Nuova legge regionale. Linea dura già in vigore. E divieto di somministrare alcolici dopo le 2. Kebab, locali pubblici e circoli privati con forti limitazioni. Divieti anche per i paninari, si salvano solo gli autogrill .
(Felice Paduano - L'Espresso) Finisce un’epoca. Mai più discoteche aperte sino all’alba, specialmente d’estate. Stop definitivo alle abitudini di tanti giovani che fanno le ore piccole nei circoli privati, dove si può ascoltare musica e, magari, mangiare un boccone. Niente più possibilità di fermarsi, in auto, davanti a un chiosco di un paninaro, dove poter consumare un hot-dog caldo. La nuova legge regionale numero 29, entrata in vigore il 10 ottobre 2007, già recepita anche dal Comune di Padova, stabilisce che tutti i locali pubblici (in provincia di Padova 2600) non possono restare aperti oltre le 3 di notte.
Il nuovo orario di apertura è differenziato all’interno delle tipologie dei locali. Quelli che possono tenere aperto sino alle 3 sono solo le discoteche e i locali da ballo, compresi i night e le sale adibite a lap-dance. Questi possono aprire dalle 15 alle 3 con l’obbligo, poi, di non somministrare sostanze alcoliche dopo le 2. Anche i circoli privati, dove si fa intrattenimento oppure si mangia, sono soggetti alle stesse limitazioni. Il nuovo orario è ancora più penalizzante per i paninari e i kebab, oggi aperti sino alle 5. Per questi esercizi ambulanti, catalogati come attività artigianali, la chiusura scatta alle 2. Al limite, i paninari possono riaprire i rispettivi «baracchini» dalle 5 in poi.
Dalla Caporetto dei locali pubblici veneti si salvano solo gli autogrill che si trovano all’interno delle aree di servizio delle autostrade. I bar e i supermercati notturni di questa categoria possono e devono rispettare gli orari di apertura della pompa di benzina dell’impianto. Insomma i padovani, se vogliono bere un caffè o mettere sotto i denti un panino al prosciutto dopo le 3 di notte, devono andare per forza in autostrada.
Pesantissime le multe per chi non rispetta le regole: da 258 a 1550 euro, con possibilità di arrivare al quadruplicamento della sanzione e alla sospensione dell’esercizio da un mese ad un anno.
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