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mercoledì 12 dicembre 2007

Contro il dolore a colpi di fumetti.

[i](Credits: [url=http://www.flickr.com/photos/jurek_durczak/140957224/]jurek d.[/url] by Flickr)[/i]

(Panorama) Helsinki chiama, New York risponde. Ma stavolta il grido di dolore che rimbalza da una metropoli all’altra del pianeta si trasforma in un’ironica ribellione alla malattia, sia essa cancro o artrite terminale con mutilazione dei piedi. Contro la sofferenza in generale quest’anno si è schierato, per strane geometrie che solo la sorte sa intrecciare, un vero esercito di agguerrite e talentuosissime illustratrici che non hanno seguito una moda editoriale ma risposto alla malattia che le ha colpite in prima persona con l’unica arma che sanno destreggiare con leggerezza: la matita. E così ecco negli Usa il bellissimo e coraggiosissimo Cancer Vixen di Marisa Acocella Marchetto pubblicato anche in Italia da Salani, un graphic memoir in cui la Marchetto, una star del fumetto per giornali culto come The New York Times e The New Yorker, racconta dal di dentro luci e ombre del suo calvario. Grazie alla sua poesia una volta rotto il tabù, il cancro assume forme ironiche e leggere e il sorriso diventa l’unico modo per schiacciarlo. La vita ha premiato il coraggio della Marchetto. Il St. Vincent’s Manhattan Hospital ha voluto realizzare un’edizione da distribuire a tutte le pazienti dell’ospedale colpite da cancro al seno.

La ragazza senza piedi della finlandese Kaisa Leka, pubblicato dalla Coniglio editore è invece la cronaca a suon di vignette di un’odissea che molti farebbero fatica ad accettare. Quella di un’artrite talmente complicata da richiedere come soluzione finale quella dell’amputazione dei piedi. Ma la storia scorre via leggera, forte nei suoi contenuti e nei valori che tira fuori, dalla paura dell’operazione al dolore fisico, alla fatica del recupero, al trauma delle protesi. La matita di Kaisa Leka riesce a dire quello che le parole fanno fatica a formulare. Un modo di guarire anche questo e soprattutto di testimoniare al mondo che la malattia può essere una forma di arricchimento.
Non sempre il lieto fine è assicurato, nella vita si intende non nei libri. Ma alla fine resta in eredità il coraggio e il talento per esprimerlo. È il caso dell’americana Miriam Engelberg. Con i suoi fumetti in Il cancro mi ha reso più frivola, pubblicato da Tea si è avvicinata alla morte con serenità e perspicacia. Miriam non ce l’ha fatta. Ma quelle tavole ancora parlano per lei.

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