e femmine. La nuova creatura ha quindi due sessi, eh sì, proprio come Ermafrodito, figlio di Ermes e di Afrodite, il giovinetto bellissimo che accoppiatosi con la ninfa Salmace divenne con lei, su iniziativa delle divinità, un essere unico, metà uomo e metà donna.

Come questo Partito democratico, appunto, il cui processo di fusione è stato un po' più complicato e decisamente meno romantico. Basti pensare alla Campania, dove a un certo punto nel negoziato da tregenda sulle liste che dovevano alternare i generi è comparsa la figura genericamente battezzata "la-donna-che-si-dimette": per dar più comodo corso, s'intende, ai magheggi competitivi degli uomini. E così anche il risultato estetico finale del Pd appare lontano dalla levigatissima perfezione delle forme che qualche benemerito scultore della classicità impresse all'"Ermafrodito dormiente". In seguito Gian Lorenzo Bernini lo fece coricare, nella copia oggi al Louvre, su un largo materasso. Solo girandovi attorno si scopre infatti l'altarino che ne completa l'ambigua potenza binaria, o anche bipartisan, se si preferisce.

Fatto sta che per una volta, e senza impulsi necessariamente guardoni, sarà interessante il colpo d'occhio più sulla platea che sul palco, essendo quest'ultimo, come del resto la sala macchina o il posto di guardia del Pd regolarmente affollato da baldi giovanottoni, babbioni o bamboccioni che siano.
E tuttavia resta il fatto che il nuovo partito possiede e presenta al pubblico, pressoché in egual misura, gameti maschili e femminili. "Pressoché", nel senso che per certi non facilmente spiegabili dispositivi elettorali Enrico Letta pare sia riuscito a far eleggere nelle sue liste più maschi che femmine, ragion per cui queste ultime corrisponderebbero al 48,5 per cento dell'assemblea. Cifra comunque non solo mai raggiunta, ma nemmeno avvicinata. Una novità quasi più "culturale" che "politica", come sostiene l'ultima responsabile femminile Ds Vittoria Franco. Un evento che in linea molto teorica potrebbe assestare il colpo di grazia alle esauste culture politiche; o formarne una davvero nuova. Come che sia, si tratta di una pietra miliare in quella specie di indicibile guerra che da tempo immemorabile si combatte fra i sessi.

In piena crisi del patriarcato, l'ermafroditismo politico in qualche modo ne modifica le prospettive, per non dire che le ribalta. Pare di intravederne pallidi segni. Tolto d'imperio fassinian-veltroniano dalla lista delle primarie il sindaco di Montalto, ad esempio, che difendeva certi stupratori e diede alla Finocchiaro della "talebana del cazzo". Ora è chiaro che in un partito a pari dignità sessuale il volgare e fallocratico riferimento lascia il tempo che trova. Così come, certo su un altro livello, viene da chiedersi se nell'odierna costituente Ciriaco De Mita potrebbe permettersi di rispondere come due anni orsono a un'interruzione di una senatrice del suo partito: "Stiamo parlando di cose serie. Stai zitta!". Ma quella seguitava a protestare e allora Ciriaco, tra il sorpreso e lo schifato, facendo ciao-ciao con la mano: "Ma come? Ti ho detto di stare zitta...".

Ermafrodita è l'ostrica, l'orata, la lumaca, la canapa, il pino, il biancospino. Un caso di ermafroditismo sequenziale, cioè di cambiamento di sesso da maschio a femmina riguarda l'indovino Tiresia, e forse meglio di tanti altri si adatta al nuovo partito decisamente "preterandro", cioè maschile in transizione verso il femminile. Così va il mondo, a volte. In mancanza di suggestioni "scaldacuore" - ché tale non può francamernte ritenersi la scelta del sistema elettorale tedesco - la tentazione di allargare il campo è fortissima. E perciò in un baleno ci si potrebbe ritrovare dinanzi al mitico androgino di Platone, di fronte all'"umana nostalgia dell'interezza" che è alla base dell'amore, davanti al vibrare dell'archetipica congiunzione degli opposti, inerpicandosi dalla mistica indù alle più recenti ambiguità dell'immaginario dove i confini tra i sessi si confondono e si annullano: certi quadri di Klimt, Orlando di Virginia Woolf, Petrolio di Pasolini, l'icona della Garbo e di alcune stelle del pop, da Eva Robin fino al fiorente mercato notturno dei viados (pure con imbarazzanti risvolti politici).

Ma per tornare con i piedi per terra, dopo tutto, basterà guardare in platea con il ricordo di tante donne - non necessariamente brutte vecchie grasse e pelose, come se le raffiguravano comunisti e democristiani - che per questo esito bene o male si sono battute. Basterà ricordare le generosità e i piagnistei delle rivendicazioni, la fatica e i ginecei delle redistribuzioni di potere. La politica, insomma, e le sue antiche novità che proseguono nella vita.

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