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sabato 27 ottobre 2007

Il neonato omosex e i blogger: Per scelta o per caso. Ancora sul bambino gay.

(Elfobruno blog)Lo ammetto, ho peccato di superbia. Sul fatto del manifesto col neonato, dico. Come se quello che penso io e come se quello in cui io credo debba valere necessariamente per tutti. Ma poi ieri ne abbiamo discusso, in associazione, e anche se per quel che mi riguarda essere gay è un aspetto che è indissolubilmente connaturato in me, è legittimo pensare che per qualcun altro sia una scelta.

Non so se esista un rischio di determinismo genetico dietro al pensiero che essere omosessuali sia una questione biologica. Alla fine il nostro DNA porta in sé una serie infinita di opzioni: biondi, mori, mancini, stronzi... e via dicendo. Se passasse l'idea che essere gay o lesbica - o qualsiasi altra cosa si voglia essere - è come scrivere con la sinistra o non aver bisogno della tintura per assomigliare alla Carrà, sarebbe un bel passo in avanti.

Il rischio, semmai, è se dal fatto genetico si passa a quello eugenetico.

Perché, e su questo sono d'accordo con chi "critica" il manifesto, poi qualcuno si sentirebbe autorizzato a intervenire laddove si rileva il guasto. E secondo me non è giusto. A me piace essere quello che sono, non perché sono gay ma perché quando mi innamoro di un uomo mi sento felice. E intervenire su questo mio modo di essere, penso, andrebbe contro il mio concetto di felicità. E forse questo è un male. O no?

Però dall'altra parte c'è chi sostiene che la sessualità non è "natura" ma cultura. E che gli aspetti ambientali determinano specifici comportamenti, nel bene e nel male. I detrattori dell'omosessualità - per lo più i froci repressi che frequentano chiese, sagrestie e sedi di partiti di un certo tipo - la buttano, ad esempio, esattamente sulla scelta. E ti dicono che il mondo va tutto da una parte: tu perché devi invertire coscientemente quest'ordine? Perché, in altre parole, fare una scelta sbagliata?

Il cuore di tutta la questione, secondo me, sta proprio in questo: capire che le scelte degli altri, anche se non condivisibili, devono essere rispettate. Purché non arrechino danni oggettivi alle vite di terzi, va da sé. Se una persona decide di esplorare un lato di sé che investe il suo modo di fare l'amore (o, più
semplicemente di scopare, ché qui non si è moralisti) non sta a nessuno giudicare tale scelta.
Cattolici inclusi. Perché ricordate, cari amici dal crocifisso facile, chi disse "non giudicare e non sarai giudicato"?

Per cui, che sia "natura" o che sia "cultura" - e mi scusino lor signori se sto sembrando una reclame del ministero del turismo - l'unico dato certo è uno e uno soltanto: vivi e lascia vivere. Nel massimo rispetto anche di ciò che non ci piace. Così, a mio giudizio, la società può divenire davvero migliore;: capire che il rispetto verso gli altri non è una facoltà accessoria, ma un dovere civico a cui nessuno può sottrarsi. Foss'anche il papa in persona.

P.S.: si ringraziano Chanel e Lady Sarah per gli spunti di riflessione e per i dubbi disseminati in questo tratto di cammino.

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