Parla il dirigente Rai. Colloquio con Giovanni Minoli.
(Emiliano Fittipaldi - L'Espresso) Il tapiro di 'Striscia la Notizia' troneggia sulla libreria del salotto. Giovanni Minoli lo guarda, sorride e scuote la testa. "Antonio Ricci me l'ha dato nel 2004. Ero, lo ammetto, abbastanza attapirato. Flavio Cattaneo e Antonio Marano, al tempo direttore generale e di rete, avevano deciso di rilanciare 'Mixer' su RaiDue. A Bruno Vespa l'idea non piaceva, e con due telefonate l'ha fatta cancellare dal palinsesto. Lui ha più potere dei dirigenti, non so se mi spiego. A parte questo, non ricordo altre pressioni. Rai Educational non è certo al centro degli interessi politici".
Intercettazioni Rai-Mediaset: Minoli è tra gli scandalizzati o tra chi sostiene che è tutta una montatura?
"Mi sono molto dispiaciuto per l'azienda e la sua credibilità, ma non sono affatto stupito. Da ben 14 anni viviamo polemiche e contrasti nati all'ombra del conflitto di interessi di Silvio Berlusconi. L'incesto tra Rai e Mediaset è la conseguenza di un problema mai risolto. Scandali e scandaletti si manifestano ciclicamente, in modo più clamoroso o sottotraccia a seconda delle fortune politiche del Cavaliere".
Il centrosinistra ora vuole accelerare il percorso della Gentiloni.
"Bene, ma non facciamo gli ipocriti. Ds e Margherita hanno spesso urlato e costruito barricate all'opposizione, facendo finta di nulla una volta guadagnato il governo. A seconda degli interessi del momento. Gira e rigira, la famigerata legge Gasparri è ancora lì. Bisogna buttarla via subito e riscriverla daccapo".
È così brutta?
"Con le nuove norme la politica si è assunta, molto più che in passato, la responsabilità diretta dell'azienda. Ha provato a giocare in prima persona. Il risultato è catastrofico: il servizio pubblico è allo sbando, il direttore generale ha un margine di governance ridotto al minimo. Non può firmare contratti superiori a 2,5 milioni e non può scegliere le prime linee dei collaboratori. Senza dimenticare che, con l'acquisto della Endemol, c'è un controllo diretto di Mediaset su una parte della Rai. Una cosa enorme, che è passata quasi in sordina".
Qualcuno parlò di una privatizzazione strisciante.
"Esatto. La Endemol ha i programmi più redditizi delle nostre reti. 'La prova del cuoco', 'Affari tuoi', 'Il treno dei desideri', 'Che tempo che fa', fiction di successo. Prodotti che fruttano circa il 40 per cento del fatturato della Sipra, la concessionaria di pubblicità. In pratica Mediaset tramite Endemol crea un quarto del giro d'affari della Rai, e potrebbe - a seconda dei contratti stipulati - persino mettere becco sui palinsesti. Vi rendete conto? La Rai di fronte a un cancro simile dovrebbe smarcarsi, tornare a pensare e realizzare programmi in totale autonomia. Risparmierebbe miliardi ed eviterebbe il paradosso di dipendere dalla concorrenza. Invece, in attesa del nuovo piano editoriale, c'è stasi assoluta".
Parafrasando Celentano, la situazione non è buona.
"Le do due cifre. Negli ultimi dieci anni la Rai ha perso quasi 12 punti di share. Il deficit tendenziale viaggia verso i 500 milioni di euro. Anche il Biscione è in crisi, ma ha reagito al dilagare di Sky acquistando la Endemol. Bella mossa. Noi non abbiamo messo in campo alcun progetto per recuperare competitività. Per non fare la fine dell'Alitalia, dobbiamo muoverci come la Fiat. Serve un Marchionne che rimetta il prodotto al centro dell'azienda. Bisogna ridurre i burocrati e assumere più autori. Si è iniziato, ma non basta. Puntiamo anche noi sull''effetto 500'".
Ossia?
"Marchionne ha preso dalla cineteca del Lingotto una vecchia auto, le ha fatto il restyling e vinto in Italia e in Europa. Lo sa quante '500' ci sono nella cineteca Rai? Centinaia. Prenda la 'Prova del cuoco' della Clerici. Ci sono almeno sette format quasi identici nascosti in soffitta. Compriamo trasmissioni già nostre. Il problema è che oggi i creativi sono pochi, si contano su una mano. I 'grandi manager per caso', alla Pier Luigi Celli, li hanno sistematicamente emarginati. Lui stesso lo ha ammesso in un'intervista. È pazzesco, hanno cancellato il core business dell'azienda. La politica ha grandi responsabilità".
Le lottizzazioni c'erano anche con la Dc, comunisti e socialisti...
"Vero. Ma applicare l'attuale sistema bipolare alla Rai è impossibile. Il conflitto d'interessi è un 'monstrum'. L'azienda nasce proporzionale, la concorrenza tra i partiti faceva sì che le reti di riferimento gareggiassero in qualità, tutti i santi giorni. Alla Rai c'era il meglio, non scordiamolo. Oggi siamo alla fine della corsa: o si reagisce o si rischia davvero di morire".
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