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martedì 23 ottobre 2007

Roma Film Festival: parte il "Toto vincitore".

(Spetteguless) Arrivati al giro di boa, all’Auditorium di Roma si cominciano a fare i primissimi nomi per il vincitore finale della Festa del Cinema!

8 film sui 13 in concorso sono stati già proiettati, all’appello mancano solamente Reservation Road, Li Chun, L’uomo privato, Juno ed El Pasado.
Tra gli 8 visti sono in 3 ad aver ricevuto le critiche migliori: Mongol, Fugitive Pieces e lo spagnolo Caótica Ana.
Ieri sera uno dei candidati, Barcelona Un Mapa (nelle foto), ha decisamente deluso le attese…
Diretto dal trasgressivo e irriverente regista spagnolo Ventura Pons, la pellicola è tratta da un’opera teatrale di Lluisa Cunillè, particolare non indifferente, visto che la trasposizione cinematografica è praticamente identica a quella che sarà stata la rappresentazione teatrale, visto che abbiamo 90 minuti di dialoghi in 3 stanze!
Sei personaggi, stereotipati fino all’inverosimile, all’interno di un vecchio appartamento nel centro di Barcellona.
Si tratta di una coppia di anziani, proprietari dell’appartamento, il fratello di lei e tre affittuari, costretti ad andar via per volontà dell’anziano proprietario, ex portiere dell’Opera, interessato a morire in solitudine all’interno della propria casa.
Tutto il film si svolge all’interno di questa casa, con il vecchio Ramòn, amante del travestitismo, occupato a convincere i 3 inquilini ad andar via, con lunghissimi ed estenuanti dialoghi.
Incomprensibili e assolutamente inutili alla storia stessa, tranne qualcuno, i flashback, girati con la camera digitale e una sgranatissima fotografia, giusto per differenziarsi sempre più dagli interni e dal “presente” raccontato, che ogni tanto si fanno strada nella mente dei protagonisti.
Decisamente forzato e fastidioso il taglio trasgressivo volutamente dato alla storia stessa, tra omosessualità, incesto, pedofilia e travestitismo, con scene spesso fuori luogo e assolutamente evitabili.
Nel calderone Pons ci mette tutto, toccando tutti i temi con leggerezza e superficialità.
Solo nel finale la pellicola si riprende leggermente, grazie ad un taglio cinico ed ironico.
Forzatamente bergmaniano, l’impresa è rimanere svegli e attenti per tutta la durata del film, che finisce in maniera decisamente indecifrabile, con un taglio storico franchista obiettivamente incomprensibile…
Gli unici a salvarsi sono i due protagonisti, l’immensa Nuria Espert e Josep Maria Pou, incredibilmente espressivi.
Peccato che ci si attendesse decisamente di più…
E ora godiamoci la Notte ArgentoSuspiria+Inferno+Terza Madre speriamo solo che il terzo capitolo delle madri non sia un obrobrio, giudizio che già inizia a circolare in sala stampa tra i fortunati che hanno avuto la fortuna di vederlo in anteprima…
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Leoni per Agnelli alla Festa del cinema di Roma!
E alla fine il film più brutto (si, qui lo dico e qui lo confermo, è proprio un film brutto!) e fastidioso della Festa è arrivato, assolutamente inaspettatamente, con Leoni per Agnelli!
Dopo 7 anni di pausa Robert Redford torna dietro la macchina da presa, dirigendo se stesso e due stelle di primissima grandezza come Tom Cruise e Meryl Streep, riuscendo comunque nell’impresa di realizzare un patriottico polpettone politico al limite della sopportazione.
In un’unica giornata tre storie si intrecciano tra di loro, tra Washington, l’Afghanistan e un college americano.

Abbiamo un’importante ed affermata giornalista chiamata direttamente nell’ufficio di un ambizioso e potente politico, pronto a dare lei in esclusiva una notiza bomba su un nuovo piano d’attacco americano in Afghanistan.
Proprio qui, nelle terre battute da 6 anni palmo per palmo in cerca di Bin Laden, due coraggiosi soldati, un messicano e un nero, ex studenti modello, inviati in una missione speciale, vengono duramente feriti.
Storie che si ricollegano ad un giovane studente scanzonato, voglioso di godersi i propri 20 anni, in procinto di comprendere il vero valore della libertà, dell’impegno e dell’importanza delle proprie convinzioni, grazie ad uno stanco ma ancora idealista professore universitario
L’errore di fondo di Redford nel realizzare questa pellicola è tutto da rintracciare nella superficialità, nella pressopochezza, nella banalità, nella presunzione con cui tratta certi temi, di strettissima attualità.
Redford voleva fare un film sui media, sulla facilità con cui vengono pilotati ed indirizzati dai potenti della terra, sull’istruzione, sulla politica e sulla gioventù americana, intrecciando tutti i temi attraverso una storia apparentemente drammatica, capace magari di far riflettere lo spettatore.
Peccato che tutte queste buonissime intenzioni sono andate a naufragare in 90 minuti di film!
L’80% di tutta la pellicola si svolge in due stanze: in una abbiamo Meryl Streep e Tom Cruise, che parlano per circa 70 minuti, mentre nell’altra abbiamo Robert Redford ed il suo odioso spocchioso macchiettistico studente universitario.
A queste due stanze aggiungeteci una mezza collinetta innevata, un paio di scene al computer di un elicottero in volo, una tenda dove infilare i soliti sergenti coadiuvati dalle solite mappe strategiche, e avrete Lions for Lambs!
Il fastidio nasce tutto dalla retorica e dal qualunquismo con cui vengono messi in scena “l’etica giornalistica”, la propaganda bellica e il mondo giovanile.

Redford vuol sottolineare e far presente come anche i media, anche i Democratici quel famoso 12 settembre del 2001 fossero favorevoli alla guerra contro l’Iraq, come tutti sostenessero gli Usa e il proprio presidente, G.W.Bush, oggi sbertucciato e messo alla berlina dalla stampa di tutto il mondo.
La colpa di quella guerra fallimentare, dopo 6 anni ancora in piedi, sarebbe da spartire in parti uguali.
Le domande che il film vorrebbe porre sono semplicemente 2, e sono tutte rivolte allo spettatore, a cui chiede “cosa fareste voi? Come vi sentireste?” cercando di coinvolgerlo direttamente, attivamente, in quello che è il futuro della propria nazione.
Peccato che grazie ad un solo personaggio, l’odioso viscido politico interpretato da Tom Cruise, che sembra stia facendo uno spot di un’ora su un dentifricio più che un film, il tutto si trasformi in uno spottone propagandistico repubblicano pro guerra, finendo per spiazzare lo spettatore meno attento e più insicuro, decisamente sviato da un film diretto da un personaggio storicamente democratico come Redford, che come principale intento ha invece proprio quello di sottolineare come gli ideali di democrazia e libertà di parola nel proprio amato paese ormai siano costantemente calpestati…
L’unica a salvarsi da un vero e proprio disastro è come sempre Meryl Streep, fantastica come al solito, costretta purtroppo da una sceneggiatura semplicemente folle a dover “subire” un finale talmente patriottico da far sembrare The Patriot e Spiderman film di propaganda “comunista”!
Mettere nel calderone in appena 90 minuti il centenario braccio di ferro tra la libertà dei mass media contro il potere politico, il mondo giovanile di oggi, ormai privo d’ideali e sicurezza sulle proprie qualità, contro quello idealista e combattivo del passato, e una storica amicizia tra due soldati, messa a dura prova dalla lotta per la sopravvivenza, è stato decisamente troppo…

L’unico ingrediente mancante è l’inno americano… magari ce lo ritroveremo nella versione Director’s Cut in dvd, chi lo sa!
Davvero pessimo… Robert ripijate!


Voto:4

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