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sabato 27 ottobre 2007

Ultime dal governo delle tasse: Il canone Rai finisce in bolletta.

Idea di Petruccioli. In Finanziaria una norma per arginare il fenomeno dell'evasione e soccorrere le finanze del servizio pubblico.

(Il Corriere della Sera) Una caccia agli evasori in grande stile per chiudere una volta per tutti gli annosi problemi di bilancio della Rai. Come? Facendo pagare il canone direttamente in bolletta della luce. Così nessuno potrà sottrarsi al pagamento dell'abbonamento. L'idea, geniale quanto diabolica, è venuta al presidente (peraltro sfiduciato nei giorni scorsi dalla Commissione vigilanza) di Viale Mazzini, Claudio Petruccioli.

IN FINANZIARIA - La norma che permette il pagamento dei 104 euro del canone annuale nella bolletta delle aziende elettriche potrebbe essere inserita già nella Finanziaria 2008. L'eventualità è stata annunciata durante la presentazione del piano industriale 2008-2010 della tv pubblica. «Noi abbiamo fatto le nostre proposte - ha spiegato il presidente Claudio Petruccioli - Ora ci auguriamo che ci sia una risposta a un problema reale che riguarda l’evasione dal pagamento del canone».

ALL'INCASSO - La Rai incassa circa 1,5 miliardi di euro dal canone ogni anno (il costo per singolo abbonato è, come detto, di 104 euro), ma secondo le stime circa il 25% dei telespettatori lo evade, contro una media sotto il 10% in Germania e Gran Bretagna e un solo 5% di evasori in Francia. Il canone Rai non è il più alto in Europa (in Svizzera, per esempio, costa circa 290 euro, in Svezia 220, in Gran Bretagna e Germania 200), ma la Rai è anche la tv pubblica europea che registra la maggior quota di introiti dalla pubblicità, addirittura il 52% dei ricavi totali, contro il 23% della Bbc e il 36% di France Television. Insomma, è la conclusione dei vertici della Rai, vista la forte evasione sul canone per ottemperare alle esigenze e agli obblighi di servizio pubblico la Rai deve far fronte alle spese anche attingendo risorse dalla raccolta pubblicitaria (circa 300 milioni secondo la contabilità del 2006). Invece, almeno in teoria, dovrebbe vigere una perfetta separazione contabile: i programmi del «servizio pubblico» dovrebbero essere pagati dall'introito del canone; la pubblicità dovrebbe invece finanziarie gli aspetti «commerciali» della tv di Stato.

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