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venerdì 26 ottobre 2007

Trieste: Il Festival latino americano ritorna con duecento film al Teatro Miela.

Dal 3 all’11 novembre a Trieste la ventiduesima edizione.

(Fulvio Toffoli - Il Piccolo) «Non è facile portare avanti un'iniziativa come la nostra a Trieste, che ha sì istituzioni scientifiche e culturali di assoluto livello internazionale, ma anche molti problemi strutturali, e che talvolta sembra non accorgersi che il muro di Berlino non esiste più». Con questa battuta in chiusura di presentazione, ieri a Roma (oggi a Trieste), del XXII Festival del Cinema Latino Americano, che si terrà al Teatro Miela dal 3 all'11 novembre, il direttore Rodrigo Diaz lascia intendere che non sempre i rapporti con le istituzioni cittadine sono stati semplici. Eppure, anche questa volta il miracolo si è compiuto e la più vasta rassegna europea sulla produzione cinematografica, video e televisiva del continente latino è pronta al via. Circa 200 titoli in programma, repliche della manifestazione a Milano e Roma, accordi con l'Istituto Cervantes per portarla a Madrid e altre città spagnole, nonché a Lubiana e Zagabria.
«Un cartellone che è un riflesso della ricchezza di temi e di generi cinematografici di tutto il subcontinente latinoamericano - osserva ancora Diaz, - e che non ha relazione alcuna col limitato ammontare dei finanziamenti che riceviamo». Ma, si sa, non siamo negli anni ’70, e l'America Latina non va più tanto di moda neanche nei festival, dove a stento riesce a piazzare qualche titolo. Eppure è una realtà estremamente viva e interessante, in continuo cambiamento, e non è possibile ignorare la tradizione e il peso che nello scacchiere mondiale hanno Paesi come Brasile, Messico e Argentina.
L'attenzione del festival non è rivolta solo a questi Stati, ma va anche e soprattutto a quelli più piccoli, che producono meno cinema, come Uruguay, Haiti, Colombia, Cuba e Cile, presenti tra i 14 titoli del concorso.
Tra le retrospettive e gli omaggi del 22.mo Festival del Cinema Latino Americano, spicca l'omaggio a Gabriel Garcia Marquez, in occasione del 40.mo anniversario della pubblicazione della prima edizione di «Cent'anni di solitudine» e a 25 anni dal Nobel. Un omaggio che acquista particolare significato tenendo conto dell'interesse che lo scrittore colombiano ha sempre avuto per il cinema. Tra la quarantina di film della rassegna dedicata a Marquez, che comprende trasposizioni di opere letterarie e sceneggiature, troviamo le due opere del grande regista messicano Arturo Ripstein, «Tiempo de morir» del 1966, e la più recente (1999) «El coronel no tiene quien le escriba», e i classici «Presagio» di Luis Alcoriza e «El gallo de oro» di Roberto Gavaldon.
A presiedere la giuria ufficiale del festival, che comprende anche l'italiano Gian Vittorio Baldi (regista e produttore, tra gli altri di Bresson, Godard e Pasolini), troviamo un personaggio storico del nuovo cinema latino americano degli anni ’60: il cileno Miguel Littin, al quale è dedicata una retrospettiva comprendente opere notissime come «Actas de Marusia», «La tierra prometida» e «Compañero Presidente», e che riceverà il Premio Salvador Allende. Nella sezione Informativa, da segnalare «Nzinga» di Octavio Bezerra, sulla presenza in Brasile della cultura africana, e «Tiro libre» di Marcelo Pina, documentario di coproduzione Cile-Usa-Egitto-Kuwait che descrive il dramma del popolo palestinese attraverso le traversie politico-sportive della sua nazionale di calcio.
Il Festival, come ogni anno, presta grande attenzione alle comunità che con la loro presenza e integrazione hanno arricchito culturalmente il continente. Nella sezione dedicata agli emigrati italiani, c'è un omaggio al pioniere del cinema d'animazione Quirino Cristiani (suo il primo lungometraggio animato della storia del cinema, «El Apostol» del 1917).
Da non dimenticare infine la rassegna dedicata al brasiliano Joaquim Pedro de Andrade e l'omaggio, nel centenario della nascita, a Gabriel Figueroa, direttore della fotografia di Buñuel, Ford, Gavaldon, e dell'«indio» Fernandez.

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