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mercoledì 12 dicembre 2007

Grido d’allarme da Bali: salviamo le foreste, salviamo il mondo.

http://www.flickr.com/photos/nbabaian/306392243/in/photostream/
(Panorama) Perfino i pinguini al Polo Sud perdono la strada a causa dell’innalzamento delle temperature (più 2,5 °C in 50 anni), provocato dall’effetto serra. E’ quanto emerge dal rapporto, del Wwf, presentato durante la tredicesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Le emissioni dannose, però, potrebbero essere efficacemente assorbite dalle foreste: peccato che continuiamo a eliminarle a ritmi vertiginosi. Ora è giunto il momento dell’inversione di tendenza per la deforestazione selvaggia che affligge molte aree del mondo. La speranza è alimentata da uno studio (file pdf) realizzato dal Centro per la ricerca forestale internazionale (con sede centrale in Indonesia e uffici in Africa e America del Sud), e presentato a Bali. Esso riassume i risultati di più di un decennio di approfondite analisi delle cause politiche ed economiche all’origine della deforestazione su scala globale, sostenendo che esiste la possibilità di ridurre le emissioni di anidride carbonica attraverso incentivi finanziari che contrastino quelle cause, se i governi comprendono che esse sono troppo varie e articolate per essere affrontate in modo univoco in ambito politico. L’Indonesia, per esempio, vede sparire 1,9 milioni di ettari di foreste all’anno per l’incremento della domanda cinese di polpa di legno e di quella mondiale di olio di palma; per soddisfarle, viene ritagliato lo spazio necessario alle piantagioni adatte incendiando le torbiere (file pdf) e distruggendo le foreste pluviali, che vuol dire riversare nell’atmosfera 1,8 miliardi di tonnellate all’anno di gas serra. Diverse sono le dinamiche della deforestazione in altre parti del mondo; dal Sud America, dove il gran consumo di carne spinge a eliminare ogni anno 4,3 milioni di ettari per far posto ai terreni da pascolo, all’Africa subsahariana, dove la produzione di carbone e legna da ardere manda in fumo 4 milioni di ettari di foreste all’anno. Il rimedio sembra essere nel multimiliardario mercato globale delle quote di emissioni di anidride carbonica, che potrebbe considerare un buon investimento gli incentivi alle comunità locali per far loro preservare le foreste, anziché distruggerle. A condizione che gli stessi incentivi siano sufficienti ad opporsi alle logiche economiche nazionali che guidano la deforestazione, fornendo un’adeguata ricompensa per il servizio reso all’ambiente. E forse, si lascia intendere, alla possibilità di continuare a inquinare da parte dei Paesi più industrializzati, in grado di comprare così fuori dai loro confini la “ripulitura” dell’aria.

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