Il 18 ottobre, con la circolare n. 55 (protocollo 15100/397/0009861) del Ministero dell'Interno, Giuliano Amato ha invitato ufficialmente i prefetti della Repubblica e i sindaci dei Comuni di tutta Italia a non accettare assolutamente la trascrizione nel nostro Paese di matrimoni tra persone omosessuali celebrati all'estero (negli Stati in cui la legislazione consente questo tipo di unione civile). "La richiesta di trascrizione di un simile atto compiuto all'estero deve essere rifiutata perché in contrasto con l'ordine pubblico interno" recita la circolare.
La comunicazione elenca una serie di iniziative per contrastare il riconoscimento delle coppie gay sposate civilmente all'estero e invita il Ministero degli Esteri a modificare i contenuti della Convenzione di Vienna dell'8 settembre 1976. Tale convenzione prevede un modello plurilingue (formula B), utilizzato per la redazione dell'estratto dell'atto di matrimonio che, contratto in uno Stato, deve essere trascritto in un altro Stato. Tale modello non specifica il sesso degli sposi e, al contrario, parlando di sposo e sposa, potrebbe indurre a ritenere che i due contraenti il matrimonio civile siano sempre di sesso diverso, anche quando non è così. "Si richiama pertanto l'attenzione degli ufficiali di stato civile" scrive il ministro Amato "affinché al momento di trascrivere un matrimonio contratto all'estero da un cittadino, pongano particolare cura alla verifica che i due sposi siano di sesso diverso, eventualmente richiedendo direttamente al cittadino o al consolato che ha trasmesso la pratica, in caso di dubbio, un documento di identità dal quale si evinca inequivocabilmente il sesso degli interessati ".
"L'Italia è stata ripresa più volte, in sede europea, per le sue reiterate violazioni dei diritti delle minoranze. Riguardo alla tutela delle persone omosessuali, esistono risoluzioni del Parlamento Europeo che invitano tutti gli stati membri non solo a combattere la discriminazione omofobica , ma anche a parificare coppie di fatto e matrimoni e ad aprire matrimonio e adozioni alle coppie gay e lesbiche. Risoluzioni che da noi sono ancora lettera morta. Ma in Italia, in tema di diritti gay, sembra che non vi siano limiti in tema di repressione, se un Ministro della Repubblica decide di violare apertamente il principio di non discriminazione nei confronti dei cittadini italiani omosessuali , che dovrebbero avere pari dignità e pari diritti rispetto a qualsiasi altro cittadino," dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini e Matteo Pegoraro.
"E' un atteggiamento grave e irresponsabile, che ignora le legittime istanze di milioni di cittadini (le ricerche statistiche stimano le persone omosessuali fra l'8 e il 10 % della popolazione) e mette in luce quanto l'omofobia sia diffusa all'interno della nostra classe politica e particolarmente del nostro Governo ". La circolare n. 55, oltre che minare la nostra convivenza civile, si pone in contrasto con alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento quali il principio di eguaglianza e di non discriminazione, di promozione della persona e di tutela dei suoi diritti fondamentali in tutte le formazioni sociali in cui svolge la sua personalità (articoli 2 e 3 della Costituzione). "Siccome le norme vigenti in Italia non prevedono che il matrimonio debba essere necessariamente contratto tra persone di sesso diverso (non prevedono in altre parole un divieto espresso delle unioni omosessuali ), non applicare le norme dell'istituto matrimoniale a una coppia omosessuale genera un contrasto con il principio fondamentale del nostro sistema di diritto privato, ossia il rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali (tra cui rientra senz'altro il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia)" spiega Matteo Pegoraro di EveryOne, che con il suo compagno Francesco Piomboni nel marzo scorso ha richiesto, per la prima volta in Italia, le pubblicazioni di matrimonio civile al Comune di Firenze e, dopo essersele viste negare, ha presentato ricorso alla Volontaria Giurisdizione del Tribunale toscano.
"Tutto ciò viola palesemente il principio di non discriminazione " continua Pegoraro "e genera soprattutto una violazione del principio di libertà e di autodeterminazione che caratterizza tutti gli stati democratici occidentali. Tale principio" conclude "è iscritto nell' articolo 13 della nostra Costituzione, e chiarifica che lo Stato, né attraverso il potere legislativo, né attraverso il potere giudiziario, né a maggior ragione attraverso il potere esecutivo può intromettersi nelle scelte di vita dei cittadini ". Intanto i Radicali Italiani hanno presentato ieri mattina un'interrogazione parlamentare urgente a risposta scritta ai Ministri dell'Interno, della Giustizia e delle Pari Opportunità , richiedendo l'immediato ritiro di tale circolare. "La circolare 55 è l'ennesimo atto delle istituzioni italiane in violazione dei diritti gay," commenta Roberto Malini di EveryOne, scrittore e storico dell'Olocausto, "si tratta di un pregiudizio istituzionale che ha radici sempre più profonde e che contribuisce ad alimentare l'emarginazione e l'intolleranza nel nostro Paese, rendendo di fatto i gay cittadini di serie B, soggetti a leggi che non offrono alcun riconoscimento a unioni fra esseri umani – che in realtà sono caratterizzate da profondi valori affettivi, spirituali e sociali – e non garantiscono la minima tutela giuridica a vincoli di amore, onore e soccorso reciproco che hanno pari dignità rispetto quelli eterosessuali. Si può affermare, ormai, che il pregiudizio omofobico abbia creato un abisso fra i diritti delle persone gay e quelli degli eterosessuali, una disparità che ricorda i periodi storici che precedettero le più gravi persecuzioni razziali . Che cosa dobbiamo aspettarci, di questo passo?
Cartelli fuori dagli esercizi pubblici con la scritta “Cani e gay non graditi”? La reintroduzione di triangoli rosa da cucire sui nostri abiti? Davvero un esempio edificante, questa cultura omofobica, per i giovani, che dovrebbero essere educati ai valori del rispetto reciproco, della solidarietà, dell'onestà dei sentimenti, della tolleranza!". Il Gruppo EveryOne e secondoprotocollo.org si associano ai Radicali Italiani e chiedono l'immediato ritiro della circolare, che, come hanno sottolineato Rita Bernardini (Segretaria di Radicali Italiani) e Sergio Rovasio (membro della Direzione della Rosa nel Pugno) è in evidente contrasto con le risoluzioni comunitarie contro l'omofobia del 18 gennaio 2006 e del 26 aprile 2007 . Nel frattempo, il Gruppo EveryOne inizia a promuovere una campagna internazionale di protesta contro la circolare 55 – simbolo della nuova omofobia, diramata del ministro Amato – e chiederà l'intervento del Consiglio Europeo e del presidente del Parlamento Europeo Hans Gert Poettering.
"Confidiamo nelle Istituzioni europee, più civili e meno omofobe di quelle italiane. Chiediamo inoltre," concludono i leader di EveryOne, "che il ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini, oggi impegnata a Firenze nella chiusura della seconda e ultima giornata di 'Ready', presso il festival della creatività, organizzata dalla Regione Toscana in occasione dell' anno europeo per le pari opportunità, esprima oggi stesso una chiara e immediata posizione al riguardo". Secondo il Gruppo EveryOne, "E' auspicabile che la ministra Pollastrini trovi il coraggio di stigmatizzare la circolare 55 e il pregiudizio che essa rappresenta, dissociandosi da un'iniziativa omofoba e mostrando ancora una volta sensibilità e attenzione verso i diritti della comunità glbt".
Per il Gruppo EveryOne: Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Arsham Parsi, Christos Papaioannou.
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