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mercoledì 12 dicembre 2007

Omofobia, la "potente lobby radicale" replica a Volontè: in che mondo vive?

Dichiarazione di Rita Bernardini.
Ma in che mondo vive l’onorevole Volontè? Affermare che né in Italia, né altrove esista l’omofobia equivale a comportarsi come quei fondamentalisti islamici che negano la Shoah: negare l’esistenza dell’omofobia vuol dire negare l’evidenza. Episodi di discriminazione nei riguardi degli omosessuali, infatti, sono all’ordine del giorno e il nostro paese non solo non è immune da questo fenomeno ma, al contrario, si rivela giorno dopo giorno come uno dei più afflitti dal pregiudizio omofobico, riscontrabile persino in molti atteggiamenti della nostra classe politica.

E’ proprio tra i politici alla Volontè che l’omofobia attecchisce meglio, rendendoli incapaci di prendere atto di come la società cambia e si evolve, di ciò che viene comunemente riconosciuto e accettato. In nessun un luogo come in Italia la politica arranca nel tentativo impacciato di colmare la distanza da una società già matura e consapevole. Lo dimostrano la difficoltà che s’incontra ad affrontare il tema delle unioni civili e l’ostruzionismo ideologico dei fondamentalisti cattolici, che tuttora impedisce l’approvazione di una legge che riconosca alle coppie di fatto i diritti più elementari.

Volontè, inoltre, denuncia l’esistenza di una “lobby radicale” che opererebbe tra Roma e Bruxelles allo scopo di “stravolgere princìpi e fondamenti dell’ordinamento italiano”. La lobby radicale di cui parla Volontè sarebbe quella, che servendosi dei regolari strumenti di controllo previsti dal Parlamento Europeo (come quello dell’interrogazione), ha consentito a Marco Cappato di chiedere conto alla Commissione del recepimento – o mancato tale – di una direttiva europea contro le discriminazioni per orientamento sessuale da parte degli stati membri, entro i termini previsti?

Bisogna ammettere che è davvero bizzarro sentire illazioni di questo genere da chi risponde pedissequamente alle direttive del Vaticano: l’unica vera lobby che, incurante della laicità dello Stato, insidia l’autonomia di coloro che dovrebbero legiferare in rappresentanza di tutti i cittadini, senza discriminazioni dovute al sesso, alla razza, alla religione, eccetera, come recita l’articolo 3 della Costituzione italiana

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