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martedì 23 ottobre 2007

Disturbi dell'identità di genere, conversazione con Angela Candela.

(Maurizio Mottola - Agenzia Radicale) Venerdì 19 ottobre 2007 si è svolto a Napoli all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il corso di formazione "I Transessualismi: narrazioni a più voci", promosso dall'Azienda Sanitaria Locale (ASL) Napoli 1 e dall'Università degli Studi di Napoli Federico II: alla psicologa Angela Candela, della segreteria scientifica, abbiamo posto alcune domande.
Prima di tutto perché "i transessualismi"? Perché, come in qualunque espressione psicopatologica, il ventaglio della sofferenza si apre su un continuum di gravità, qualitativa e quantitativa, dinamicamente oscillabile secondo il singolo caso clinico: non si può accorpare la problematica transessuale sotto l'egida di una diagnostica rigida ed univoca; ciascuna persona transessuale ha la sua storia clinica ed esprime, nella sua unicità, la sua interpretazione del sentirsi straniero nel corpo biologico con cui è nato.

Lei dirige presso il Distretto 44 dell'ASL Napoli 1 l'Ambulatorio dedicato ai disturbi dell'identità di genere, che fornisce all'utenza transessuale un servizio di psicodiagnosi e psicoterapia a livello sovradistrettuale e rappresenta un progetto pilota di sanità territoriale -unico nell'Italia Meridionale- ed in rete con l'Istituzione Universitaria. Ce ne vuol parlare ? L'Ambulatorio dedicato alle sofferte identità di genere, da me diretto, è sovradistrettuale, accogliendo, in psicodiagnosi e psicoterapia, tutte le persone transessuali che ne fanno richiesta, prima, durante o dopo la riassegnazione medico-chirurgica di sesso. Naturalmente, essendo psicoterapeuta di formazione psicoanalitica e membro associato della Società Italiana Psicoterapia Psicoanalitica (SIPP), sollecito, sempre e comunque, le persone transessuali ad avviare almeno un percorso di accompagnamento psicologico (se non di psicoterapia), per qualunque scelta di vita intendano intraprendere. La mia attività è in stretto confronto teorico-clinico con l'Unità di Psicologia Clinica e Psicoanalisi Applicata, diretta da Paolo Valerio e con il Dottorato di Ricerca in Studi di Genere, coordinato da Adele Nunziante Cesaro, entrambi docenti presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II".

Nel contesto nel quale viviamo quali sono i fattori culturali e relazionali od altri che incidono maggiormente sui disturbi dell'identità di genere e quali strumenti di intervento si hanno a disposizione ? Le sofferenze psicologiche, più o meno gravi, connesse all'identità di genere esistono da sempre, non possono essere considerate neopatologie. Sono nuove soltanto le tecniche medico-chirurgiche che colludono pericolosamente, insieme alla connivenza legale, con l'aspettativa magica di rinascere in un corpo di genere diverso da quello di nascita. Ritengo che le problematiche da sofferta identità di genere abbiano innanzi tutto un'origine intrapsichica, caratterizzata da un deficit di organizzatori psichici interni, consequenziale ad un deficit di rispecchiamento per un holding genitoriale non sufficientemente buono. Il principale obiettivo psicoterapeutico è rappresentato dall'agevolare il riconoscimento e l'accettazione non giudicante dei problemi di identità di genere, nella persona che ne soffre e nel suo ambiente familiare e sociale. Tali obiettivi possono essere ottenuti attraverso interventi psicodiagnostici e psicoterapeutici precoci, anche in età evolutiva, con interventi personalizzati per ciascun singolo problema. Anche gli interventi educazionali nelle scuole, su alunni ed insegnanti, possono rivelarsi utili per promuovere culturalmente nella società l'accettazione non giudicante per qualunque forma di sviluppo atipico dell'identità di genere.

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